Qui rido io, Martone: “Ho raccontato la figura mitologica, primordiale di Eduardo Scarpetta”

Un lungo applauso dei giornalisti ha accolto in conferenza stampa l'arrivo del regista e del cast

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Si è tenuta oggi la conferenza di presentazione del film di Mario MartoneQui rido io, in concorso a Venezia 78. Nel cast troviamo Toni Servillo nel ruolo di Eduardo Scarpetta Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia Truppo. Il film sarà nelle sale cinematografiche dal 9 settembre.

Il regista Martone ha svelato da dove ha preso l’idea del film:

“La paternità negata è stata la scintilla del mio film, ho cominciato a pensarci da Il sindaco del Rione Sanità, quindi con Ippolita di MaJo abbiamo cominciato a pensare che ci fosse un mistero che si potesse affrontare, quello di una straordinaria famiglia -tribù che ruota attorno alla figura di un genio del teatro come Scarpetta, un patriarca spinto da una fame incredibile di riscatto sociale, una rivalsa che lo spinge a scrivere Qui Rido Io sulla sua villa di Posillipo. Una figura mitologica uomo primordiale che aveva figli con la moglie Rosa, con la sorella di lei, con la nipote della moglie e pur non riconoscendoli li fa studiare tutti, maschi e femmine, e tutti diventano attori della sua compagnia, o geni del teatro come Eduardo De Filippo”

Credit: la Biennale

Toni Servillo invece ha raccontato come ha costruito il personaggio e il suo rapporto con il regista:

“Questo film per me e per Mario significa tanto del nostro vissuto, non si poteva non fare. Scarpetta con questa brama di vita era l’ho immaginato come un animale che bracca le sue prede nel territorio di caccia: le donne, il teatro, i testi, le tournée, tutto è divorato da Scarpetta in un continuo scambio tra vita e palcoscenico. Questa è un’occasione perfetta per un attore di raccontare un attore che fa il suo mestiere celebrando la vita, è un film dove coincidono le nascite e i debutti, i successi e gli insuccessi, le invidie e l’ammirazione esattamente come un grande prisma che è il flusso della vita stessa”

SINOSSI

Agli inizi del ‘900, nella Napoli della Belle Époque, splendono i teatri e il cinematografo. 
Il grande attore comico Eduardo Scarpetta è il re del botteghino. Il successo lo ha reso un uomo ricchissimo: di umili origini si è affermato grazie alle sue commedie e alla maschera di Felice Sciosciammocca che nel cuore del pubblico napoletano ha soppiantato Pulcinella. Il teatro è la sua vita e attorno al teatro gravita anche tutto il suo complesso nucleo familiare, composto da mogli, compagne, amanti, figli legittimi e illegittimi tra cui Titina, Eduardo e Peppino De Filippo. Al culmine del successo Scarpetta si concede quello che si rivelerà un pericoloso azzardo. Decide di realizzare la parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. La sera del debutto in teatro si scatena un putiferio: la commedia viene interrotta tra urla, fischi e improperi sollevati dai poeti e drammaturghi della nuova generazione che gridano allo scandalo e Scarpetta finisce con l’essere denunciato per plagio dallo stesso D’Annunzio. Inizia, così, la prima storica causa sul diritto d’autore in Italia. Gli anni del processo saranno logoranti per lui e per tutta la famiglia tanto che il delicato equilibrio che la teneva insieme pare sul punto di dissolversi. Tutto nella vita di Scarpetta sembra andare in frantumi, ma con un numero da grande attore saprà sfidare il destino che lo voleva perduto e vincerà la sua ultima partita.