L’arte della gioia è la serie in sei episodi prodotti da Sky Studios e da Viola Prestieri per HT Film, disponibile dal 28 febbraio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW, tratta dall’omonimo romanzo del 1976 di Goliarda Sapienza (edito da Einaudi) e presentata al Festival di Cannes 2024. Scritta e diretta da Valeria Golino, la serie vede protagonista Tecla Insolia al fianco di Jasmine Trinca, Valeria Bruni Tedeschi e Guido Caprino.
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IL FATTO
Sicilia, inizio ‘900, la piccola Modesta, rimasta orfana, viene accolta in un convento, dove la madre superiora, Leonora, decide di prenderla sotto la sua ala protettrice, pur essendo la bambina di bassissima estrazione sociale. Modesta cresca protetta tra le mura del convento, ma coltiva nel suo animo un insopprimibile desiderio di libertà che la spinge ad una tenace ricerca della propria gioia. A seguito di uno scandalo che vede protagonista Modesta, ormai fanciulla, la ragazza viene allontanata dal convento e mandata in una villa lussuosa incontro ad un futuro incerto che ella saprà però girare ancora una volta a suo favore.
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L’OPINIONE
Astuta, tenace, acuta eppure ingenua, Modesta, la protagonista de L’arte della gioia di Valeria Golino, è un personaggio tanto complesso quanto affascinante, al punto da riuscire a soverchiare ogni forma di giudizio etico sul suo agire, anche quando discutibile. Per incarnarla Golino ha scelto la giovane Tecla Insolia, che si è rivelata perfetta per il ruolo specialmente quando affiancata dal talento di Jasmine Trinca prima, nei panni di madre Leonora, e di Valeria Bruni Tedeschi poi, nel ruolo della principessa Gaia Brandiforti.
L’arte della gioia è tratta dall’omonimo romanzo del 1976 di Goliarda Sapienza (edito da Einaudi), un inno alla ricerca della libertà e della autodeterminazione da parte di una giovane donna dei primi del ‘900, inizialmente giudicato troppo immorale e spregiudicato. Golino, anche sceneggiatrice della serie con Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo, ne coglie le istanze e riesce a restituire a pieno il dirompente contenuto che sfida convenzioni morali, sociali e politiche, pur mantenendo un estremo equilibro nella narrazione.
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Gli episodi si susseguono con un ritmo avvincente che coinvolge lo spettatore in un mondo antico, ma da una prospettiva del tutto nuova, quella di una donna che, senza alcun intento programmatico o di rivendicazione sociale, intende a tutti costi guadagnarsi il proprio diritto ad una felicità negata quasi per principio dalla società.
La bellezza di Modesta sta forse proprio nel suo non essere un personaggio integerrimo, una combattente in favore di diritti superiori, ma semplicemente una giovane donna brillante e determinata a sfruttare ogni suo punto di forza, ogni situazione in cui la pone il destino e persino ogni debolezza sua o degli altri per ricavare quella porzione di gioia che diventa via via sempre più vitale per lei.
È una sopravvissuta Modesta, sopravvissuta al suo ambiente di nascita, povero, brutale e violento, e sopravvissuta al destino stesso che la voleva sottomessa, remissiva e rassegnata ad un’infelicità perenne, e per questo risulta un personaggio in grado di suscitare empatia. Si parteggia per lei anche quando le sue azioni non sono del tutto oneste. D’altro canto, nessun personaggio intorno a lei è dipinto come pienamente buono o cattivo (padre a parte) e a ciascuno è assegnata la propria parte di responsabilità rispetto al dolore da cui è afflitto.
Quella di Modesta in effetti non è una lotta contro qualcuno, ma più che altro una personale battaglia quotidiana contro una condizione, non solo propriamente femminile, in cui ogni fibra della persona è costantemente concentrata verso un unico obiettivo: il miglioramento. In quello che si potrebbe definire una sorta di verismo al contrario, dove questa volta i vinti, grazie alla propria incrollabile volontà di riscatto, in un modo o nell’altro alla fine trionfano.
Con un garbo difficile da trovare visti i temi affrontati, tra sessualità, qualche crimine e ferree rivendicazioni, Golino trova la giusta chiave per raccontare una storia mai banale e mai didascalica. Sebbene il voice over potrebbe suggerire altro, Modesta non intende insegnare niente a nessuno, piuttosto condivide la propria storia più come una forma di catarsi, che non ha nulla a che fare però con la confessione. E proprio in questo dualismo continuo e ben bilanciato sta l’essenza che avvince di questo racconto.
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Respiro (2002) di Emanuele Crialese con Valeria Golino, vincitore del Grand Prix al 55° Festival di Cannes, e la serie L’amica geniale basata sui romanzi di Elena Ferrante.
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