IL CINEMA SALVATO DAI CARTONI ANIMATI

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La città incantataFino a qualche anno fa sarebbe sembrata una follia: il cinema salvato dai cartoon poteva sembrare una bestemmia. E infatti i padroni della settima arte si erano inventati di tutto, persino la resurrezione di un periclitante 3D per rianimare il corpo agonizzante del cinema, ma nessuno aveva pensato ai film d’animazione: troppo infantili, quindi troppo segmentizzanti (nel senso che tagliavano fuori una fetta troppo grande di pubblico). In effetti, a cavallo del cambio di secolo, la Disney mostrava la corda (nonostante qualche lungo piuttosto indovinato, come il sottovalutato Pianeta del tesoro, il successo del Re leone sembrava un ricordo lontanissimo), Miyazaki era ancora un oggetto misterioso (nonostante l’Oscar a La città incantata) e la Pixar ancora un po’ fragile.

Up!La consacrazione arriverà con Alla ricerca di Nemo (2003), quasi un miliardo di dollari di incasso, ventitreesimo nella lista dei successi di tutti i tempi. Che cosa era successo per cambiare così repentinamente il panorama cinematografico? Molto semplice: John Lasseter aveva spinto la Pixar verso strade fino ad allora mai tentate, o tentate malamente, quelle cioè di un divertimento che sapesse conciliare le esigenze di pubblici diversi. E la sua strada era stata battuta dagli altri studios. Non più solo film per i giovanissimi (e i loro accompagnatori per eccellenza: i nonni) ma anche gli adolescenti e gli adulti. Almeno quelli (e non sono pochi) sensibili a un racconto capace di far coincidere l’invenzione con la poesia, la meraviglia con il divertimento (e la decisione di scegliere un vecchietto iroso e scorbutico come protagonista – per Up – non è priva di significati sociologici…). 

MyazakiCosì i cartoon (anche se la definizione è piuttosto imprecisa) hanno cominciato ad interessare strati di pubblico sempre maggiori e diversi: ogni nuova uscita diventava un evento sia in termini di biglietti che di contenuti, che i Leoni d’oro prima a Miyazaki e poi a Lasseter hanno definitivamente consacrato. Oggi nessuno avrebbe più il coraggio di parlare di un “genere per bambini” (anche se loro sono i primi e più numerosi consumatori) né di un cinema meno autoriale (anche se la loro lavorazione è quella più “collettivistica” che possa esistere). La cosa notevole, però, è che anche dal punto di vista artistico, i film d’animazione hanno dimostrato una vitalità e un’inventiva oltre la norma.

Toy Story 3In un cinema che sembra capace solo di riproporre all’infinito pochi personaggi o situazioni, i cartoon hanno dimostrato di essere diventati il vero paradiso perduto degli sceneggiatori e dei registi. Monters & Co.Dragon Trainer, Toy Story 3, CoralineWallace & Gromit o Akira sono capolavori di invenzione e capacità affabulativa, capaci di mettere in campo una libertà creativa che in tanti potrebbero invidiare. Mi sembra cioè che al di là della capacità di commuovere ed emozionare (e qui Miyazaki è insuperabile, anche se WALL•E potrebbe tenergli testa), al di là della carica di poesia che molti di questi film hanno, la qualità più evidente è proprio la straordinaria libertà narrativa che sanno mettere in campo. Meglio delle fiabe tradizionali, sanno andare oltre la metafora didattica per aprirsi sull’invenzione e sulla sorpresa. Rivendicando una maturità espressiva che ha saputo trasformarsi prestissimo anche in invidiabile forza economica.