Ciak Bizarro: Sandro Simeoni e i suoi poster d’arte, da “La dolce vita” a “Profondo rosso”

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Che cosa hanno in comune film quali “Il grido”, “L’avventura”, “Il bell’Antonio”, “Kapò”, “Accattone”, “La dolce vita”, “Per un pugno di dollari”, “Le mani sulla città”, “Per grazia ricevuta”, “La grande abbuffata”,  “I racconti di Canterbury”, “Malizia”, “Profondo rosso”?.. Sono tutti titoli che hanno avuto i loro manifesti pubblicitari disegnati dal pittore-cartellonista ferrarese Sandro Simeoni (1928-2007).

Si è da poco conclusa proprio a Ferrara un mostra a lui dedicata, a cura di Francesca Mariotti e Luca Siano, mostra che adesso prosegue il suo cammino dall’8 al 18 aprile alla Sala del Centro polifunzionale del Comune di Fiscaglia, loc. Migliarino, ospite del Comune di cui Simeoni fu concittadino.

Trasferitosi a Roma agli inizi degli anni Cinquanta, Simeoni iniziò la sua attività di cartellonista collaborando con le maggiori case di produzione e distribuzione cinematografiche, sia americane, che italiane. In quasi quarant’anni di attività, ha realizzato quasi tremila bozzetti e dipinti per locandine e manifesti, che spesso riproducevano per lo stesso film due immagini differenti. Tra i primi film che hanno goduto graficamente della sua arte c’è “Anni facili” (1953) di Luigi Zampa; tra gli ultimi, “Occhio alla Perestroika” (1990) di Castellano & Pipolo.

L’uso dei colori, spesso monocromatici, la rappresentazione iconica del sesso e della violenza (si osservino ad esempio i lavori realizzati per le edizioni italiane di “Gola profonda” e per “L’ultima casa a sinistra”), la fuoriuscita di alcuni elementi dagli spazi bianchi, il dinamismo o la staticità dei corpi adoperati come attrazione dell’occhio, il citazionismo pittorico (un esempio per tutti, lo splendido artwork di ispirazione futurista realizzato per “I racconti di Canterbury” di Pasolini), gli effetti stroboscopici voluti per esaltare la suspense di alcuni “thriller” (es.: “La morte cammina con i tacchi alti”, “Che cosa avete fatto a Solange?”) sono precisi elementi di uno stile inconfondibile.

Simeoni nella sua lunga carriera non ha messo la sua arte naturalmente soltanto al servizio di film entrati nella storia del cinema diretti da famosi registi, ma anche di centinaia di B-Movies di qualsiasi genere spaziando dal thriller, al western, al poliziesco, al musicarello, alla fantascienza, all’erotico (non di rado, avendo per questo genere problemi con la censura), caratterizzandone l’immagine con grinta ed eleganza, rendendoli ancor più attraenti tramite la sua sintesi pittorica. Tra questi ultimi, tanto per citarne alcuni dispersi nel mare magnum del “Cinema Bis” o del “Bizarro”, ricordiamo “Il fantasma dello spazio”, “Il sonno nero del Dr. Satana”, “Sexy proibito”, “Un dollaro bucato”, “Ischia operazione amore”, “Scusi, lei conosce il sesso?”,  “Le diavolesse”,  “Fratello Homo Sorella Bona”, L’Anticristo”, “Innocenza e turbamento”, “Emanuelle nera”

Verso la metà del suo percorso artistico il Maestro decise di firmarsi “Symeoni”, sostituendo la prima “i” del suo cognome con una “y”, per facilitarne la pronuncia anche ai committenti americani. La mostra a lui dedicata è comunque un’esposizione fondamentale da vedere e da rivedere, a testimonianza di un’arte scomparsa, preferendo oggi l’industria del cinema, per le sue immagini pubblicitarie, fare uso di fotografie degli attori in pose più o meno insignificanti e ritoccate col Photoshop.

Marcello Garofalo

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