TFF40, guerra e profughi emergono dai ringraziamenti dei premiati

Dal palco del Torino Film Festival partono messaggi importanti

Il Torino Film Festival 2022 si chiude con un bilancio positivo, in attesa delle cifre che potremo studiare nei prossimi giorni, ed è lo stesso direttore Steve Della Casa a presentare il Palmares del TFF40 – che trovate qui – e molti dei vincitori scelti dalle giurie, ancora presenti in sala per i ringraziamenti di rito e una premiazione dalla quale emergono molti spunti interessanti.

 

Un incontro pomeridiano, “invece della consueta serata finale”, per permettere a tutti “di andare poi al cinema”, come sottolinea il Direttore del Museo Nazionale del Cinema, Domenico De Gaetano. Che ribadisce il paragone del festival con un film Marvel e ripete un leit motiv di tutta la manifestazione, quel “andate al cinema” che si è poi tradotto in proiezioni e masterclass affollatissime, come i diversi luoghi cittadini offerti agli spettatori per ritrovarsi e parlare dopo la visione.

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Dopo l’immancabile citazione dei tanti sponsor, istituzionali e privati, è ancora Della Casa a invitare a parlare il vincitore del Premio Valdata, assegnato da una giuria di lettori di TorinoSette al film del regista ucraino Dmytro Sukholytkyy–Sobchuk, Pamfir, “per la qualità della regia, la bellezza dei piani sequenza e attori perfettamente aderenti a un microcosmo familiare allegoria di una storia universale“. Queste le sue parole:

“Grazie per questo premio assolutamente inatteso. Per me è un onore, e ringrazio la giuria e il festival di aver invitato me e il mio film. Torino è un posto molto speciale per me, perché questo film nasce qui, grazie al Torinofilmlab, che per primo ha creduto nel progetto, sette anni fa. Ora che è completato, voglio dire che quell’aiuto all’inizio testimonia come anche un piccolo aiuto possa portare a realizzare qualcosa di molto speciale. Come sapete, per l’Ucraina sono tempi importanti, come lo è ogni sostegno alla lotta contro la federazione russa e per la nostra indipendenza. I russi hanno messo in atto una sorta di nuovo terrorismo economico, non solo nei confronti dell’Ucraina, e sarà un inverno duro, per tutta l’Europa. Ogni aiuto che potrà arrivare, anche a sostegno degli artisti che raccontano la nostra storia, è fondamentale, tanto quanto fanno i volontari, le medicine o le armi. Tutto fa sì che la nostra nazione possa esistere ancora e combattere per la sua libertà e indipendenza”.

Molti soprattutto gli interventi in video, tra i premiati del concorso ufficiale, al quale il Direttore si volge – citando Max Pezzali e la sua Lo strano percorso – quando nomina la sezione Crazies, “Che non c’era ieri e e oggi c’è”. Un concorso dedicato alle nuove tendenze dell’horror e del fantastico che mira a entrare nel circuito dei grandi festival che fanno questo cinema e a far parte dell’hub Blood Window, che in qualche modo li raccoglie per fare in modo che arrivino le migliori produzioni. Come la Huesera premiata dalla quotata giuria (composta da Lamberto Bava, Silvia Pezzopane e Carlos Vermut) e diretta da Michelle Garza Cervera, che in un video saluta:

“Ciao Torino Film Festival! Stiamo festeggiando la bellla notizia! Sono con Mercedes Hernández e Martha Claudia Moreno che hanno interpretato Huesera e siamo sul set di un altro film, felici della bella notizia”.

Dopo i corti di Spazio Italia, “un vecchio nome, da cinemagiovani“, si passa ai documentari italiani, dove riceve il Premio speciale della Giuria l’apprezzatissimo N’en parlons plus di Vittorio Moroni e Cecile Khindria, che in un video messaggio dicono:

“Grazie al Festival di Torino, ai selezionatori e alla giuria per averci accolto e premiato. Il nostro film parla di profughi, di persone scappate da un grande trauma della storia. E in qualche modo anche noi autori ci sentiamo un po’ profughi, nel senso che il nostro film sta avendo tantissime difficoltà a essere mostrato sul territorio francese, quindi il fatto che il primo festival ad accoglierci sia stato il prestigiosissimo Torino Film Festival ci fa sentire come se ci aveste dato asilo politico”.

“Grazie davvero, siamo davvero molto felici e vi ringrazio anche a nome dell’intera comunità Harkis, la loro è un storia passata sotto silenzio in tutto il mondo e in particolare in Francia. E’ stato molto difficile raccontarla, perciò siamo oltremodo grati e onorati di ricevere un premio a un festival del cinema d’autore, ci commuove e ci onora molto”.

