Dopo il passaggio alle Giornate degli Autori nel 2011 con Love and Bruises, il cineasta cinese Lou Ye torna quest’anno alla Mostra, ma nella Selezione ufficiale, con Saturday Fiction, melò sentimentale e spy-story ambientata nella Shanghai del dicembre 1941, durante il secondo conflitto mondiale, quando la Cina, sotto l’occupazione giapponese, è teatro di un’altra guerra, quella tra i servizi segreti alleati e le potenze dell’Asse.
Protagonista del film è Jean Yu, una grande attrice teatrale che torna in patria dopo una lunga assenza per recitare nella commedia Saturday Fiction, diretta dal suo ex amante. Ma quello non è il suo unico e vero obiettivo. Perché la donna nasconde un segreto che ha radici nel suo passato: il padre adottivo, che l’ha accolta da bambina una volta rimasta orfana, l’ha allevata per seguire le sue orme e diventare come lui una spia dell’Intelligence americana. Muovendosi in un contesto ambiguo e infido, Jean Yu deve fare ricorso a tutta in la sua astuzia e capacità di seduzione, per raccogliere informazioni sui piani dei giapponesi. Siamo alla vigilia di Pearl Harbor e il destino della guerra è nelle sue mani.
Esponente della cosiddetta Sesta Generazione “ribelle” di autori cinesi – quella di Zhang Yuan, Emily Tang, Jia Zhangke e altri – che in segno di rottura con i cineasti della generazione precedente privilegia storie urbane realistiche ambientate nella contemporaneità e popolate di personaggi spesso alienati, Lou Ye ha conquistato la fama internazionale con il suo terzo film, Suzhou River (2000), noir moderno in cui esplora il tema del doppio alla maniera dell’hitchcockiano La donna che visse due volte, prima di conquistare a Cannes la Palma per la migliore sceneggiatura nel 2009 con Spring Fever e l’Orso d’Argento a Berlino nel 2014 con Blind Massage. Con Saturday Fiction, liberamente tratto dal romanzo La donna vestita di rugiada di Ying Hong (ed. Garzanti) e adattato per il grande schermo da Ma Yingli (suo fidato collaboratore da quasi vent’anni), mette ora in scena un melodramma di grande atmosfera, nella suggestione del bianco e nero, in un continuo gioco di finzione tra realtà e teatro, che vede il grande ritorno di Gong Li al Lido (Coppa Volpi nel 1992 per La storia di Qiu Ju) in un ruolo da protagonista “larger than life”. «La prima settimana del dicembre 1941 – ha dichiaro il regista – cambiò la storia del mondo, sebbene le per- sone allora non lo sapessero… Durante quel periodo, dentro e fuori dal teatro, sul palcoscenico e lontano dal palcoscenico, le persone si stavano lentamente avvicinando all’ignoto “sabato” che avrebbe segnato il loro destino. Questo film parla del destino di diverse persone negli anni di una complessa crisi mondiale».