Di fronte all’emergenza climatica e ambientale a cui l’umanità sta assistendo in questa epoca il cinema è in grado di immaginare prospettive alternative con una visione diversa, meno apocalittica, più inclusiva e spesso creativa come solo la natura stessa sa essere. Thomas Cailley lo ha fatto in The Animal Kingdom, proiettato in anteprima italiana al Cartoons on the Bay oggi al Cinema Massimo alle 20:30 e in tutti i cinema dal 13 giugno con I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection.
“Invece che immaginare un film sulle conseguenze apocalittiche generate dalla nostra cattiva gestione del pianeta, ho pensato quali potrebbero essere le nostre reazioni il giorno in cui la natura decidesse di rispondere al modo con cui noi la trattiamo e si producesse una sorta di anomalia, una mutazione che dia origine ad un mondo più ricco e diverso. Mi sono chiesto: noi a quel punto cosa faremmo?“, ha spiegato il regista e sceneggiatore Cailley a Ciak.
The Animal Kingdom, la trama
The Animal Kigdom è la storia di Émile, un ragazzo di 16 anni come tanti, che cerca di vivere una vita normale mentre intorno a lui e ai suoi simili avvengono misteriose mutazioni che trasformano gli esseri umani in ibridi animali. Il giovane e promettente Paul Kircher, già interprete al fianco di Juliette Binoche in Winter Boy – Le Lycéen (2022), è Émile, mentre Romain Duris (Tutti i battiti del mio cuore, 2005) è suo padre, un uomo combattuto tra l’amore verso la moglie, ormai irrimediabilmente vittima della mutazione, e il desiderio di proteggere suo figlio dagli imminenti e minacciosi cambiamenti. Con loro anche Adèle Exarchopoulos nei panni della poliziotta di una comunità che combatte per contrastare con ogni mezzo, sanitario e militare, gli effetti provocati dal virus sconosciuto.
Thomas Cailley
Cailley e la sua troupe hanno lavorato per molto tempo alla cura della trasformazione dei personaggi da esseri umani in animali, “volevamo che queste mutazioni fossero più possibile realistiche“. “Nel film si dichiara in modo preciso che ci vogliono circa 2 anni per la trasformazione del corpo da umano in animale ed è il motivo per cui questa mutazione viene osservata con una prossimità precisa alla pelle, al volto e al fisico. Siamo incollati ai corpi degli attori e li vediamo cambiare“.
Ma Cailley sottolinea anche di non aver voluto utilizzare né il green screen né la tecnica del motion capture, per una ragione precisa: “Ci siamo resi conto fin dall’inizio che lo sguardo aveva un ruolo principale nel film: guardare negli occhi una persona è forse l’unico vero deterrente all’istinto omicida. Per questo siamo ricorsi ad effetti visivi, protesi e al contributo della CGI in post-produzione, ma abbiamo lasciato assolutamente intatto lo sguardo umano delle nuove creature. Dietro ad ognuna di esse c’è sempre il corpo di un attore“.
Gli stessi interpreti hanno lavorato in prima persona sulle mutazioni del proprio personaggio per adattare i movimenti e persino la voce alle trasformazioni che via via avrebbero subito.
The Animal Kingdom getta lo sguardo verso una nuova forma di integrazione. “In questo film ci sono tre messaggi diversi. Uno riguarda Émile, che via via è sempre più consapevole delle proprie possibilità e si prende la libertà che desidera. Un altro è il rapporto tra padre e figlio e la trasmissione del sapere dall’uno all’altro: in questo caso è il figlio che insegna qualcosa al padre. Infine, c’è il tema sociale dell’accettazione dell’alterità. La paura verso ciò che è diverso è un sentimento universale, ma genera anche violenza. Eppure, sappiamo di non poter sopravvivere se non saremo in grado di coabitare in armonia con la natura, perché il concetto di biodiversità è riflesso nell’idea stessa di democrazia“.