Ilinca Manolache e il nuovo film di Radu Jude: “È un regista spiritoso e profondo” – CRONACHE DAL FESTIVAL

Dopo l’Orso d’oro al Festival del Cinema di Berlino del 2021 con Sesso sfortunato o follie porno, il regista rumeno Radu Jude torna a stupire con il suo stile sopra le righe, eccentrico e ricercato in Do Not Expect Too Much From the End of the World, vincitore del Premio Speciale della Giuria al Locarno Film Festival del 2023 e ora presentato Fuori Concorso al 41esimo Torino Film Festival. Il film, prossimamente al cinema nel 2024 con I Wonder Pictures, miscela insieme diversi generi e vari temi, dalla commedia dell’assurdo al road-movie, al documentario, e vede protagoniste Ilinca Manolache e Nina Hoss (Tar).

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Ambientato in una Bucarest che riscopriamo in un raffinato raffronto tra il 1981 e i giorni nostri, Do Not Expect Too Much From the End of the World è candidato ufficiale per la Romania agli Oscar 2024 nella categoria Miglior lungometraggio internazionale. Radu Jude suddivide questo suo nuovo dramma comico in due parti, componendo una vertiginosa satira sulla gig economy e il capitalismo post totalitario, tra found footage, Tik Tok e un incredibile finale.

Do Not Expect Too Much From The End Of The World, trama

Prima parte: Seguiamo nel corso di un’intera giornata Angela (Ilinca Manolache), libera professionista, influencer, sfruttata e oberata di lavoro che deve girare per la città di Bucarest per filmare i casting per un video sulla sicurezza sul lavoro commissionato da una multinazionale, apparentemente per sensibilizzare i propri dipendenti sui vari pericoli causa di infortuni professionali. Ben presto incontra Marian, un’operaia mezza paralizzata, che ottiene una parte nel video.

Parte seconda: Quando Marian rivela davanti alla telecamera che il suo incidente sul lavoro è stato causato dalla negligenza dell’azienda, la sua dichiarazione innesca uno scandalo, che costringe Angela a reinventare la sua storia per adattarla alla narrativa dell’azienda.

Intervista a Ilinca Manolache

Non aspettatevi troppo dalla fine del mondo” è un aforisma di Stanislaw Jerzy Lec (scrittore polacco autore di “Pensieri spettinati”, 1959) a cui Jude si è ispirato per il titolo del suo “stratificato” film che affronta il problema del lavoro nell’epoca digitale, frammentato, dispersivo e fondato sull’immagine. Ilinca Manolache, che per il ruolo di Angela nel film ha vinto il Premio per la miglior interpretazione al Chicago International Film Festival, racconta a Ciak la sua esperienza con un regista eccentrico e brillante come Radu Jude: “Mi considero molto fortunata ad aver potuto lavorare con lui, da lui ho ricavato ispirazione e conoscenza. È un autore così colto che riesce anche ad essere al tempo stesso spiritoso, divertente e profondo”.

Chi è Angela?

Angela è un condensato di una parte di me e della visione che Radu ha del mondo. Interpretandola sapevo che avrei fatto qualcosa di molto importante, mi ha fatta sentire forte. È un personaggio difficile e complesso, ma sapevo che sarebbe diventato iconico. Angela è unica, fresca, anche volgare, ma molto potente”.

La storia di Angela è inframezzata da spezzoni di un film rumeno immaginario del 1981 dal titolo Angela Moves On su una tassista. Come mai?

È un dialogo interessante che Radu ha scelto di creare tra la Romania del passato e quella di oggi, per dimostrare come si è evoluta la nostra società e come la rappresentazione della donna è cambiata e si è sviluppata. È interessante vedere la differenza tra come un personaggio femminile può essere mostrato oggi agli spettatori e come lo era in passato, quando nel cinema c’era ancora la censura”.

A tratti Do Not Expect Too Much From The End Of The World sembra quasi un documentario all’interno di un film di finzione e alterna parti in bianco e nero con parti a colori. Qual è il significato di queste scelte di stile?

Nel film ci sono delle immagini che mostrano gli stessi ambienti dei giorni nostri come erano invece negli anni ’80, è un aspetto documentaristico a cui Radu teneva. Per quanto riguarda le parti in bianco e nero e a colori, Radu voleva che fosse chiara la distinzione tra passato e presente, tra il film degli anni ’80 e la storia ambientata nei tempi attuali, con anche l’inserto di brevi video destinati a TikTok. È una sorta di collage di diversi modi di girare un film e di fare cinema che Radu ha condensato in questo. È un film stratificato in ogni suo aspetto”.

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