Catherine Spaak, un anno fa il premio alla carriera a Bardolino: l’intervista

L’attrice aveva ricevuto il Premio alla carriera durante la prima edizione del Bardolino Film Festival il 18 giugno 2021 dove c'eravamo anche noi di Ciak

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Catherine Spaak ha attraversato una stagione fiorente del cinema italiano prendendo parte a film che hanno segnato un’epoca come Il sorpasso, L’armata Brancaleone, La voglia matta, Febbre da cavallo, La parmigiana solo per citarne alcuni, interpretando spesso donne libere e anticonvenzionali come è di natura l’attrice stessa. La Spaak,  scomparsa ieri all’età di 77 anni, era stata ospite la scorsa estate della prima edizione del Bardolino Film Festival diretto da Franco Dassisti con la media partnership di Ciak, che l’aveva omaggiata con il Premio alla carriera: «Sono onorata e anche felicissima di partecipare a questo evento» aveva dichiarato l’attrice. Vi riproponiamo la nostra intervista pubblicata sul numero di maggio 2021.

Cosa ricorda di quel periodo?

«Bisognerebbe avere un weekend a disposizione per raccontare tutto, sono stata fortunata perché ho potuto lavorare con quasi tutti i più grandi attori, registi e sceneggiatori. Anni felici ma anche molto impegnativi perché spesso si pensa che fare questo mestiere sia solo una sfilata sul tappeto rosso ma non è così, ho lavorato tantissimo, facevo anche tre film all’anno e all’epoca ci volevano almeno tre mesi e anche più per girarne uno. C’era tanta creatività, libertà e più possibilità, oggi vedo che la situazione per i giovani è molto difficile, poco sicura, non hanno le occasioni che noi abbiamo avuto all’epoca».

Quali registi hanno segnato maggiormente anche il suo percorso personale?

«È difficile dare una risposta perché ogni regista aveva le sue peculiarità, ognuno aveva qualcosa da dare e io ho ricevuto molto da loro. Sono sempre stata abbastanza riservata e non ho avuto molte frequentazioni aldilà del lavoro con i miei colleghi, però ho vissuto un momento molto bello con l’unico film diretto da Monica Vitti, Scandalo segreto. In genere si pensa che tra attrici ci sia rivalità, io ho avuto la fortuna di lavorare con Monica che mi ha scelta per il suo film, sono molto amica di Claudia Cardinale, ho girato anche con Stefania Sandrelli e non abbiamo mai avuto questo tipo di problema. Anzi, devo dire che in molte occasioni quando eravamo contattate da registi per gli stessi film ci telefonavamo per confrontarci su quale ruolo accettare, quale parte fosse più adatta all’una o all’altra. Ci saranno sicuramente rivalità nel mondo del cinema ma non è la norma, anzi l’amicizia con una compagna di lavoro è una cosa bellissima».

Monica Vitti e Catherine Spaak in “Scandalo segreto”

Lei ha spesso interpretato donne moderne, emancipate, molto diverse dagli stereotipi dell’epoca, a quali è più legata?

«Io ho iniziato nel ’60 con il film di Alberto Lattuada Dolci inganni che è stato censurato non perché ci fossero delle scene di nudo o di sesso particolarmente osé ma perché era inaudito che una giovane donna potesse scegliere il suo primo partner sessuale, questa era considerata una cosa totalmente amorale e pericolosa. Mi viene da ridere, oggi sarebbe una barzelletta. Io non ho nessuna videocassetta dei miei film e pochissime foto perché vivo nel presente e questa è una cosa assolutamente innata in me, addirittura io non so quanti film ho fatto. Quello che mi ha più emozionata, forse perché per mia scelta non giravo da tempo un film non avendo incontrato personaggi che mi interessavano, è stato La Vacanza di Enrico Iannaccone che uscito due anni fa. È stata una bell’avventura, mi sono trovata benissimo con Enrico che ha scritto questo personaggio per me e anche con il protagonista Antonio Folletto, abbiamo veramente fatto un lavoro formidabile tutti e tre». 

Catherine Spaak e Antonio Folletto in una scena de “La vacanza”

Proprio questo film è stato proiettato al Bardolino Film Festival, il suo personaggio Carla è malata di Alzheimer, è stato difficile calarsi in questo ruolo?

«No, è stato molto naturale per me, avevo frequentato per questioni familiari persone ricoverate in case di riposo e quindi ho avuto modo di osservarle e di parlare molto con loro e questo mi ha sicuramente aiutata».