SPIKE LEE, CHRIS ROCK, GLI OSCAR 2016: LA STATUETTA DELLA DISCORDIA

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#OscarSoWhite: a pochi giorni dalla diramazione della Nomination agli Oscar 2016 la polemica sulle candidature (per il secondo anno consecutivo!) esclusivamente ”bianche” ha acceso gli animi nel mondo del cinema. Come testimoniano le ferventi parole del regista Spike Lee

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Il post #OscarSoWhite sul profilo Instagram di Spike Lee.

Inutile stare a ripetere tutti i nomi, da Leonardo DiCaprio ad Alicia Vikander, fino a Sly Stallone e Cate Blanchet, i venti attori candidati agli Oscar 2016 sono tutti bianchi. Per il secondo anno consecutivo. La questione, che puntualmente vuole la commissione dell’Academy troppo sbilanciata verso i così detti ”wasp”, si è riaperta quest’anno, attraverso l’hashtag #OscarSoWhite, che infuria tra Twitter, Facebook ed Instagram. Proprio sul social fotografico sono arrivate le parole più dure, ovvero quelle di Spike Lee, che senza mezzi termini accusa l’Academy di preferire interpreti bianchi. Il regista di Inside Man, da sempre attivo per la difesa delle uguaglianze razziali negli States, ha infatti postato una foto del reverendo Martin Luther King con sotto un lungo testo che spiega le ragioni per cui, il prossimo 28 febbraio, non salirà sul palco del Dolby Theatre per ricevere l’Oscar alla Carriera.

“Vorrei ringraziare il Presidente Cheryl Boone Isaacs e The Board Of Governors Of The Academy Of Motion Pictures Arts And Sciences per avermi riconosciuto un Oscar onorario a novembre. Vi sono molto grato. Però mia moglie Tonya Lewis Lee e io non parteciperemo alla Cerimonia degli Oscar a febbraio. Non possiamo partecipare e non vogliamo mancare di rispetto ai nostri amici, al presentatore Chris Rock e al produttore Reggie Hudlin, al Presidente Isaacs e all’Academy. Però, per il secondo anno consecutivo, tutti i 20 candidati alle categorie della recitazione sono bianchi. Come è possibile? Per non parlare delle altre categorie. 40 attori bianchi in due anni. Non sappiamo recitare? WTF!! Non è una coincidenza che sto scrivendo nel giorno in cui celebriamo il 30° Anniversario del compleanno del Dottor Martin Luther King Jr. Il Dottor King ha detto “Verranno tempi in cui un uomo dovrà prendere una posizione che non è prudente né politica né popolare, ma dovrà agire perché la coscienza gli dice che è giusto”. Per troppe volte, quando le nomination vengono annunciate, il telefono del mio ufficio squilla perché i media che chiedono la mia opinione sulla mancanza di afro-americani e quest’anno non è stato diverso. Per una volta (forse) vorrei che i media chiedessero ai nominati bianchi e agli studios come si sentono al riguardo. Se qualcuno lo avesse già fatto e mi è sfuggito, me ne scuso. Tra l’altro, gli Academy Awards non sono il “vero” luogo in cui combattere questa battaglia. La battaglia è negli uffici degli studios di Hollywood e i quelli delle televisioni. E’ lì che viene deciso tutto. Sono loro che hanno il diritto di dare la luce verde. Come il grande attore Leslie Odom Jr. canta nel musical di Broadway HAMILTON, “Voglio essere nella stanza dove accade”. La verità è che finché non saremo in quelle stanze, le nomination agli Oscar resteranno bianche”.

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Uno degli esclusi: Michael B. Jordan, protagonista di Creed.

Le parole del regista, prima dosate e poi bruscamente accese non solo contro l’Academy ma, allungando il raggio, contro tutto lo show-biz di Hollywood, erano ampiamente preventivate, dopo la diramazione delle Nomination, che hanno lasciato fuori nomi black quasi certi di essere in lizza tra i candidati (anche se, proprio nelle ultime ore, è arrivato il chiarimento del regista, specificando che in nessun modo vuole farsi portabandiera della polemica e che, semplicemente, lui ha declinato l’invito alla serata di premiazione). Tra gli esclusi spiccano Will Smith, applauditissimo in Zona d’Ombra – Concussion, Michael B. Jordan in Creed, il tarantiniano Samuel L. Jackson di The Hateful Hight e Idris Elba di Beasts of No Nation. Il punto, infatti, è che la polemica non è futile o capricciosa (come spesso le polemiche sanno essere), bensì basata su un dato di fatto tangibile, concreto: gli attori esclusi erano tra i favoritissimi ad essere nominati e, soprattutto per Michael B. Jordan e Will Smith, la ”sorpresa” di non vederli nella lista è stata alquanto grande. Prima delle parole dell’Academy sull’accaduto – che sono arrivate per bocca di Cheryl Boone Isaacs, presidentessa dell’Academy of Motion Picture Arts & Sciences – alla (fin ora) pacifica sommossa si sono aggiunti, oltre Spike Lee, anche diversi e importanti volti del cinema a Stelle&Strisce. Lo sdegno, via Twitter, è arrivato forte da Jada Pinkett Smith (anch’essa ipotizzando un boicottaggio); poi da Will Packer, produttore di Straight Outta Compton e anche da George Clooney, che sottolinea un’involuzione e uno scarso utilizzo dei neri in film di qualità.

La lettera di Cheryl Boone Isaacs, diramata tramite l'account Twitter dell'Academy.
La lettera di Cheryl Boone Isaacs, pubblicata tramite l’account Twitter dell’Academy.

Dicevamo del ”chiarimento” dell’Academy. Le ”scuse”, che poi assomigliano tanto ad un’ammissione (in senso lato) di colpa, sono arrivate da Cheryl Boone Isaacs che, anch’essa donna afroamericana, ha redatto una lettera, diffusa tramite social dall’Academy, in cui si dichiara profondamente frustrata dalla situazione e che nei prossimi giorni si rivedranno i criteri di ammissione dei nuovi membri della commissione. Sta di fatto che anche quest’anno gli Oscar si porteranno dietro una lunga scia di polemiche e di proteste, facendo tornare alla mente lo ”storico” boicottaggio di Marlon Brando, che nel 1973 mandò al suo posto la nativa americana Sacheen Littlefeather a ritirare il premio vinto per Il Padrino e, diversi anni indietro, precisamente nel ’36, quello di Dudley Nichols, sceneggiatore de Il Traditore di John Ford, che disertò il palco per motivi sindacali contro le tanto discusse major. Adesso, con l’hasthag #OscarSoWhite che imperversa tra addetti ai lavori e pubblico sdegnato, non resta che capire come Chris Rock, presentatore della serata, affronterà lo spinoso tema. Noi, conoscendo la sua lingua lunga (e cattivissima), un’idea ce l’abbiamo. E, di certo, non piacerà alla tanto radicale e impolverata Academy.

Damiano Panattoni

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