Animali Notturni, Jake Gyllenhaal: «Ho cominciato a leggere la sceneggiatura di notte, da solo, non riuscivo a smettere»

Il film andrà in onda questa sera su Iris

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Tra il Texas e Los Angeles: Jake Gyllenhaal racconta il viaggio con Tom Ford per Animali Notturni.

«Ho cominciato a leggere la sceneggiatura di notte, da solo. E, pagina dopo pagina, non riuscivo a smettere». Era cominciato quasi per caso, prima una mail, poi lo script, e settimana dopo settimana la proposta di Tom Ford a Jake Gyllenhaal ha cominciato a tramutarsi in un’ossessione. Dopo essere diventata un film, Animali Notturni, per noi di Ciak uno dei titoli più sottovalutati usciti al cinema l’anno scorso, ignorato dagli Oscar (una sola nomination per l’enorme sceriffo di Michael Shannon) e solo trenta milioni di dollari al botteghino, adesso l’opera seconda di Ford arriva in Dvd e Blu-ray per Universal Pictures, con anche una buona dose di extra, tra cui un lungo Making of e uno speciale sull’estetica del regista stilista. «Per me è un’opera che parla d’amore, del vero amore, di quello che ti spezza il cuore», continua Gyllenhaal, «e da questo punto di vista è un film che mette paura: quando a un certo punto della tua vita ti guardi indietro e inizi a farti domande, cominci a avere rimpianti e rischi che tutta la tua esistenza venga messa a soqquadro. Animali Notturni è anche una metafora di tutto questo».

Ma com’è stato interpretare due ruoli per uno stesso film? 

«Una sfida, perché se Edward Sheffield era l’uomo che il personaggio di Amy Adams amava e poi ha deciso di lasciare, l’altro mio ruolo, Tony Hastings, è una sorta di proiezione che la stessa Amy fa di Edward, di come è invecchiato, di cosa sta facendo. Non è reale, è una sua immagine».

Proprio nel personaggio di Tony, nella sua reazione alla violenza, c’è una riflessione sulla mascolinità, su ciò che ci si aspetta da un uomo….

«Tony non crede nella violenza. Non sa usare una pistola, non sa fare a pugni, è passivo rispetto a tutto quello che accade perché non ha gli strumenti per difendersi, anche nell’uso del suo corpo. Crede che agire a cuore aperto, agire in maniera spontanea salverà la sua famiglia, ma è solo ingenuo perché accade esattamente il contrario. Crede che sia sufficiente amare la propria famiglia, non proteggerla o difenderla. Da questo punto di vista c’è un parallelismo con la storia d’amore fuori dal libro: anche Edward crede che basti amare Susan per non perderla. Non è così…». 

 

I suoi due ruoli sono molto cupi, anche pesanti: Tony subisce atrocità psicologiche di ogni tipo. Come fa a togliersi di dosso tutto questo una volta finito il film?

«In realtà parte di tutti i personaggi che interpreti rimangono con te. Amo molto tutto il periodo prima della riprese di un film. A teatro quella fase finisce nelle prove che fai, mentre al cinema è del tempo in cui stai da solo e fai ricerche, capisci chi è il tuo personaggio, gli dai forma, studi dei particolari che diano credibilità. E ogni volta, a ogni film, c’è sempre qualcosa che finisce nella mia vita reale, che nutre quasi la mia vita da essere umano».  

Quindi per Animali Notturni ha esplorato la sua parte più debole…

«In un certo senso è così. Tendo ad essere una persona molto fisica, a reagire molto, qui invece dovevo essere molto passivo. Così ho cercato di esplorare i miei aspetti più deboli, sì, i momenti in cui esito, in cui tendo a non esprimermi, a fare un passo indietro. Ho chiesto a Tom (Ford, nda) se potesse essere quella la direzione, ma per un attore è difficile sapere che è la strada giusta da percorrere fino a quando non sei arrivato alla meta». 

Com’è Ford sul set?

«Un regista che lavora molto e che crede nell’etica del lavoro duro, nel rimanere sul set fino a quando non è abbastanza. E ha ragione, è la stessa cosa che penso io. Ogni volta che scelgo un ruolo, un film, mi chiedo se tutti quelli coinvolti saranno in grado di crederci come ci credo io. E allora accetto. Oppure rifiuto».

Per Animali Notturni è tornato a Los Angeles..

«Ed è stato meraviglioso svegliarsi ogni mattina in California. Ormai vivo a New York e quindi avere l’opportunità di girare non uno, ma addirittura due film a Los Angeles in poco tempo, prima Lo sciacallo e poi Animali Notturni, è stata una fortuna. I miei genitori (il regista Stephen Gyllenhaal e la sceneggiatrice Naomi Foner, nda) vivono lì, quindi ho potuto trascorrere anche un po’ di tempo con loro».

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