“JOY”: LA RECENSIONE

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Id. Usa, 2015 Regia David O. Russell Interpreti Jennifer Lawrence, Bradley Cooper, Robert De Niro, Virginia Madsen, Diane Ladd, Isabella Rossellini, Édgar Ramírez Distribuzione Fox Durata 2h e 4′

In sala dal 

28 gennaio

Joy Mangano, mamma single di Long Island, è la giovane donna alla quale tutti nella sua famiglia fanno riferimento, dalla madre che trascorre ore a guardare soap opera, al padre in difficoltà economiche e alla ricerca di nuovi amori, alla sorellastra che la detesta, all’ex marito che non se ne vuole andare di casa, ai due figli piccoli fino alla nonna, l’unica a credere in lei. Decisa a non mettere da parte i propri sogni, Joy sarà la donna che inventerà il “miracle mop”, il mocho che grazie alle televendite, nuovo fenomeno del piccolo schermo, la trasformò in una delle imprenditrici di maggior successo negli States e operò una piccola, ma significativa rivoluzione nel mondo delle pulizie domestiche.

Diretta David O. Russell, grande sostenitore di esuberanti personaggi femminili, per la terza volta dopo Il lato positivo e American Hustle – L’apparenza inganna Jennifer Lawrence (candidata anche all’Oscar dopo la vittoria del Golden Globe) è in Joy la quintessenza del sogno americano, protagonista di una favola moderna su una donna che non ha mai smesso di perseguire i propri obiettivi. La prima parte del film interpretata da una Joy a metà strada tra Cenerentola e la sfortunata eroina di una delle tante soap opera di cui si nutre sua madre, è la migliore, la più vitale e coinvolgente. Tra ex mariti che non vogliono riprendersi la propria libertà, figli, sorellastre, genitori separati e sull’orlo di una crisi di nervi, è tutto un asciugare pavimenti, lavare, strofinare in un caos tragicomico dove ogni personaggio riesce ad esprimere al meglio fragilità, contraddizioni e potenzialità. A differenza dell’eroina disneyana, Joy non vuole un principe azzurro, ma solo l’opportunità di dimostrare al mondo quello che vale. Delusa, tradita, umiliata, Joy saprà reagire trasformandosi in una sorta di pistolero capace di farsi giustizia da sola in una società dominata dagli uomini. Ma è proprio la seconda parte del film, più stiracchiata e incerta, a convincere meno. Raccontando il susseguirsi di truffe e fallimenti, il regista smarrisce il cuore della storia, allentando la tensione e sottraendo forza e un personaggio che giunge al riscatto quasi per inerzia.

Alessandra De Luca