“Don’t Say Gay”, la protesta della comunità LGBTQIA+ verso la Walt Disney Company si intensifica

Scioperi della comunità LGBTQIA+ della Walt Disney Company (TWDC) in risposta al disegno di legge "Don’t Say Gay" presentato dal governatore dello Stato della Florida.

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Di fronte all’avanzare della legge definita “Don’t Say Gay” (“Non dire gay”) proposta in Florida, la comunità LGBTQIA+ della Walt Disney Company (TWDC) intensifica le proteste verso Compagnia. Pianifica una settimana di scioperi di persona e virtuali in risposta a quella che chiama una reazione “apatica” da parte della TWDC e del CEO Bob Chapek rispetto al disegno di legge.

Nei giorni scorsi i dipendenti della Disney, una delle più grandi società dello Stato, sono insorti, non solo contro il governatore della Florida DeSantis, ma anche contro il CEO Disney Bob Chapek. Questi, il 7 marzo, aveva tentato di calmare le acque con una lettera in sostegno delle iniziative interne alla Compagnia che favorissero la diffusione di contenuti aperti alle istanze della comunità LGBTQIA+.

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La lettera di Chapek, tuttavia, non ha funzionato e al contrario sembra aver sortito un effetto opposto inducendo i dipendenti a denunciare le lacune della TWDC in merito.

Da lunedì scorso, i dipendenti della TWDC sostenitori della comunità LGBTQIA+, hanno dunque lanciato un movimento di protesta chiamato Disney Walkout, attraverso un account Twitter, che fa capo ad un sito a un sito Web, chiamato whereischapek.com, in cui esprimono tutto il loro dissenso.

Le recenti dichiarazioni della dirigenza della Walt Disney Company (TWDC) in merito al recente disegno di legge ‘Don’t Say Gay’ del legislatore della Florida non sono state assolutamente all’altezza dell’entità della minaccia alla sicurezza LGBTQIA+ rappresentata da questa legislazione – recita la dichiarazione rilasciata dal neomovimento -. In primo luogo, tali dichiarazioni hanno indicato che la leadership ancora non comprende veramente l’impatto che questa legislazione sta avendo non solo sui membri del cast nello Stato della Florida, ma su tutti i membri della comunità LGBTQIA+ nell’azienda e oltre. Anche se apprezziamo sicuramente la lettera di scuse di Bob Chapek, c’è ancora molto lavoro da fare“.

Nella dichiarazione il gruppo ha delineato i dettagli degli scioperi programmati, a partire da martedì 15 marzo. Gli scioperi pianificati hanno una durata di 15 minuti e si terranno tutti i giorni dalle 15:00 alle 15:15 (rispetto al fuso orario dei dipendenti), fino a lunedì 21 marzo. Per martedì 22 marzo, gli organizzatori hanno pianificato uno “sciopero su vasta scala”.

Secondo il magazine Variety non è chiaro quanti dipendenti Disney parteciperanno alla protesta, di persona o virtualmente. Anche perché gli organizzatori hanno chiarito che lo sciopero su vasta scala “non è un’azione legalmente protetta”. Pertanto, i singoli dipendenti dovranno prendere in considerazione la propria situazione prima di scegliere di partecipare.

Dal canto suo Disney, attraverso l’account Twitter Marvel Studios, ha pubblicato una dichiarazione in cui denuncia fermamente “qualsiasi legge che viola i diritti umani fondamentali della comunità LGBTQIA+”.

Denunciamo con forza ogni e TUTTA la legislazione che viola i diritti umani fondamentali della comunità LGBTQIA+. Marvel Studios è sinonimo di speranza, inclusività e forza; e siamo orgogliosi di stare con la comunità. Oggi, ci impegniamo a continuare il nostro forte impegno come alleati che promuovono i valori di uguaglianza, accettazione e rispetto”.

Il movimento Disney Walkout nasce autonomamente rispetto ai vari gruppi di risorse per i dipendenti aziendali (BERG) e le organizzazioni Disney PRIDE che si sono pronunciate nelle ultime settimane. Tanto che, prima della protesta pianificata, il gruppo che fa capo alle risorse umane per i dipendenti LGBTQ+ ha sottolineato sul canale slack PRIDE dell’azienda di non aver organizzato lo sciopero né elaborato lei richieste di accompagnamento.

La notizia della protesta alla Disney arriva dopo che un’azione simile era stata intrapresa dai dipendenti Netflix alla fine dell’anno scorso, quando i sostenitori transgender dell’azienda si sono riuniti fuori dalla sede dello streamer di Los Angeles per attirare l’attenzione sulle loro preoccupazioni in seguito al rilascio dello speciale standup di Dave Chappelle The Closer, che includeva battute ritenute transfobiche.