Flora and Son, John Carney: «Solo la musica può migliorare le persone»

John Carney parla a Ciak di Flora and Son, il suo ultimo film (e delle sue passioni musicali)

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Flora and Son

«Sì, io penso che la musica possa addolcire le persone. Mi piacerebbe sapere com’è la playlist di Trump, o di quel tipo in Turchia e cosa piaceva a persone come loro, o a Putin. Mi chiedo: se negli anni ’70 avessero ascoltato Stevie Wonder, avrebbero ugualmente lanciato bombe, mentito e rubato? La musica raggiunge le persone in un modo negato alle parole: c’è una sincera onestà nella musica e questa è una fantastica ricchezza. Sarebbe interessante vedere come la musica può cambiare il modo in cui le persone prendono le loro decisioni nella vita. Io lo credo possibile». Il regista, sceneggiatore e produttore irlandese John Carney (il cui film Once ha vinto nel 2008 l’Oscar per la miglior canzone originale, con Falling Slowly) apre così l’incontro con Ciak, in esclusiva su zoom, dove racconta la genesi di Flora and Son che, dopo l’anteprima internazionale al Toronto International Film Festival, è approdato il 29 settembre su Apple TV+.

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Interpretato dalla straordinaria Eve Hewson, Flora and Son è la storia della crescita umana di Flora, giovane madre single ed emotivamente instabile, alle prese con un figlio adolescente e problematico. Flora troverà un nuovo equilibrio e riuscirà ad avviare un dialogo col figlio proprio grazie alla musica.

Carney lei, oltre ad essere regista e sceneggiatore di Flora and Son, ne ha anche composto la colonna sonora insieme a Gary Clark. Essere un musicista quanto influenza il suo approccio alla regia?

Moltissimo, mi piace non essere il solito regista i cui film sono tutti incentrati sul dialogo e sull’azione. Sai, ci sono momenti in cui un po’ mi annoio e sono frustrato e vorrei fermare il film e pensare solo alla musica. Non sono sicuro del motivo per cui lo faccio, o di cosa significhi, ma penso sia perché sono cresciuto con la musica, con quei film con tanta musica dell’età d’oro di Hollywood. I miei genitori guardavano i film della nouvelle vague francese e sentivano molta musica. Allora la musica sembrava essere parte integrante del cinema, mentre ora non lo è più. Spesso ho pensato che avrei potuto guardare quei film anche senza dialoghi, perché bastavano le immagini e la musica per avere una storia che mi emozionava più di qualsiasi discorso.

Quindi la sua formazione cinematografica e musicale è molto classica?

Nei miei primi gusti musicali c’era Gershwin, i film con Gene Kelly e quelli di George Cukor, ma anche quelli di Martin Scorsese negli anni ’70. Penso che Cantando sotto la pioggia, Un americano a Parigi e i film con Judy Garland fossero un’invenzione perfetta, come lo sono stati i fratelli Marx per la risata. Prima di quelli, che sposavano musica e montaggio, allacciandoli in modo incredibile, non esisteva il “film musicale”. Queste sono state le mie influenze, anche se le ho mascherate perché non volevo apparire come qualcuno che riproponeva roba che poteva sembrare “vecchia”. Quello che ho provato a fare con la mia cinepresa era avere la stessa sensibilità di quei film, senza usare lo stesso stile: la gente capisce che amo i musical, ma non ci sono canzoni in ogni fotogramma.

Come giudica il fatto che moltissimi attori, da Johnny Depp a Keanu Reeves, abbiano una carriera musicale parallela a quella cinematografica?

Ci sono anche moltissimi musicisti che vogliono diventare attori! Nessuno è mai davvero contento del lavoro che ha e tutti sognano di essere qualcos’altro. Credo che per gli attori suonare sia una scelta liberatoria rispetto agli obblighi che affrontano in alcuni dei loro ruoli, dove un regista dice loro dove posizionarsi e come recitare e un costumista cosa indossare. Immagino che abbiano scelto di recitare per esprimersi ed essere liberi e poi si sono resi conto di dover leggere le battute scritte da altri: forse non è stato così liberatorio ed espressivo come pensavano. La musica può essere un contrappunto, perché sei davvero te stesso quando canti, anche se stai cantando la canzone di qualcun altro.

È vero che Eve Hewson e Joseph Gordon-Levitt provavano le canzoni di Flora and Son nei weekend prima delle riprese?

Sì e spesso andavamo anche Gary ed io a scrivere alcune canzoni con loro, durante i fine settimana, quando avevamo tempo libero. Abbiamo girato il film in soli 25 giorni e credo che loro fossero molto grati del fatto che fossimo piuttosto elastici come società di produzione. Così spesso andavamo a scrivere le canzoni insieme, in modo che gli attori potessero sentire di aver contribuito al suono del film, il che era interessante.

Bono ha apprezzato le doti musicali della figlia?

Penso che sia molto, molto orgoglioso di lei. Entrambi i suoi genitori sono molto felici di vederla interpretare un ruolo dove recita e canta. Eve ha fatto la scelta giusta perché, anche se deve cantare, non deve avere una voce incredibile, né rubare un po’ della luce di suo padre. Il canto e la musica nel mio film sono una sorta di continuazione della recitazione.

Si dice che il suo prossimo progetto sia un biopic sui Bee Gees, è vero?

Ci sono stato legato per un po’, ma non farò quel film: preferisco concentrarmi su cose più personali. Anche se la loro musica mi piaceva la storia non era così personale e io mi limito a quei progetti con cui so che posso davvero sentire una connessione».