SORPRESE DAL WEB: “ALIENS NIGHT” DI ANDREA RICCA

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ALIENS NIGHT (Italia, 2014)
di Andrea Ricca

alien nightUna bella biologa (Stefania Autuori) si addormenta esausta alla scrivania, dopo un notte di ricerca scientifica al computer. Ma i suoi sogni vengono ben presto turbati da tre brutti piccoli alieni, che si intrufolano in casa sua. Gli alieni hanno intenzione di trasformarla in cavia, per studiare l’anatomia delle specie umana, ma non sanno che la ragazza è tutt’altro che indifesa. Si difende a pugni e calci, sbatte le porte in faccia tramortendoli e, quando proprio se la vede male, estrae da una scatola una pistola, fregandosene del postit pacifista “no violence” che ci sta attaccato sopra. Alla fine sarà proprio l’alieno superstite a ritrovarsi ammanettato al letto, pronto per diventare “materia di studio” della sorridente biologa. Il salernitano Andrea Ricca è un caso unico non solo nell’universo web ma nel cinema italiano: con telecamera e computer crea in solitaria storie fantastiche di pochi minuti che hanno la perfezione di mini-film. Un universo popolato da fantasmi burloni, astronavi aliene in gara di velocità con auto terrestri, archeologi dilettanti che risvegliano guardiani scheletrici, vedove nere giganti e simil-gremlins dispettosi. In perfetto equilibrio fra ingenuità nostalgica per il cinema del passato e ironico disincanto figlio della contemporaneità, i suoi corti, più ancora che per gli effetti speciali ben fatti ed efficaci, incantano per il loro messaggio poetico e simbolico. Ogni storia è infatti l’incontro/scontro fra il fantastico e il reale. Il primo porta meraviglia, avventura, emozione, ma sono sempre gli oggetti comuni della realtà a sconfiggerli e cancellarli. Come succede coi sogni, con l’ingenuità, o con l’infanzia.

INTERVISTA AD ANDREA RICCA

Nato nel 1974 a Napoli ma cresciuto a Salerno, Andrea Ricca si è diplomato al Liceo Artistico e poi laureato in Sociologia. Ha svolto diversi lavori nel campo della grafica, collaborando, dopo una specializzazione in grafica 3D, con diverse aziende, compreso il Giffoni Film Festival. Nel 1998 debutta come autore di cortometraggi, dapprima a sfondo sociale fino a che nel 2008 decide di abbinare la passione per i corti con le competenze nella grafica 3D. realizzando The Guardian. La filmografia di Ricca – sceneggiatore, regista, (spesso) protagonista e autore degli effetti speciali delle sue opere – fino ad ora comprende: Ufo Race (2009), The Furfangs (2010), The Furfang 2 (2011), Spider Danger (2012), The Spooky Ghost (2013) e Aliens Night (2014). I suoi corti hanno ormai raggiunto i due milioni di visualizzazioni, ottenendo recensioni positive su diverse testate cartacee e on line sia italiane che straniere. Nel 2012 ha pubblicato per Dino Audino Editore, il saggio Effetti speciali low budget. Ora sta lavorando a un nuovo corto, Space Monster, in cui una poliziotta deve vedersela con un alieno brutto e cattivo arrivato sulla terra.

Ricca, Partirei da una curiosità tecnica. Sei un caso direi abbastanza raro di artista che fa tutto da solo: scrivi, dirigi, crei gli effetti e spesso sei anche il protagonista. Ma che cosa comporta a livello di tempo e conoscenze specifiche tutto questo?

In media per realizzare un corto impiego una settimana circa per le riprese dal vero e dai quattro ai sei mesi per gli effetti speciali al computer. In effetti sono anche autore delle storie, che rielaboro mentalmente per tutta la durata della lavorazione, spesso non riuscendo bene a staccarmi dal computer quando c’è una scena da finire. E se in diverse occasioni il protagonista sono proprio io non si tratta di egocentrismo, anzi, diciamo più di “disperazione” non trovando al momento qualcuno che volesse aiutarmi in questi corti che anche da girare richiedono una certa pazienza a causa degli effetti speciali da aggiungere dopo. Per quel riguarda appunto le tecniche di computer-grafica che utilizzo si basano su alcuni software abbastanza complessi di grafica tridimensionale, che ho imparato ad usare da autodidatta. Comunque mi considero più un regista amatoriale di corti, con qualche competenza nel 3D, che un esperto di effetti speciali.

Anche se sono il frutto della tecnica di oggi, i tuoi corti sono un omaggio, al contempo struggente e ironico, al cinema fantastico del passato, con citazioni esplicite, come sottolinei nel tuo sito, a Ray Harryhausen, alla fantascienza anni ’50 o alla Disney anni ’30. Da cosa nasce questa nostalgia?

alien nightIn realtà sono figlio del mio tempo e il mio regista preferito rimane Steven Spielberg, autore di grandi fiabe che si basano sugli schemi universali della narrazione e partendo dal genere diventano “mainstream” per tutti. E, un corto come The Furfangs vorrebbe nelle mie intenzioni riportare l’atmosfera di quei film di fantascienza anni Ottanta con i quali sono cresciuto, pieni di ironia e di speranze. Però è vero che c’è una certa nostalgia per il cinema del passato nei miei corti e credo che provenga dal fatto che nel loro essere più ingenui e manichèi e per questo rassicuranti, fossero anche più essenziali, ma soprattutto pieni di idee. Seguivano una regola della narrazione hollywoodiana che si è un po’ persa nel tempo e cioè: ogni scena dovrebbe essere funzionale a portare avanti la trama, senza soffermarsi su sequenze dal solo contenuto estetico. Forse un po’ del favore che i miei corti hanno riscontrato proviene proprio dal fatto che sono basati su una precisa struttura narrativa (introduzione, inizio del viaggio, punto di morte, climax finale) e così danno allo spettatore la sensazione di avere visto un mini-film con un suo inizio, uno svolgimento ed una conclusione ben percepibili.

Hai superato il milione di visualizzazioni, ricevuto critiche positive di riviste italiane e straniere, perfino i complimenti della Hammer. Come vivi questo successo on line?

Certo ottenere un’intera pagina su Ecran Fantastique per il mio primo corto The Guardian è stata una splendida sorpresa e mi ha incoraggiato a continuare su questa strada. Così come mi ha riempito di orgoglio il commento su Aliens Night della Hammer Film: «Congratulations! It’s a very impressive piece of work, and the special effects are great throughout ». Per non parlare di quello che è accaduto con Spider Danger: l’ho realizzato completamente da solo, piazzando la telecamera e riprendendo me stesso, poi aggiungendo le creature al computer. L’ho messo in rete e ha raggiunto 900 mila visualizzazioni. Ed è vero, le recensioni sono state tante ed alcune pregevoli.

Ma che significa tutto questo?

La mia esperienza prova che esiste un pubblico potenziale, ma io continuo ad essere un outsider, che non riceve proposte dal cinema “vero”. Negli Usa, a parte recensioni positive, non è facile contattare le case di produzione. Insomma: tutto fumo e niente arrosto. La mia speranza è che in Italia venga fuori qualche produttore che voglia veramente, per propria passione sincera e personale, affrontare il ritorno del “genere”, provarci a scommettere. Io sono pronto.

Stefano Lusardi

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