“Inception” a Coachella? La nostra opinione

0

Una delle sorprese del festival di Coachella? L’esibizione di Hans Zimmer. E se fosse un punto di non ritorno per la musica da cinema?

Sia per immaginario che (soprattutto) per infinita pigrizia, siamo abituati a pensare al compositore di musica da cinema come una figura sempre chiusa dentro una stanza o uno studio, costantemente accompagnata unicamente dalla propria solitudine. Vero, ma solo in parte. Negli ultimi anni infatti sono sempre più i casi di autori di colonne sonore usciti dalle loro stanze e pronti a esibirsi dal vivo, con veri e propri tour, vedi Ennio Morricone ovviamente, ma anche il recente La musica è pericolosa di Nicola Piovani. Il problema però è che, italiani e stranieri, tendono sempre a rimanere ancorati a un ambito più o meno classico, tra teatri, auditorium e con un pubblico più o meno sempre simile. Per questo motivo l’approdo, e il trionfo, di Hans Zimmer all’ultimo Coachella ha un significato particolare perché assistere alla messa in scena di una partitura durante un festival pop di quelle proporzioni – e in un cartellone che ospita Lady Gaga e Kendrick Lamar – potrebbe rappresentare un importante punto di non ritorno per la musica da cinema.

Durante il suo set, accompagnato da un’intera orchestra e dal chitarrista inglese Nile Marr (figlio di Johnny Marr, ex chitarrista degli Smiths), Zimmer ha risuonato alcuni dei suoi lavori più celebri, dal tema de Pirati dei Caraibi a Il Gladiatore, da Il Cavaliere Oscuro a Il Re Leone, duettando perfino con Pharrell Williams su (con cui ha collaborato per Il diritto di contare) e aprendo l’evento con uno dei capolavori scritti per Nolan, ovvero Inception, di cui il compositore tedesco ha proposto in rapida successione due brani: Dream is Collapsing e Mombasa. Il risultato? Migliaia di persone non proprio a loro agio con la musica da cinema, affascinate da brani lunghi dieci minuti e da un suono potente a metà strada tra un gruppo prog e un rave orchestrale. «Perché l’ho fatto?», ha spiegato Zimmer al Los Angeles Times, «in realtà non ne avevo alcuna intenzione, ma un giorno Johnny Marr (che suonava sullo score di Inception, nda) e Pharrell mi hanno consigliato di portare la mia musica fuori dal mio studio, di guardare in faccia la gente, cercare il pubblico. E avevano ragione: dopo tanti anni trascorsi nel mio studio mi è venuta voglia di vedere se la musica che ho scritto importa davvero a qualcuno».

Dal boato del pubblico del Coachella sembrerebbe davvero così e l’operazione di Zimmer – che il 29 giugno sarà anche in Italia, a Milano, al Forum di Assago per il primo concerto italiano in carriera – potrebbe finalmente ampliare il bacino d’utenza di un genere musicale tanto meraviglioso quanto spesso obbligato a legarsi sempre e comunque alle immagini. Uno spostamento di pubblico che negli ultimi anni sta avvenendo anche grazie alla commistione di autori classici con autori di altra derivazione, vedi Junkie XL o Mica Levi, Max Richter oppure Apparat usato anche dal nostro Mario Martone. «Per questi concerti però ho deciso di non proiettare immagini dei film», ha spiegato Zimmer, «perché altrimenti sarebbe stato come riportarli al cinema. Ho pensato più a allestire una sorta di festa tra amici, come quando inviti qualcuno a casa e finisci per suonare qualcosa». In attesa dell’evento italiano, rimane una domanda: Zimmer a Coachella può davvero cambiare le carte in tavola o era solo un evento unico nel suo genere? Staremo a vedere.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here