A seguire, il vincitore del Premio come Miglior film della stessa categoria, andata a il Corpo dei giorni, per il quale a prendere la parola è il rappresentante di un vero e proprio collettivo, il Santabelva:

“Un grazie enorme ai nostri produttori e amici, a tutte le persone che ci sono state vicine in questo percorso molto complesso, e al Torino Film Festival perché dopo due anni di elucubrazioni e domande ci chiedevamo come sarebbe stata la reazione del pubblico, come sarebbe stato portare la discussione da questo casale sperduto e con un personaggio così complesso davanti a una platea vasta. Questo premio è un enorme stimolo, che non solo ci fa sentire capiti, ma ci dà un messaggio forte che questa forma di discussione, questo grado di relazione con la storia, il tentativo disperato di creare ponti col presente, è qualcosa che non ha risuonato solo dentro di noi, ma in termini più vasti anche all’esterno. E questa davvero è una grande emozione per noi. Credo abbia anche un altro messaggio, fondamentale, al suo interno: che bisogna continuare a investire emotivamente, intellettualmente, economicamente nel cinema indipendente, nei documentari e fiction o corti indipendenti. In questo momento è una forma di espressione che riesce a distanziarsi dalle logiche di mercato e di promozione, e a parlare con grande libertà. Ci auguriamo che questo sia l’inizio di una riflessione”.

Seguono i Doc Internazionali, dove il Miglior Film IWONDERFULL è il Riotsville, Usa di Sierra Pettengill, ma dove João Pedro Rodrigues & João Rui Guerra da Mata vincono il Premio speciale della giuria per il loro Where is this street?, condividendo dal palco il premio con la loro protagonista Isabel Ruth, “una attrice di livello internazionale, non solo portoghese”.

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Passando al concorso dei lungometraggi, dopo la menzione speciale a Nagisa di Takeshi Kogahara e agli attori, un siparietto simpatico accompagna la proclamazione del Premio Speciale della Giuria alla regista Lola Quivoron per Rodeo, che assente come la sua protagonista – premiata come miglior attrice – viene sostituita da Giorgia Fasiano, della distribuzione italiana di I Wonder, che rivela che “la regista è in Giappone e l’attrice è timida, ma avrebbero detto Grazie!“.

Chiusura d’obbligo per il Miglior Film, Palm Trees and Power Lines, vincitore anche della Miglior Sceneggiatura, una storia molto forte che ha convinto tutti e che porta la statunitense Jamie Dack – qui al suo primo lungometraggio – sullo schermo del TFF per il suo messaggio registrato:

“Ciao sono Jamie Dack sceneggiatrice e regista di Palm vorrei tanto essere a Torino in questo momento per ritirare questi due premi di persona, ma mi accontento di registrare questo messaggio per dirvi quanto ci sentiamo tutti incredibilmente onorati e grati, e parlo anche a nome della mia co-sceneggiatrice Audrey Findlay per dirvi che il premio per la Miglior sceneggiatura è molto importante per noi. Voglio anche ringraziare in maniera particolare la mia produttrice Leah Chen Baker e i miei attori Lily McInerny, Jonathan Tucker e Gretchen Mol. Se avete visto il film, avrete visto le loro incredibili interpretazioni. Si sono dedicati a fondo ai loro personaggi, fidandosi di me, e lavorare con loro è stata una delle esperienze più speciali della mia vita. Sarò eternamente grata a tutti loro, e a voi”.

Appuntamento dunque alla prossima edizione, in programma dal 24 novembre al 2 dicembre 2023, come conferma ancora Della Casa, prima di congedare tutti con un ultimo messaggio, sentito e personale:

“Io sono stato benissimo, ho avuto un ottimo rapporto con il Museo del Cinema e con le persone che hanno lavorato con me. Non esistono i festival perfetti, e nemmeno questo lo è, come tutte le cose umane è ampiamente migliorabile, posso solo dire che – sul piano oggettivo – volevamo riempire le sale e le abbiamo riempite e che – su quello soggettivo – è che non so se abbiamo fatto un festival bello, ma ho fatto il festival che volevo fare, in cui ci fossero persone competenti a giudicare i film, in cui ci fossero star importanti che non venissero solo a fare passerella, ma a incontrare il pubblico. Credo che anche la componente di divertimento che abbiamo messo in tutto quel che abbiamo fatto vada ricordata, compresa la serata inaugurale al Teatro Regio, che è stata un fatto unico. Ma il Torino Film Festival deve essere un fatto unico, un evento con una sua personalità, una sua identità e capace di essere riconoscibile anche dalle scelte che fa. Come quella di aprire con il convegno sulle sale: una scelta che dimostra quanto il TFF sia è davvero sensibile ai problemi che hanno le sale. Andate al cinema, andate in sala. Perché se li aveste visti in streaming, questi stessi film vi sarebbero piaciuti molto meno”.

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