ARRIVA “IL TRONO DI SPADE 5”: COSA CI ASPETTA NELLA NUOVA STAGIONE

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Su Sky Atlantic dal 13 aprile

DI STEFANO LUSARDI

La notte di domenica (ore 3 italiane) è stata una faccenda estrema, da Bruti. Stasera, invece, è decisamente un cosa più morbida: speciale relax alle 21.10, prima puntata con sottotitoli alle 22.10. Comincia dunque la quinta stagione del Trono di Spade, e, di fatto, siamo ancora nel campo delle ipotesi e delle illazioni. Che, presumibilmente, saranno come sempre in gran parte smentite. Il mefistofelico R.R. Martin ha infatti più volte ribadito che perfino la lettura dei romanzi non serve un granché, perché lui e lo showrunner David Benioff hanno deciso di fare parecchie varianti rispetto alle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco, soprattutto per quel che riguarda morti e sopravvissuti.
Il trono di spadeLe uniche cose sicure rispetto a questa nuova stagione sono: 1) entrata in scena di nuovi personaggi, sia perché dei vecchi ne sono scomparsi in abbondanza, sia perché questa è un’abitudine (un po’ malsana) del fantasy, con tutte queste stirpi e famiglie reali che ti costringono a prendere appunti antimenti ti perdi e ti confondi; 2) dopo essere stati mediamente stanziali, tutti o quasi (Tyrion, Jon, Arya, Stannis, Sansa, Brandon) sono in viaggio, per ricerca, esilio o vendetta; 3) dopo aver seminato, bisogna iniziare a raccogliere i frutti (Martin sta scrivendo il sesto libro, la serie in teoria si chiude con la settima stagione) per cui, come già si è cominciato a fare nella quarta, si rimescolano le carte, si creano nuove alleanze e si comincia (si dovrebbe cominciare) a capire chi veramente può aspirare al Trono di Spade. E magari iniziare pure a far capire chi diavolo sono questi Estranei, terribili e indistruttibili.
Oltre ad essere un dei più interessanti fenomeni cultural-pop di oggi (colpisce il fatto che un “dinosauro” come il gioco da tavolo Monopoly metterà in vendita una versione dedicata al mando di Martin, con Grande Inverno al posto di Vicolo Stretto), Trono di Spade estremizza la caratteristica tutta seriale della fruizione multipla: oltre alla massa incalcolabile degli “scaricatori abusivi”, c’è chi lo segue puntata per puntata sul grande schermo tv, chi raduna tutte le puntate e passa all’overdose casalinga, e perfino i collezionisti feticisti che dopo una prima visione non si fa mancare i preziosi cofanetti (Warner, ha spopolato il quarto) ricchi di extra. Per cui, prima di essere sommersi dalla nuova ondata di sorprese e rivelazioni, forse vale la pena di soffermarsi sul passato della serie, non tanto per un riassunto (impossibile), ma per ricordare temi, caratteristiche, evoluzioni che hanno reso il Trono un fenomeno probabilmente unico.

Game-of-Thrones-Season-5-Varys-and-TyrionQuanti, questa volta, Martin? – È e continua a essere la domanda chiave, quella che tiene in sospeso, fa sospirare e sconvolge lo spettatore, perché ognuno, volente o nolente, ha il suo personaggio preferito, e teme per il suo destino. Martin ha dimostrato che nessun personaggio è al sicuro fin dal prima stagione, facendo fuori a sorpresa quello che sembrava il protagonista, e che, per altro, era forse l’unico personaggio totalmente buono della serie. La signora morte ha sempre avuto un gran daffare nel Trono di Spade e nella quarta stagione, se non ho sbagliato i calcoli, i morti sono otto. Due sono coronati: un re giovane, sadico e pazzo (morte invocata e attesa) e una regina attempata e ugualmente fuori di testa (reazione: indifferenza). Poi c’è una doppia morte spletter (i due contendenti al processo di Tyron), una morte romantica in battaglia (lo donna di Jon), un morte “finalizzata” (quella del Mastino, che serve ad evidenziare come procede l’educazione alla violenza di Arya). Il meglio, si fa per dire, però ha per protagonista Tyron. Fino ad ora, il Folletto ha colpito assai più con la lingua, l’arguzia e l’intelligenza, che con la spada. Invece stavolta, in paio di sequenze, ne fa fuori addirittura due. La prima, in versione Otello, con dolore e cieca gelosia, il secondo, gran colpo di genio di Martin, risolvendo in modo definitivo il duo personale complesso di Edipo e dimostrando altresì (e qui Martin è cinicamente poltico) che ogni potere perde parecchio appeal, se lo si mostra dietro una tenda seduto sulla tazza del casso.

