Il film più bello a Cannes? “The Square”. La rubrica del critico americano Emanuel Levy

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Il direttore di Cannes Thierry Frémaux ha fatto la scelta giusta piazzando in concorso The Square, satira sottile su arte e vita, diretta dallo svedese Robert Östlund, soprattutto in un anno dove la competizione non è così forte. Östlund rafforza con questo film le ottime premesse del suo precedente Force Majeur, che ha debuttato a Cannes in Un Certain Regard nel 2014. Non sempre coerente nel tono, The Square è però un dramedy provocatorio grazie all’uso dell’umorismo nero, una storia incentrata su un curatore d’arte, bellissimo, elegante e all’inizio fiero e sicuro di sé, costretto a realizzare che l’arte ha un vero impatto sulle persone, sia positivo che negativo. L’idea di cosa sia e rappresenti l’arte, e di come si debba promuoverla, viene messa alla prova in tanti modi diversi a seconda di come i fruitori la percepiscono.

La maggior parte del film si svolge all’X-Royal Museum, dove Christian e i suoi lavorano. Ben vestito, charmant, Christian proietta sugli altri l’immagine di di un uomo molto influente, muovendosi con aria regale e superiore. Ma forse è solo una maschera: davvero si interessa agli artisti che espone? Davvero l’arte ha qualche importanza per lui? Sembra particolarmente entusiasta, ad esempio, del nuovo show, un’installazione titolata “The Square” che consiste in un semplice cubo grigio poggiato a terra. Quell’opera rappresenterebbe “democrazia e umanità”, come sottolinea Christian “E’ un santuario alla fiducia e suggerisce il valore di condividere diritti e doveri”.

Alla fine gli crediamo, in fin dei conti viviamo in un mondo orribile ingiusto e vogliamo solo star meglio. Tutto cambia di tono quando Christian diventa vittima di una rapina, portafoglio e cellulare rubati proprio mentre all’esterno del Museo cerca di dare aiuto ad una donna. Colmo dell’ironia e cambio di atteggiamento da parte dell’uomo. Scopriamo altro…

Christian non è quel che sembra, è, ad esempio, un seduttore seriale, freddo e distante. In uno dei momenti più divertenti e provocatori del film incontra la giornalista americano Elisabeth Moss e ci finisce letto. Fanno l’amore dopo che lui ha perso tempo a indossare il preservativo e finiscono per litigare su chi deve conservare quel condom usato, lui o lei? Christian diventa paranoico, teme che lei le lo conservi per farsi fecondare, lei gli urla: “Sei stato dentro di me, non pensi di dovermi qualcosa?’”.
The Square procede su una linea sottile  nei confronti dell’arte postmoderna, della gioia ma anche dello sconcerto che suscita, interrogandosi sulla responsabilità dell’artista oggi. Una delle stanze del Museo è riempita con  mucchi di spazzatura e polvere simmetricamente poggiati sul pavimento e che mettono a dura prova quei visitatori che cercano il significato dell’arte, o un’arte di contenuto.
Il protagonista, infine, non è una cattiva persona, solo un uomo in carriera, divorato e ossessionato dal suo lavoro e dal suo ego. Östlund è un esperto decostruttore di personalità, che tende a mettere a nudo nella loro essenza. Gli piace pungere la scorza esterna per personaggi, spesso educata e talvolta pomposa, e far emergere, come nel caso di Christian, insicurezze, fragilità e incrinature. Con in più, qui, una riflessione sull’arte e sulla sua necessità attuale che rende il film particolarmente importante nell’edizione 2017 del festival di Cannes.

Emanuel Levy

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