“BATMAN V SUPERMAN DAWN OF JUSTICE”: LA RECENSIONE!

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Id. Usa, 2016 Regia Zack Snyder Interpreti Ben Affleck, Henry Cavill, Amy Adams, Diane Lane, Laurence Fishburne, Gal Gadot, Jesse Eisenberg, Jeremy Irons Distribuzione Warner Durata 2h e 31′

In sala dal 

24 marzo

Troppi nemici per Superman, “un alieno tra di noi”. Come paventa la senatrice Finch: “Il mondo è così rapito da cosa potrebbe fare che non si chiede cosa dovrebbe fare”. E se Batman lo odia profondamente proprio per questo, visti ad esempio i danni collaterali (leggi: la distruzione di Metropolis) che il suo scontro con il generale Zod ha provocato, il giovane, sovraeccitato, magnate Lex Luthor arriva al punto di complottare per impadronirsi di ingenti quantità di kryptonite verde e per scagliare i due torbidi paladini della giustizia l’uno contro l’altro mortalmente armati. Non solo, ma, armeggiando con la tecnologia aliena nell’astronave kriptoniana, lavora per creare un gigantesco mostro in grado di provocare l’apocalisse in Terra.

Due ore e mezza di effetti speciali in cupa salsa di astio e vendetta con pochi lampi di luce. La scelta di Zack Snyder – il debutto di L’alba dei morti viventi, 2004, resta comunque la sua opera migliore, anche se 300 (2007) e Watchmen (2009) sono a sprazzi memorabili – che rielabora (molto) per il sequel de L’uomo d’acciaio (suo anche questo) materiali dalla graphic novel Il ritorno del Cavaliere Oscuro, è stata quella di calcare decisamente la mano sulla visualità (notevole l’uso del 3D) a scapito della linearità della trama, qua e là piuttosto evasiva e zoppicante (ma importa a qualcuno?). I dialoghi sono decisamente tronfi sino all’umorismo (“Dimmi, tu sanguini? Gronderai” minaccia con voce cavernosa l’uomo pipistrello) e si tiene sempre sottolineato che di due disadattati stiamo parlando, uno già quasi sulla mezza età e senza amore (Bruce Wayne), l’altro non sempre conscio della sua potenziale pericolosità per il genere umano e soggetto di profonde crisi esistenziali (Clark Kent). Curiosamente c’è una cosa che li accomuna ed è l’amore materno (la mamma è sempre la mamma, anche per i giustizieri superdotati). Il cast artistico è lussuoso come il cast tecnico, i bei nomi si sprecano anche solo per poche sequenze (Holly Hunter, Kevin Costner, Jeffrey Dean Morgan non accreditato, Michael Shannon, mentre Laurence Fishburne, Diane Lane, Amy Adams e Jeremy Irons sono impiegati un po’ di più). Dei protagonisti, Ben Affleck ci azzecca (per la sorpresa di qualche fan), torvo e con piega amara in bocca, mentre Henry Cavill invece resta sostanzialmente una aitante scultura. Jesse Eisenberg ha qui libertà di gigioneggiare e lui si ricorda, esasperando, di aver interpretato Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, in The Social Network. In più occhio a qualche new entry che vedremo nei sequel successivi, come la corvina e slanciata israeliana Gal Gadot, leggi la rediviva Wonder Woman ripescata dalla guerra del ’15-’18.

Massimo Lastrucci