L’attore Salva Reina ha aperto La Nueva Ola con “El 47”

L'attore è tra gli interpreti del pluripremiato film di Marcel Barrena, premiato con 5 Goya e presentato in apertura del festival a Roma.

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La 18ma edizione de La Nueva Ola – Festival del cinema spagnolo e latinoamericano si è aperta il 7 maggio al Cinema Barberini di Roma, col pluripremiato Bus 47 (El 47) di Marcel Barrena (Open Arms – La legge del mare) e con uno dei suoi interpreti, Salva Reina, che per questo ruolo si è aggiudicato il Goya (ne ha ottenuti 5 il lungometraggio, incluso quello per il miglior film). Raccontando la vera storia di Manolo Vital, autista di bus e residente di Torre Baró, quartiere periferico di Barcellona che, nel 1977 in cui è ambientata buona parte della vicenda, porterà avanti un’emblematica battaglia per essere raggiunto dal trasporto pubblico.

Per Salva Reina, che in El 47 interpreta Felipín, uno degli abitanti di Torre Baró, quest’esperienza è stata l’occasione per celebrare anche la storia dei suoi nonni, originari dell’Andalusia come molti di coloro che, partendo per sfuggire alla fame e all’oppressione dei latifondisti, hanno dato vita al quartiere. «Per il mio personaggio, che è di finzione a differenza di altri», spiega l’attore a Ciak, «mi sono basato su mio nonno. Il film è un omaggio a lui e a tutta questa gente che è dovuta migrare. In Felipín c’è il loro coraggio».

E c’è la tensione a opporsi a un presente e futuro di povertà e marginalità che caratterizza il personaggio per tutto l’arco di tempo in cui ci viene mostrato: dal 1958 in cui Felipín è «appena arrivato, pieno di energia», a «vent’anni dopo, con tutto il peso della vita che è trascorsa, mantenendo però ancora il “fuoco sacro” della lotta per ciò che è giusto».

Un’immagine di El 47.

Giocata in equilibrio tra ironia e dramma (che può diventare da un momento all’altro tragedia), la prova di Reina, affiancato dal protagonista Eduard Fernández e dalle interpreti femminili Clara Segura e Zoe Bonafonte (anche loro premiate col Goya), ci restituisce allora lo spaccato di una comunità i cui problemi sono tutt’altro che risolti: «Il quartiere che si vede nel film è il quartiere allo stato attuale, che continua ancora oggi a battersi per la propria dignità», sottolinea Reina. «Come artista e come cittadino, secondo me, il modo che abbiamo per poter fare qualcosa è partecipare a progetti come El 47, che ti permettono di interrogarti».