Unico film italiano in concorso al 78° Festival di Cannes, Fuori di Mario Martone narra una particolare porzione della storia della scrittrice Goliarda Sapienza, interpretata, per un singolare intreccio artistico, da Valeria Golino, già regista della serie tratta dal romanzo “L’arte della gioia”. Al suo fianco, interpreti di una storia forgiata tra realtà e finzione narrativa, ci sono Matilda De Angelis ed Elodie.
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Fuori, la storia

Per dedicarsi alla scrittura del romanzo a cui era più legata e che solo a posteriori fu riconosciuto come il suo capolavoro (“L’arte della gioia”, appunto), Goliarda Sapienza attraversò un periodo di grande difficoltà economica che la spinse a compiere un gesto sconsiderato per cui finì in carcere per un certo tempo. Quell’esperienza, avvenuta nei primi anni ’80, divenne un romanzo autobiografico, “L’università di Rebibbia”, sul quale Ippolita Di Majo e Mario Martone hanno adattato la sceneggiatura di Fuori.
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“Pensavamo di fare un film biografico su Goliarda Sapienza già 5 anni fa con Valeria Golino. Il caso ha voluto che nel frattempo lei abbia scritto e diretto la serie L’arte della gioia; quindi, è stato a dir poco magico – ha detto Mario Martone alla presentazione di Fuori a Cannes – Intanto con Ippolita abbiamo continuato il nostro viaggio, continuavamo a pensare al nostro film biografico. Finché a un certo punto Ippolita ha cominciato a parlarmi di un soggetto diverso. Io continuavo a opporre la mia ottusa rigidità maschile, ma quando ho letto quello che lei aveva scritto mi sono sentito come liberato: non aveva più nulla di tutte quelle imposizioni da film biografico. Parlava di un’estate a Roma di un’amicizia tra donne nella Roma del 1980, un’estate in cui nulla doveva veramente accadere, ma tutto doveva essere”.
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Goliarda, Roberta e Barbara

Fuori segue l’esperienza di Goliarda Sapienza a Rebibbia, ma soprattutto racconta la relazione che si viene a creare tra lei e altre due detenute all’interno e poi all’esterno del carcere. È soprattutto Roberta, interpretata da Matilda De Angelis, a catturare la sua attenzione. Lo sguardo di Goliarda si posa su di lei e continua ad osservarla affascinata, rapita da una personalità sfaccettata e conturbante. Con lei c’è Barbara, nel film Elodie, una donna bellissima, che si inserisce in questa amicizia che diventa un triangolo d’affetti, di sentimenti, delimitando sempre più i confini tra quel dentro e quel fuori che l’esperienza del carcere imprime nelle detenute anche all’esterno dal carcere.

“Mario ha guardato noi tre in un modo in cui non mi sentivo guardata da tantissimo tempo – ha raccontato Valeria Golino – Tutto quello che un attore vuole è avere su di sé lo sguardo del regista, attento, stupito, benevolo o contrariato. Tutto parte da lì. Non sempre succede, con Mario è successo. L’ho guardato guardare con un’attenzione che però ti lascia libera, ti protegge e ti corregge. Io facevo a volte da ponte tra il mio personaggio e quello di Matilda ed Elodie, guardavo loro allo stesso modo e penso che questo abbia consentito un vero innamoramento”.

Fuori è in effetti un gioco di sguardi, non recitati, ma vissuti e trasmessi. È la restituzione dello sguardo Goliarda Sapienza soprattutto sui due personaggi, Roberta e Barbara, persone reali divenute poi protagoniste del suo romanzo. È lo sguardo, anche senza filtri, del regista sulle sue interpreti, che si mostrano generosamente senza veli, tanto interiormente quanto fisicamente. Ed è lo sguardo ampio sul mondo così come lo vedeva Goliarda Sapienza, sospeso e in continua evoluzione tra una cultura opprimente e la ricerca di un’apertura più progressista.
Valeria e Goliarda

In questo senso è particolare proprio l’esperienza di Golino in questo film che sancisce una relazione tra l’attrice e regista e la scrittrice che dura da oltre quarant’anni. “È stato un incontro a tappe durato 40 anni. Ho conosciuto Goliarda Sapienza dal vivo quando avevo 18 anni. Lei era una signora, era più giovane di me adesso, ma all’epoca a me sembrava anziana. Eppure, anche allora mi accorgevo che aveva una testa da ragazza. Era molto curiosa di me, era più curiosa lei di me, di quanto lo fossi io di lei. Ci siamo incontrate due volte a settimana per un paio di mesi perché il suo ex marito Francesco Maselli mi aveva portato a casa sua, la stessa casa dove 40 anni dopo sono rientrata per interpretarla in questo film. È una cosa che mi tocca e dà un senso a quello che faccio”, racconta Golino.
“In quel momento mi sono innamorata di lei, ma è stato durante il lavoro de L’arte della gioia che mi sono fidanzata con lei – continua a raccontare l’attrice – Ho dovuto immergermi nella sua poetica, una letteratura ricchissima, disordinata e piena di intuizioni fulminanti, allo stesso tempo aggraziatissima e molto scabrosa nei contenuti, che ti fa emozionare e ti mette a disagio. E mentre cominciavo a uscire da L’arte della gioia, ho cominciato a interpretarla in Fuori. Essere Goliarda non significava più studiare la sua parte intellettuale, ma riguardava il suo corpo, i suoi modi di fare e la sua maniera di guardare le cose, i suoi rapporti. Mi sono dovuta quasi liberare da certe cose e trattenerne delle altre. Quindi mi sono prima innamorata di lei, poi ci siamo fidanzate e infine è stato come sposarla. Adesso siamo una coppia di fatto”.