#Pesaro58 – A “Corti in Mostra” il David 2022 “Maestrale”: parla il regista

Intervista a Nico Bonomolo, che ha portato alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro il suo corto Maestrale, David di Donatello 2022. E pensa all’esordio nel lungometraggio

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«Quadri espansi»: così il regista Nico Bonomolo definisce i suoi cortometraggi, cinque in tredici anni finora, «la mia intera filmografia sono 50 minuti». E però cinquanta minuti di un talento già cinematograficamente forte, in grado di distinguersi e restare nella memoria di chi guarda: come è stato per il suo titolo più recente Maestrale, Miglior corto ai David di Donatello 2022 e ora alla 58ma edizione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema – Pesaro Film Festival, tra i titoli che hanno inaugurato il 22 giugno la sezione Corti in Mostra (che quest’anno propone anche un focus sull’animatrice Claudia Muratori). «Quello di Pesaro», commenta Bonomolo, «è un festival che ho sempre seguito con grande attenzione per la sua apertura alle innovazioni, che lo distingue da tutti gli altri. Trovarmi qui è un’emozione grandissima».

E all’emozione (inattesa) di essersi aggiudicato il David ci si sta ancora abituando: «Davvero non me l’aspettavo», confessa, «sono un autodidatta, ho cominciato tardissimo, a 35 anni, per di più facendo animazione, che in Italia non è la strada più facile. E quest’anno i corti in concorso erano tantissimi. Quando invece ho saputo in diretta Facebook com’era andata, sono rimasto in stato catatonico due ore prima di proferire parola!». E anche i primi giorni dopo l’evento «avevo proprio degli incubi, vedevo la statuetta che non c’era o si restringeva, poi mi rassicuravo vedendo che c’era ancora!».

Non per nulla c’è molto di onirico in questo gioiellino di 10 minuti, realizzato dai disegni dello stesso Bonomolodisegnare e dipingere, è la mia attività parallela») con animazioni 3D di Maurilia Moscarelli. Tutto prende le mosse da un uomo in giacca e cravatta che, camminando nei pressi di un porto con la sua valigetta da lavoro, nota una vecchia barca a vela in vendita. E comincia a viaggiare nei sogni e ricordi di un’altra possibile vita, tra quel mare e il maestrale del titolo, come tra le gioie e le amarezze dell’amore.

«L’idea iniziale ha a che vedere con qualcosa di molto personale», afferma il regista (originario di Bagheria, in Sicilia). E non ha a che vedere solo col suo interesse per la vela: «Avendo una laurea in giurisprudenza, e avendo quindi fatto tutt’altro nella prima parte della mia vita, m’interessava raccontare dei cambi di rotta, delle scelte radicali per mettersi a fare qualcosa di diverso. Questo poi si è integrato con la tematica amorosa, perché spesso ci ritroviamo a fare un lavoro che non ci piace e in delle relazioni che ci stanno un po’ strette. E cerchiamo vie di fuga».

Non vi diciamo che esito avrà la fuga del protagonista, ma la via alternativa intrapresa da Bonomolo finora sta portando a ottimi risultati. Fondamentale tra le altre cose l’incontro con Salvatore Ficarra, Valentino Picone e Attilio De Razza, che hanno prodotto Maestrale con Tramp Ltd (con la collaborazione di StudioRain) dopo aver visto il non meno denso e incisivo corto del regista, Confino, parabola di un artista di ombre cinesi nell’Italia fascista, tra censura del Potere, solitudine, tempo che scorre e forza ostinata delle immagini.

E in Maestrale ritroviamo l’incastro di diversi piani temporali, l’assenza di dialoghi e l’uso espressivo del bianco e nero, che in questo caso, spiega il regista, nasce «dalla volontà di fare qualcosa legato al sogno. L’ho sempre preferito al colore, e secondo me il ricordo è sempre in bianco e nero». I riferimenti filmici di Bonomolo, più che nella tradizione degli animatori per il cinema, sono non a caso nella modernità degli anni ’60 e ’70: da Godard a Bertolucci passando per i primi film di Polanski.

E forse il segreto dello stile personale del regista sta proprio nell’aver cominciato «senza avere alcuna conoscenza nell’ambito dell’animazione: proprio per questa ragione non ho seguito lo stile di qualcuno, Miyazaki o Chomet. E questo probabilmente ha reso i miei lavori diversi da quello che si vede normalmente in quell’ambito». Senza contare che «quando sei all’inizio non è sempre facile trovare dei bravi attori per poter rendere, e il disegno può essere una buona soluzione anche da questo punto di vista».

Di grande importanza poi l’apporto di collaboratori come Gioacchino Balistreri alle musiche originali: «È un amico», spiega Bonomolo, «anche lui di Bagheria. Fin dall’inizio mi ha accompagnato con le sue musiche. Essendo amici nella vita privata, oltre che due entusiasti del cinema e avendo sostanzialmente gli stessi gusti, succede che quando ho un’idea e gliela comunico, immediatamente il suo cervello comincia a lavorare: e la cosa incredibile è che quando mi manda i vari pezzi e io li inserisco nel montaggio, coincidono perfettamente: non c’è bisogno di accorciarli, allungarli, tagliarli».

Insomma, il regista di Maestrale è ormai un autore più che affermato nel cinema breve: inevitabile allora chiedergli di un eventuale prossimo passaggio al lungometraggio. A cui, effettivamente, sta già lavorando: «Ne ho parlato con i produttori, soprattutto con Attilio De Razza, e ora sto cercando un’idea, che è poi la parte più difficile in assoluto secondo me, anche perché oggi è stato fatto veramente di tutto». Non ci resta che attendere con interesse, dunque: posto che, come ammette ironicamente Bonomolo, «sono le idee a scegliere quando arrivare: e io sono qui a disposizione!».