Le movenze di un front man consumato e insieme l’emozione di un esordiente, una presenza scenica quasi da attore di cinema e parole mai banali, spesso addirittura ingenue, a raccordare il racconto per immagini e musica della sua vita non solo artistica.
È uno spettacolo che sembra un film, davvero a tutto tondo, quello che ieri Lauro De Marinis, in arte Achille Lauro, classe ’90, ha regalato alla sua Roma e al suo pubblico, un evento la cui attesa, salita pian piano e non solo in città, ha stupito anche i più smaliziati manager dello showbiz. Lui lo ha interpretato nell’unico modo che conosce: restando se stesso, con la sua sfacciata cadenza romana usata per raccontare concetti a tratti persino teneri, il dolore di essere giovani senza riferimenti certi, la ribellione, l’amore al tempo del disorientamento, la voglia di riscriversi da solo le regole.
Lo spettacolo è partito con uno dei brani più attesi, Amor, tratto dall’ultimo album, Comuni mortali, canzone ascoltatissima e dichiarazione d’amore alla sua città. Come a dire: “Sono qui, non vi faccio aspettare per sentire questa canzone. E’ il mio omaggio a voi”.
E Roma è ovunque nello show: nelle parole delle sue canzoni, negli archi delle rovine romane del Colle Palatino che “osservano” il grande stage, nei riferimenti culturali e musicali – tanti – che Lauro dimostra di avere presenti con il cantautorato della Capitale. E’ la città dove è cresciuto tra tormenti ed eccessi, trovando nella musica e nella scrittura il suo riparo e la sua salvezza, e che l’hanno reso l’artista di oggi più vicino ad essere considerato erede possibile di quel grande cantautorato italiano. E il concerto di ieri lo ha dimostrato.
Lo show è coinvolgente: ventinove brani, tutti riarrangiati, passando dal pop al rock sfrenato di Rolls Royce e Maleducata, al romanticismo di Incoscienti giovani, la canzone di Sanremo 2025, senza dimenticare i brani dei primi anni, come il brano di chiusura, la bellissima 16 marzo. Perché Achille è così: una rock star coraggiosa, sfrontata, che non nasconde di ispirarsi ai grandi, da Vasco ai Queen (“Sono stato a vedere Vasco – ha raccontato ieri alla stampa – e quella sua capacità di trasformare i suoi concerti in un rito collettivo à bellissima, un modello a cui ispirarsi”), ma nello stesso tempo anche un cantautore pieno di tenerezza, romantico, a tratti persino timido quando, per contrappasso, solca il palco in doppiopetto bianco, come ripercorrendo i tanti film Usa sulla malavita degli anni ‘30. Restando sempre padrone del palco e della scena, riuscendo ad interpretare ogni pezzo con una intensità e una carica emotiva davvero uniche.
Ed è anche un cantautore che ha presente la lezione del cinema e dell’importanza delle immagini nel racconto di come si vive, di come si ama, di ci si sente, di come si ricordano le cose. E lo show di ieri ha dimostrato anche questo: Achille, dopo a svolta “visual” di alcuni anni fa, affida a effetti più sobri l’illustrazione delle sue canzoni, ma non rinuncia al potere delle immagini: il pubblico lo vede muoversi sul palco vestito di rosso, mentre i grandi schermi lo restituiscono in un bianco e nero che appare subito adeguato alla solennità del momento: il suo primo grande show in una arena carica di storia come il Circo Massimo, nella sua Roma, che mostra di adorarlo ed e’ anche pronta sostituirsi a lui, quando dal palco lui dice: “Fatemela godere questa canzone, cantatela voi”.
Nel complesso, la prima delle due tappe romane (la seconda sarà domani. primo luglio con ospite Antonello Venditti, maestro di riferimento di Achille), entrambe sold out, è stata uno show degno degli anni della contaminazione tra musica e cinema, con coloratissimi effetti pirotecnici a mescolarsi, appunto, al bianco e nero sugli schermi, ai mille vivacissimi colori del palco, ai tanti cambi di look e ai primi piani, che a tratti donavano al pubblico, variegato nella composizione demografica (perché Lauro ha anche la caratteristica di piacere a tutti ,dai giovanissimi agli over 60) un’atmosfera quasi da cinema romantico, con un saliscendi di atmosfere che è andato dal rock più duro, (non solo Rolls Royce, ma anche Maleducata) alla più intimista Cristina, dedicata alla figura della madre.
A fine concerto arriva la “sorpresa” preannunciata sui social, “qualcosa che sogno da quando ho 10 anni, sta per avverarsi”: e dopo la proiezione di un video che ripercorre la sua carriera, l’artista annuncia il suo primo concerto in uno stadio, il “suo”: 10 giugno 2026 all’Olimpico di Roma. “Non c’è cosa migliore che annunciare il mio primo stadio qui a Roma, con la mia gente, e voi, la mia famiglia”. E nel backstage ha raccontato. “Il 2026 sarà dedicato ai live, mi concentrerò sulla costruzione del concerto”, a condizione che “sia fatto bene, senza fretta, e con la musica giusta”.
I biglietti per lo stadio saranno disponibile a partire dalle ore 14 del 4 luglio. I presenti ieri girano della possibilità di acquistarli in anteprima già a partire da oggi , sempre ore 14. Un regalo che Lauro ha voluto fare al suo pubblico più fedele.