El Caso Padilla, il regista: «Volevo raccontare la storia, non reinventarla»

Presentato oggi il documentario di Pavel Giroud

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È stato presentato oggi alla stampa alla Festa del Cinema di Roma El caso Padilla (The Padilla Affair) di Pavel Giroud. “Dì la verità”: si apre con questa frase il documentario inserito all’interno del concorso Progressive Cinema, subito seguita da una ripresa del 1983 della tv francese, dove il conduttore sta intervistando Heberto Padilla, il poeta autore della raccolta Fuera de juego con la quale divenne famoso anche in Europa ma per la quale fu arrestato e condannato da Castro. Back al 1971 e al bianco e nero della straordinaria registrazione della ritrattazione della propria opera, il 27 aprile, davanti agli intellettuali e amici membri dell’Uneac (Unione degli scrittori e artisti cubani): oltre due ore di girato, riemerso dopo cinquant’anni da un archivio governativo, che Giroud seleziona e intercala con altri materiali che danno il senso del periodo storico. Mentre Padilla, che ha teatralmente appallottolato il testo del discorso fin dall’inizio, continua nella propria abiura, sempre più sudato e istrionico, in un crescendo di cadenze drammatiche shakespeariane di sconvolgente (e coinvolgente) tensione.

«Il momento giusto per questo film è arrivato con la pandemia di Covid. Molti dei miei progetti professionali si sono arenati e finalmente, dopo tanti anni, ho avuto tempo per fare ciò che volevo. E quel tempo ha coinciso con una nuova ondata di repressione contro giornalisti, scrittori e artisti del mio Paese. Questi eventi mi hanno spirito a vedere legami tra l’anno 1971, che fu il preambolo al periodo di peggiore repressione culturale nel mio Pese, e i tempi attuali. Così ho dedicato tutte le mie energie al caso Padilla. Dovevo farlo. Fin dall’inizio una cosa mi è stata chiara: volevo raccontare la storia, non reinventarla. Ho deciso di lavorare solo con materiale d’archivio, appena ne sono entrato in possesso ho visto che aveva un enorme rilevanza sia storica che culturale per il mio paese. Davanti avevo due opzioni: o renderlo pubblico oppure usarlo per fare un film perchè mi ha potuto dare l’occasione di essere qui e suscitare l’interesse di altri paesi e generazioni».

Sinossi:

L’Avana, 1971. Il poeta Heberto Padilla, appena uscito di prigione, pronuncia davanti all’associazione degli scrittori cubani una “sincera autocritica”, dichiarandosi un agente controrivoluzionario e accusando molti dei colleghi presenti, compresa la moglie. Un mese prima, il suo arresto con l’accusa di attentato alla sicurezza dello Stato cubano ha spinto gli intellettuali di tutto il mondo a chiedere a Fidel Castro la liberazione del poeta.