La terra dei figli, dalla graphic novel a Taormina 67

Claudio Cupellini adatta per il grande schermo il romanzo a fumetti di Gipi La terra dei figli, racconto di formazione post-apocalittico nelle sale dal 1° luglio

«Sulle cause e i motivi che portarono alla fine si sarebbero potuti scrivere interi capitoli nei libri di storia. Ma dopo la fine nessun libro venne scritto più»

Si apre con queste parole La terra dei figli (2016), la pluripremiata graphic novel di Gipi (di nuovo in libreria per Coconino Press/ Fandango) che ha ispirato l’omonimo adattamento cinematografico diretto da Claudio Cupellini (Lezioni di cioccolato, Una vita tranquilla, Alaska, Gomorra – La serie), fuori concorso al 67esimo Taormina Film Fest, e nelle sale dal 1° luglio per 01 Distribution.

In un mondo dove la civiltà si è estinta e gli esseri umani superstiti lottano (anche tra loro) per la sopravvivenza, un padre indurito dalla catastrofe (Paolo Pierobon) e un figlio quattordicenne (Leon De La Vallée) vivono su una palafitta in riva a un lago. Elemento chiave della vicenda, un quaderno dove il genitore annota i suoi pensieri, ma che risulta indecifrabile per il ragazzo.

Il film, prodotto da Indigo e Rai Cinema con WY Productions

Ed è sceneggiato dallo stesso Cupellini insieme a Filippo Gravino e Guido Iuculano, con musiche originali di Francesco Motta. Nel cast anche Fabrizio Ferracane, Maria Roveran, Maurizio Donadoni, Franco Ravera, Valerio Mastandrea (nella parte del Boia) e Valeria Golino (nel ruolo della Strega).

«Sono un appassionato di Gipi da anni» ci ha detto il regista Claudio Cupellini «e quando ho incontrato La terra dei figli, mi ha fulminato. Un po’ per l’esotismo dell’ambientazione, qualcosa che non avrei mai pensato di frequentare, ma soprattutto per la componente “sentimentale” del racconto: una storia di formazione, dove c’è un rapporto complesso con il padre. Un aspetto presente anche nel mio precedente film Una vita tranquilla. E si parla anche di questioni universali e fondamentali come la memoria e il ricordo. Tutti temi che mi sono cari».

La terra dei figli
Il regista de La terra dei figli, Claudio Cupellini con il protagonista Leon De La Vallée (20 anni) (foto di Matteo Graia).

La terra dei figli è un’opera distopica

Genere che in Italia sta prendendo piede «perché iniziamo ad avere mezzi tecnici, conoscenze e capacità per raccontare storie diverse» spiega ancora Cupellini. «Non è un caso che Niccolò Ammaniti, nel periodo in cui Gipi realizzava La terra dei figli, abbia scritto una distopia come Anna, diventata molto presto una serie tv.

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C’è sicuramente un sentimento di generale incertezza verso il futuro, e forse chi ne ha scritto prima della pandemia già annusava qualcosa nell’aria. È anche un modo di parlare del presente attraverso una lente grandangolare, che distorcendo un po’ rappresenta in modo “iperrealistico” la realtà».

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