“YOUTH – LA GIOVINEZZA”: LA RECENSIONE!

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Youth Svizzera/Gran Bretagna/Italia, 2015 Regia Paolo Sorrentino Interpreti Michael Caine, Rachel Weisz, Jane Fonda, Harvey Keitel, Paul Dano Produzione Indigo Film, Medusa Film, Barbary Films, Pathé, Number 9 Films, C-Films Distribuzione Medusa Durata 1h e 59′

In sala dal

20 maggio

Amici di lunga data e consuoceri, Mick (Harvey Keitel) e Fred (Michael Caine), ormai alla soglia degli ottant’anni, trascorrono insieme una vacanza in un elegante hotel ai piedi delle Alpi, in Svizzera, osservando la vita con tutti i suoi complessi meccanismi in un microcosmo in cui convergono anche un attore che si prepara a un nuovo ruolo (Paul Dano, che sembra Johnny Depp), Miss Universo (Madalina  Ghenea), l’attrice feticcio di Mick (Jane Fonda), un calciatore a immagine e somiglianza di Maradona, uno scalatore e una serie di altri eccentrici e misteriosi personaggi.

Una riflessione sul tempo, sul nostro rapporto con il presente, il passato, ma soprattutto il futuro. Il tempo che abbiamo vissuto, quello che attraversiamo e quello che ancora ci resta. Il tempo fotografato e restituito dal cinema, il tempo che scandisce la musica, il tempo che regola anche le prestazioni sportive. Tutti i personaggi del film di Sorrentino hanno un rapporto particolare con il tempo, a partire dai protagonisti, un regista e un direttore d’orchestra. Il primo lavora con un gruppo di sceneggiatori quello che vorrebbe fosse il suo film testamento, il secondo invece ha deciso di ritirarsi dalle scene, anche la regina Elisabetta lo invita a dirigere la sua Simple Song a corte (fatto realmente capitato a Riccardo Muti). I due anziani artisti commentano confusione e crisi dei rispettivi figli, scavano nella memoria, passano in rassegna pentimenti e rimpianti, osservano divertiti i bizzarri rapporti tra gli altri ospiti, discutono con ironia, irriverenza e nostalgia di emozioni, amori, pulsioni, desideri perduti e quelli che ancora bruciano sotto la cenere. Un film non solo personale (c’è forse un film di Sorrentino che non lo sia?), ma soprattutto intimo, dotato della stessa visionarietà che caratterizza tutto il cinema del regista napoletano sin dal primo film, tra ambienti che tendono alla rarefazione e situazioni che si tingono di surreale, leggerezza e disincanto. Secondo un ritmo interno che a volte si accorda alla musica classica che ascoltiamo, a volte sembra seguire una partitura jazz fatta di improvvisazioni e improvvisi scarti.

Il futuro come grande occasione di libertà di fronte al quale gli atteggiamenti possono essere diversi. Fred nutre un’amorevole distanza dalle cose che gli garantisce non certo la felicità, ma la quiete. È vaccinato dalle delusioni e moderato nelle passioni, mentre per Mick è sempre una questione di vita o di morte.   Venduto in 75 paesi e in uscita oggi nelle nostre sale, il film è dedicato a Francesco Rosi, regista di riferimento per molti autori italiani e americani, ma anche inconsapevole ispiratore di questo film.  Una sera a cena l’anziano regista rievocava con un amico un amore comune ed è così che per Sorrentino tutto è cominciato.

Alessandra De Luca