Sempre più intrighi, più segreti, più incomprensioni, sentimenti inaspettati e sviluppi imprevedibili. È l’affresco che attende tutti i membri della grande famiglia Ristuccia al centro della seconda stagione di A casa tutti bene, la serie Sky Original diretta da Gabriele Muccino e scritta insieme a Barbara Petronio, Camilla Buizza, Gabriele Galli e Andrea Nobile.
Dopo il cliffhanger della prima stagione, la seconda riparte dal tentativo disperato dei suoi protagonisti, Alba (Laura Morante), Carlo (Francesco Scianna), Paolo (Simone Liberati), Sara (Silvia D’Amico), Riccardo (Alessio Moneta), Diego (Antonio Folletto) e Ginevra (Laura Adriani), di afferrare la felicità o anche solo il bandolo della matassa delle loro vite. Ma che, come nelle migliori tragedie greche e nelle famiglie più disgraziate della grande letteratura, sembra inesorabilmente sfuggire.
«Già girando la prima stagione ho iniziato a pensare molto a quale sarebbe stata l’evoluzione di quei personaggi» racconta a Ciak Muccino. «Avevo già messo in cantiere i plot principali della seconda. Gestire così tanti personaggi in sceneggiatura non è semplice: sono 9 cavalli che partono ai nastri di partenza inseguiti dai leoni. C’è furia, nevrosi, disperazione. È una serie che va ad uccidere la famiglia. La famiglia ne esce male perché strutturata su fondamenta che non sono forti. I demoni del passato raccontati nella prima stagione continuano a fare ombra sui personaggi il cui destino è controllato da un subconscio manomesso quand’erano giovani. Sono ex bambini cresciuti in modo difettoso».
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I legami famigliari sono un topos universale ritrovabile in tutto il cinema mondiale. Alla domanda come vedrebbe una versione internazionale di A casa tutti bene, Muccino risponde: «Sarebbe interessante, forse sarebbe meno ‘calda’, perché il nostro modo mediterraneo di verbalizzare le emozioni non è lo stesso degli anglosassoni. Loro verbalizzano meno, ma implodono di più. Hanno altre cose. Noi abbiamo un’arma di salvezza propria dei popoli mediterranei che è quella del confronto verbale e fisico. È una salvezza per lo spirito, perché non mette il tappo sull’emotività evitando altre deviazioni dell’animo che potrebbero essere pericolose». E aggiunge: «Quando feci il film avevo pensato di farne una versione americana. Penso che sia una narrazione potenzialmente internazionale. Comunque, non so se mai si farà, non so quali attori ci potrei vedere. Forse per Carlo Ristuccia mi viene in mente Hugh Jackman!»