Bassifondi, tutto sul film di Trash Secco e i D’innocenzo stasera in tv

I due gemelli sono co-sceneggiatori di un'odissea nella Roma meno vista

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Le curiosità di Bassifondi

Chi sono i due protagonisti

Romeo è alto e molto magro, un po’ claudicante, certamente la parte più debole e remissiva della coppia. Fortemente soggetto alle ingiurie e ai comandi del partner, cerca di assecondarlo sempre, fino a compiere azioni che vanno contro la propria natura, loquace e fondamentalmente buona. A differenza di Callisto, Romeo ha una famiglia che lo ha abbandonato quindi vive in un eterno e straziante senso di colpa e di inadeguatezza. Verso la fine della storia si ammalerà per motivi sconosciuti, ribaltando così i ruoli e rendendo l’amico, prima così duro, molto premuroso nei suoi confronti.

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Callisto è basso e con la faccia piena di imprecisioni, la parte attiva del gruppo, il Dionisiaco per eccellenza. Pieno di iniziativa, cerca incessantemente di riportare le situazioni in proprio favore. Anche se fallimentare perché distruttivo, con la sua carica di energia negativa riesce sempre a creare scompiglio e a rendere le situazioni in fondo imbarazzanti e catastrofiche. Sboccato e irruento, si prenderà cura dell’amico quando si accorgerà che sta male, cercando di sminuire il tutto per andare avanti, come fa sempre, facendolo soccombere al suo nefasto destino. Nonostante il suo amore per lui, si accorgerà che non è affatto in grado di curarlo e così, preso dai sensi di colpa, lo raggiungerà nel fondo del Tevere, in un ultimo romantico abbraccio.

Gabrile Silli e Romano Talevi, Bassifondi

La Roma dei Bassifondi

Una Roma “oscura e dai colori acidi, di un giallo acre quasi tendente al verde muffa, come in decomposizione cromatica, amara da digerire per i personaggi e per gli occhi dello spettatore, condita di personaggi rozzi, brutti, sciatti, che di riflesso incidono nella miseria esistenziale dei due barboni che le orbitano dentro“, la descrive Trash Secco nella sua presentazione del film. Un “paesaggio arido, folle e tragico” nel quale trova spazio “un finale commovente, che ci rende quasi colpevoli di aver giudicato con il nostro sguardo quello che vedevamo, riuscendo invece ad empatizzare con i nostri due senzatetto“.

 

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