game-of-thrones-season-5-5Famiglie vi odio – Non ci è dato di sapere quali rapporti personali mister Martin abbia avuto con la sua famiglia d’origine. Evidente, però, che nella sua storia la famiglia (di matrice shakespeariana) sia un vero nido di vipere. Le due famiglie chiave, o almeno le più interessanti, sono quella degli Stark e quella dei Lannister. La prima ci viene mostrata come la famiglia solida, etica, patriarcale (Ned, ha solo la “colpa” di una scappatella in tempo di guerra, che ha generato un figlio illegittimo). Martin la fa letteralmente a pezzi, facendone prima fuori gran parte dei componenti, poi disperdendo gli altri nel suo mondo, soli, disperati e destinati a incattivirsi per poter sopravvivere. I Lannister al contrario sono una perfetta famiglia disfunzionale: un padre padrone arido che usa i figli come strumenti di potere, un fratello e una sorella belli, crudeli e pure incestuosi (con tanto di “figlio della colpa” arrogante e sadico), un terzo fratello nano e odiato da tutti, la cui nascita ha provocato la morte della madre. Curiosamente, ma forse non troppo, i Lannister (o almeno alcuni dei sopravvissuti) stanno compiendo un’evoluzione opposta a quella degli Stark. Da cattivi assoluti, a personaggi in cerca di redenzione, soprattutto Jemie. Resta un’eccezione Cersei, che per ora è “quella che ci piace odiare”. Ma nella quinta potrebbe riservare sorprese.

Il trono di spade 5Aggiungere sale e spezie – Un’altra caratteristica interessante è come Martin lavora sui suoi tanti personaggi. Alcuni hanno avuto fin dall’inizio un’identità forte, interessante e accattivante. L’esempio più evidente è Tyron, a cui spettano i dialoghi più profondi. Nella quarta stagione, ad esempio, notevole è il suo monologo sul parente stupido che non fa che schiacciare insetti, che quello alla fine del processo farsa, in cui smaschera falsità e perbenismo del potere. Ma gran parte dei personaggi entra in scena con una personalità monolitica, che gradualmente viene demolita di fronte ai drammi e alle scelte che incontra sul suo cammino. Attualmente Daenerys e Jon sono i più statici: lei, che ha già compiuto un’evoluzione da “oggetto di scambio” a regina “progressista” contro ogni forma di schiavitù, inizia a sembrava un po’ troppo saggia e buona, lui invece sembra un Eddard Stark redivivo (e poco espressivo), ma aspettiamo di vederlo se e quando inizierà ad annusare un po’ di potere. Quelle che più incuriosiscono sono le sorelle Sansa e Arya. La prima è stata lungamente uno dei personaggi più insipidi della serie, una bambolina un po’ stupida che cerca solo un principe azzurro. Ora, però, è pure lei in fuga, e l’influenza mellifua di Ditocorto inizia a farsi sentire. Nella quarta stagione è stata pur sempre complice di un omicidio. Arya, al contrario, è sempre stata una ragazzina indipendente e ribelle. Sta diventando dura e perfino crudele, e il modo in cui ha abbandonato il Mastino è emblematico.