Generazione 56k, intervista a Cristina Cappelli e Angelo Spagnoletti

I due protagonisti di Generazione 56k si raccontano a Ciak

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A dare il volto ai due protagonisti di Generazione 56k, la nuova serie italiana disponibile su Netflix dal 1 luglio, troviamo gli esordienti Cristina Cappelli e Angelo Spagnoletti. Entrambi campani (di Salerno lei, di Benevento lui) e cresciuti negli anni ’90, hanno vissuto sulla loro pelle la trasformazione tecnologica a cavallo del nuovo millennio, fattore che ha agevolato l’immedesimazione nei personaggi di Matilda e Daniel.

“È stato tutto così veloce che forse non ce ne siamo neanche accorti, eppure è stata una trasformazione che ci ha caratterizzato tantissimo” – spiega Angelo a ciak – “La nostra generazione ha avvertito che si trattava di un qualcosa di estraneo e nuovo, ma allo stesso tempo l’ha acquisito come una qualcosa di estremamente familiare”.

“Prima c’era una dimensione del tempo diversa, ed è quella la cosa di cui provo più nostalgia. Ad esempio ricordo che ad ottobre trasmettevano ‘Ritorno al futuro’ tutti gli anni su Italia 1, era un appuntamento fisso, e io lo aspettavo puntualmente ogni volta. Adesso è tutto veloce, tutto disponibile. Sicuramente più comodo, ma prima c’era un rapporto molto più romantico con qualsiasi cosa”.

Di fronte alla tecnologia di oggi, fatta di smartphone e PC perennemente in mano, è importante porsi in maniera critica, sottolinea Cristina:

Riconosco grandi poteri e potenzialità, però c’è sempre un lato oscuro che potrebbe sfociare nell’ossessione e nella dipendenza. Per questo è giusto cercare di gestirla sempre in maniera equilibrata, quando serve, con razionalità”.

Riguardo i loro personaggi, ci sono molti punti in comune per entrambi:

Matilda tende a vivere in negazione, ad accettare la realtà com’è. Ha paura di deludere se stessa e gli altri e per questo accantona la sua felicità, non si ascolta realmente. Anche a me è successo in diverse circostanze della mia vita in cui ho preferito evitare il rischio.

“Un aspetto che mi interessa molto di Daniel è il fatto che non sia un maschio alfa: ha delle fragilità e si pone con grandi interrogativi nei confronti dei cambiamenti” – spiega Angelo –  “Mi ci ritrovo molto in questo suo porsi in maniera critica. Personalmente penso sia importante trovare uno spazio che non potrà mai essere sostituito dalle macchine. Ci sono delle peculiarità umane che bisogna davvero darsi il tempo e il rispetto di indagare.