Enrico Vanzina: “Il cinema insegna, emoziona e fa riflettere”

Enrico Vanzina, come “Girare un film in lockdown”.  Una masterclass in streaming per gli studenti del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema Università Telematica Mercatorum

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Lo ha prima fatto, con Lockdown all’italiana, e poi anche insegnato, Enrico Vanzina, come “Girare un film in lockdown”.  Una masterclass in streaming per gli studenti del Corso di Laurea in Scienze e Tecnologie delle Arti, dello Spettacolo e del Cinema Università Telematica Mercatorum, uno degli eventi on line della XII Edizione del Gala del Cinema e della Fiction in Campania, come sempre prodotta da Valeria della Rocca e con Marco Spagnoli alla direzione artistica. A condurre e moderare la masterclass la professoressa Anna Bisogno, Professore Associato di Cinema, Radio e Televisione, Università Mercatorum.

Enrico Vanzina, figlio di Stefano, al secolo Steno, uno dei più grandi registi della commedia all’italiana, è un grande narratore di storie, e non si è certo risparmiato con i ragazzi della masterclass, attentissimi nell’ascoltare gli aneddoti di un pezzo di storia del cinema italiano.

«Il racconto cinematografico insegna, fa riflettere e fa distrarre il pubblico» ha esordito Enrico Vanzina con i suoi studenti di giornata. «Sono nato e cresciuto nella commedia, quella italiana che nacque nel dopoguerra grazie a Monicelli e a mio padre, tra gli altri, con film di successo come Guardie e Ladri o Totò cerca casa, opere su cui ci sono oltretutto sempre stati dei pregiudizi, ma come diceva Flaiano “con il tempo i film drammatici diventano comici”».

Un genere, la commedia, che ha tradizioni e regole diverse a seconda delle culture. «Quella francese si basa su meccanismi infernali e poco sull’approfondimento psicologico dei protagonisti. Si parte da una situazione classica: uomo a letto con l’amante che si nasconde sotto il letto quando arriva la moglie. Poi arriva il marito dell’amante e parte la classica struttura da pochade. Lo humour inglese è Total Black, sanno ridere della morte, in Spagna prediligono i toni grotteschi. In Italia si è sempre cercato di far ridere il pubblico dei nostri drammi, basti pensare a film come Il sorpasso o Divorzio all’italiana».

106 film all’attivo, soprattutto commedie, naturalmente, anche se più di una volta ha esplorato altri generi classici, soprattutto il thriller (Sotto il vestito niente, Mystere) e anche il cinema civile (Tre colonne in cronaca), da sempre un attento osservatore della realtà.

«Il lockdown andava raccontato in chiave leggera. Ho cominciato da un canovaccio per Lockdown all’italiana, poi sono passato alla sceneggiatura, anche considerando che avrei dovuto girare in maniera diversa dal solito. Per le location ho usato il mio appartamento e quello di un amico al piano di sopra e un terrazzo al piano ancora superiore. Paola Minaccioni ha collaborato alla stesura del suo personaggio, Ezio Greggio, Martina Stella e Ricky Memphis erano tutti perfetti per i ruoli. Per gli esterni ho fatto delle riprese con il cellulare di Roma deserta».

Troupe minima, colonna sonora dell’amico Umberto Smaila. Budget quattrocentomila euro, distribuzione Medusa. 12 settimane di riprese e uscita prevista per il 5 ottobre, il tutto condito da critiche feroci e accuse di avere strumentalizzato una tragedia socio-sanitaria.

«Critiche ingiuste e senza alcun fondamento» sottolinea Enrico Vanzina che a 70 anni realizza il suo primo film da regista, anche se è sempre stato al fianco del fratello Carlo sul set nei sessanta fatti insieme. «Volevo vedere cosa avevo imparato da mio padre e mio fratello, ma anche dimostrare ai giovani che si possono fare film low cost».

Come tutti, anche Enrico Vanzina spera che «le sale riaprano il prima possibile. Il grande schermo ha tutto un altro fascino!