Air, in alto, sempre più in alto

Ben Affleck dirige e interpreta Air – La storia del grande salto, in cui racconta come un paio di scarpe hanno cambiato il mondo. Al suo fianco l’amico di sempre Matt Damon e un cast da All Star Game.

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«Anche i repubblicani portano le scarpe da ginnastica». Lo disse Michael Jordan nel 1990, per giustificare il suo mancato supporto al candidato democratico e afroamericano alle elezioni per il congresso nel suo distretto natale della North Carolina. Una frase che scatenò roventi polemiche attorno a His Airness, ma che non avrebbe potuto dire senza l’esistenza delle Nike Air Jordan, le sneakers che hanno fatto la Storia.

Un modello di scarpe celebrato in film di culto, come in Fa la cosa giusta, in cui John Savage sporca con la ruota della bicicletta le Air Jordan nuove fiammanti di Giancarlo Esposito. E proprio Spike Lee diresse una serie di commercials con protagonista MJ per pubblicizzare le sue scarpe miracolose.

Nel corso degli anni le diverse declinazioni di queste calzature sono diventate pezzi da collezione pregiatissimi, come raccontato nel documentario One Man and His Shoes – Le scarpe della leggenda, con risvolti anche drammatici, dato che visto il valore dell’oggetto ci sono molti casi di aggressione e addirittura omicidio legati al furto delle stesse. Oppure Unbanned, che racconta di come queste scarpe fossero state inizialmente bandite dall’NBA, salvo poi essere reintegrate. Persino Jeff Goldblum nella sua serie per Disney+ ha seguito le orme delle Air Jordan.

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Adesso è arrivato il momento di Ben Affleck, che torna dietro la macchina da presa tre anni dopo la sua bella prova attoriale nel film della sua rinascita artistica e umana, The Way Back, guarda caso la storia di un ex talento del basket dalla vita spezzata. Affleck ha dimostrato il suo talento registico sin dal suo esordio, il teso noir Gone Baby Gone, seguito dal crime The Town e poi da Argo, che vinse l’Oscar come miglior film e per cui avrebbe meritato una candidatura personale che non arrivò.

L’ultimo film diretto da Affleck è stato La legge della notte (2016) fragoroso fiasco che segnò l’inizio della sua depressione, amplificata dalla terribile esperienza vissuta sul set di Justice League.

L’esperienza con Zack Snyder e Joss Whedon è stato uno dei molti argomenti toccati da Affleck nel corso di una magnifica intervista esclusiva rilasciata all’edizione americana di The Hollywood Reporter, un flusso di coscienza appassionante che fa ben capire il talento narrativo di questo oggi splendido cinquantenne.

Esattamente quello che serviva per raccontare la storia di come la Nike riuscì ad accaparrarsi una giovane stella del basket destinata a dominare l’NBA per oltre dieci anni. Come lo stesso Jordan ha svelato in The Last Dance, il documentario Netflix sulla storia dell’ultimo campionato vinto con i Chicago Bulls, la sua prima scelta era in realtà un altro fornitore tecnico. Ma Phil Knight, fondatore della Nike (interpretato dallo stesso Affleck) e soprattutto Sonny Vaccaro, uno dei commerciali dell’azienda con una grande competenza in questioni cestistiche, avevano capito che quel ragazzo che giocava nella squadra della University of North Carolina avrebbe fatto volare l’azienda.

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Air è un film su Michael Jordan, ma senza di lui.

«Perché è troppo grande» ha spiegato lo stesso Affleck proprio a THR. «Esiste, è nella storia, ma non è possibile dire “quello è Michael Jordan”, perché non lo è. Ho pensato che avrebbe funzionato meglio far portare al pubblico nel film tutto ciò che pensa e ricorda di lui, e cosa ha significato per ognuno di loro».

Air è il primo film prodotto dalla Artists Equity, società fondata con l’amico Matt Damon, che nel film interpreta Vaccaro. La filosofia dell’azienda è semplice. «Ognuno della troupe partecipa ai profitti del film» ha spiegato Affleck. «In questo modo i costi sono contenuti e i guadagni molto maggiori per tutti. La troupe di Air, alla fine dei conti, sarà quella con il miglior salario della storia». Affleck ha la carica di amministratore delegato, Damon dirige la parte creativa «perché è meglio che di conti e fogli Excel se ne occupi Ben».

Che però non rinuncia a recitare e soprattutto dirigere un cast di grandi talenti come Jason Bateman (Rob Strasser, l’allora direttore marketing della Nike che diede fiducia all’intuizione di Vaccaro), Chris Tucker (Howard White, altra figura chiave nella trattativa, oggi vice-presidente del marketing sportivo del brand Jordan per Nike), e naturalmente Viola Davis. L’attrice premio Oscar interpreta Deloris, la mamma di Michael, scelta per il ruolo direttamente dal…figlio.

È stato proprio Jordan, infatti, a chiedere (se così si può dire…) ad Affleck di scritturarla. E dopo avere parlato con il campione, Ben ha capito che il suo ruolo nella storia doveva essere centrale, con grande soddisfazione della stessa Davis. «Le madri sono le figure più importanti nella vita di chiunque, quindi sono stata molto lusingata e profondamente commossa quando mi è stato proposto il ruolo. Conosco Michael Jordan ma non sapevo che Deloris avesse strappato l’accordo per la percentuale sulle vendite. Il suo intuito e il suo farsi valere nelle trattative, che so essere la parte più difficile del lavoro, la rende una donna incredibile».

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Dopo avere chiuso a sorpresa il SXSW, il festival che da Austin sta facendo traballare la leadership del Sundance, Air – La storia del grande salto è arrivato nelle sale italiane il 6 aprile distribuito da Warner Discovery, grazie all’accordo che la major ha con la MGM e di conseguenza con Amazon Studios che ha acquistato lo storico marchio hollywoodiano.

Nel lungo weekend pasquale il film ha incassato 1,3 milioni di euro in Italia e oltre 30 nel mondo, e deve ancora debuttare in molti importanti territori. Comunque vada, sarà comunque una plusvalenza per Amazon Studios, prova generale di un nuovo modello di business per le piattaforme, quello che prevede un primo passaggio in sala per ottimizzare i costi di produzione e acquisizione dei prodotti.

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Inoltre, sebbene sia ancora lontana, Air può già da subito essere considerato uno dei protagonisti della prossima Award Season. D’altronde, a MJ non è mai piaciuto solo partecipare. A lui piace vincere. Con l’ultimo tiro. Sul suono della sirena.