Venezia 78, La Mostra premia i grandi, Sorrentino commuove e si commuove, La sorpresa e’ Il buco

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Filippo Scotti in "Hand of God", photo by Gianni Fiorito

«È stato un sogno», con queste parole Serena Rossi si è congedata dal presidente della Biennale Roberto Cicutto dopo aver ufficialmente chiuso la 78ª edizione della più sontuosa e ricca Mostra degli ultimi anni.

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Bong Joon-ho e la giuria da lui presieduta hanno operato scelte attente al bilanciamento tra generi e nazionalità e l’Italia, la cui selezione non era mai stata così forte da decenni, porta a casa il Leone d’Argento del Gran Premio della Giuria, attribuito al fortemente intimo e personale La mano di Dio di Paolo Sorrentino. Il nostro premio Oscar si è commosso e nei ringraziamenti ha reso omaggio a Toni Servillo, suo partner artistico di sempre, che gli ha donato un’interpretazione maiuscola e il cui talento, insieme alla performance da mattatore offerta nel ruolo di Eduardo Scarpetta in Qui rido io di Mario Martone, avrebbe meritato maggiore attenzione.

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Non che il cinema italiano si possa però lamentare visto che ha portato a casa anche il Premio Speciale della Giuria, attribuito alla potente idea di cinema di Il buco di Michelangelo Frammartino e il Premio Mastroianni Young Actor attribuito a Filippo Scotti, protagonista di La mano di Dio, chiamato da Paolo Sorrentino a interpretare il difficile compito di rivivere il dramma della perdita dei genitori subita dal regista quando era adolescente.

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In un anno dove la Mostra di Venezia (a differenza delle folli imprudenze di Cannes, costate oltre un centinaio di contagi) si è confermata una bolla felice, dove il covid è stato tenuto accuratamente alla larga e la selezione era di altissimo livello, si possono perdonare anche alcuni premi meno convincenti. Jane Campion è senza dubbio una grande regista, ma il Leone d’Argento per la miglior regia a The Power of the Dog sembra più attribuito al complesso della sua carriera che non al film in questione, non completamente riuscito nonostante la bravura dei protagonisti, così come quello per la miglior sceneggiatura a The Lost Daughter, attribuito a Maggie Gyllenhaal per la sua rilettura del romanzo La figlia oscura di Elena Ferrante è a dir poco generoso.

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Meritatissimo invece il riconoscimento a Penélope Cruz per la sua performance in Madres Paralelas, così come il Leone d’Oro ottenuto dal dramma messo in scena dalla francese Audrey Diwan in L’événement adattando il racconto autobiografico di Annie Ernaux, cronaca dell’esperienza di una ragazza universitaria nella Francia del 1963, quando l’aborto era clandestino e le donne e chiunque le aiutasse rischiavano il carcere.

L’appuntamento per la 79ª edizione è ora fissato per il 31 agosto 2022.