BERLINO: ORSO D’ORO A “TAXI”DI PANAHI. TUTTI I PREMI

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L'Orso d'Oro a Jafar Panahi, simbolicamente solo: il regista iraniano, perseguitato dal regime del suo paese, non può lasciare l'Iran
L’Orso d’Oro a Jafar Panahi, simbolicamente solo: il regista iraniano, perseguitato dal regime del suo paese, non può lasciare l’Iran

Una bambina alza l’Orso d’Oro del Festival di Berlino al cielo, sorride, poi improvvisamente scoppia in lacrime e non riesce a dire neppure una parola. I membri della giuria cercano di consolarla, il mascara delle signore in platea si scioglie nel pianto. La preziosa statuetta della Berlinale va allo zio della piccola, il regista iraniano Jafar Panahi, perseguitato dal regime iraniano, ma determinato a realizzare film clanestinamente che poi grazie all’aiuto delle tecnologie digitali possono raggiungere il resto del mondo, partecipare ai Festival e vincerli. Il suo Taxi ci racconta le contraddizioni di un paese attraverso le conversazioni di un autista (interpretato dallo stesso regista nei panni di se stesso) e i clienti che salgono a bordo. «Invece di arrendersi al dolore e alla frustrazione – ha dichiarato il presidente di giuria Darren Aronofsky – Panahi continua a testimoniare il suo grande amore per il cinema, il suo paese e il pubblico ». Il Gran Premio va invece a El Club del cileno Pablo Larraìn (lo distribuirà in Italia Bolero Film), amatissimo dal pubblico e dalla critica, che racconta di cinque preti chiamati a scontare i propri peccati, ma incapaci di vero pentimento. «Molte persone vengono uccise e soffrono nel nome di Dio – ha dichiarato il regista – ma speriamo che tutto questo possa finire presto ». L’ Orso d’Oro per la migliore interpretazione maschile e femminile va poi a Tom Courtenay e Charlotte Rampling, strepitosi protagonisti di 45 anni diretto dall’inglese Andrew Haigh (arriverà nelle nostre sale grazie a Teodora) sulla resa dei conti di una coppia matura che affronta segreti e bugie di oltre quattro decenni di matrimonio. «Sono venuta per la prima volta a Berlino da bambina, con mio padre che nel 1936 ha vinto una medaglia olimpica. e io che sono così competitiva, da allora sogno di vincere anche io qualcosa in questa città. Stasera è accaduto », ha commentato Charlotte Rampling.

Meritatissimo poi il Premio Alfred Bauer (per il film capace di suggerire nuove prospettive) al guatemalteco Ixcanul (Vulcano) di Jayro Bustamante che mette in scena antiche tradizioni arcaiche tramandate di madre in figlia (in Italia lo distribuisce Parthenos-Lucky Red). Se i grandi maestri hanno deluso, la Berlinale chiama sul palco film di ricerca, rigorosi e impegnati a sperimentare linguaggi nuovi come il rumeno Aferim! e il polacco Body premiati per la regia, il cileno El botón de nacar al quale va la statuetta per la sceneggiatura nonostante sia un documentario, il tedesco Victoria e il russo Under Electric Clouds che condividono il riconoscimento per la migliore fotografia.

Alessandra De Luca

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(foto di Pietro Coccia)