“Godzilla vs Kong”: intervista esclusiva al regista Adam Wingard

Il regista: «Non saprete per chi tifare»

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«Un classico assoluto del genere monster-movie», così il regista Adam Wingard, definisce il suo Godzilla vs. Kong, uscito in esclusiva digitale il 6 maggio sulle principali piattaforme streaming. Wingard, professionista del genere horror con titoli come Home Sick e Blair Witch, è alla sua prima esperienza con un blockbuster di tali dimensioni e, certo, poteva essere più fortunato, poteva non capitare nel bel mezzo di una pandemia. «Cosa ci dobbiamo fare? Siamo in una situazione di emergenza e la cosa più importante è che i film comincino a uscire di nuovo, qualsiasi cosa questo voglia dire, qualsiasi sia la formula, anche quella ibrida del cinema e dello streaming in contemporanea». Quello che si sa della trama è poco. Il film segue “Godzilla: King of Monster” del 2019 e vede da una parte la squadra guidata da Nathan (Alexander Skarsgård) e Ilene (Rebecca Hall) – scienziati dell’agenzia Monarch- impegnata nella difficile gestione dello scimmione Kong. Dall’altra, ci sono due ragazzi, Madison (Millie Bobby Brown) e Josh (Julian Dennison), che cercano di portare allo scoperto la cospirazione di una multinazionale che a loro parere provoca le ire di Godzilla, che non è cattivo ma lo disegnano così, brutto e spaventoso, sin dai tempi del dopoguerra. Il resto è coperto dal segreto e il regista non si sbilancia più di tanto.

Mr. Wingard, c’è un classico del 1962, Kong vs. Godzilla, ma questo non è il remake.

“Ci sono importanti riferimenti a quel classico ma sono film diversi. Io sono un “esperto di mostri” sin da quando ero piccolo e il mio modo di lavorare a questo film è consistito nel cercare di ricordare come avrei voluto che fossero, quei mostri, quando ero un bambino.”

Ha rivisto tutti i classici prima di girare?

“In ordine cronologico. Mi ha sorpreso riscoprire a quali film appartenessero certe scene iconiche, che sono nella mente di tutti. Guardarli da adulto è stato diverso. Da bambino con la fantasia riempi i vuoti che ci sono nel racconto, in qualche modo capisci la personalità del mostro, interpreti quello che sta succedendo. Dirigendo questo film ho cercato di riportarmi lì, a quel bambino che guardava quei film con grande meraviglia.”

Mettere insieme personaggi cinematografici iconici come Kong e Godzilla deve essere comunque una bella sfida.

“La cosa divertente è che le battaglie fra questi due mostri non sono stati la cosa più complicata, anzi. Anche capire chi avrebbe vinto e chi avrebbe perso è stato facile. Sin da subito avevo un’idea di cosa sarebbe successo. La cosa più difficile è stata mettere insieme tutti i pezzi per arrivare a quelle scene e bilanciare la storia umana con quella dei mostri, il Team Godzilla e il Team Kong.”

E si racconta che sul set tutti parteggiassero per l’uno o l’altro.

“Kong ha il pollice opponibile e delle espressioni facciali, per cui è più facile simpatizzare per lui.”

Quindi anche lei parteggia per Kong?

“Non direi proprio. Solo perché Kong è un eroe, non vuol dire che io tenga per lui. Devo in qualche modo essere imparziale, come un buon genitore. Voglio bene a entrambi. Nel corso della produzione di questo film sono passato attraverso varie fasi. In alcune di queste ero più eccitato per una parte della storia, per un personaggio, in altri momenti era l’opposto e anche gli attori mi prendevano in giro per questo mio comportamento.”

Ma è come chiedere se vuoi più bene al figlio maggiore o minore…

“Esatto, non si fa.”

A proposito di figli, prima di questo, i suoi “figli cinematografici” avevano tutti a che fare con il genere horror e con budget decisamente più bassi. Il suo primo film è stato girato con 2000 dollari. C’è qualcosa che le manca di quel mondo?

“Quello che ho imparato in quindici anni di carriera è che non importa quanto sia il budget, vuoi sempre far sembrare il tuo film qualcosa di più. Se hai duemila dollari vorrai farlo sembrare un lavoro da centomila, se ne hai centomila, da un milione e così via. Questo, che ha un budget da 180 milioni di dollari ho cercato di farlo sembrare un film da 300 milioni. Il che significa che cerchi di adoperare sempre le stesse astuzie, la manualità di sempre per far apparire il tuo progetto più ambizioso ancora. Un grande budget ti assicura una migliore stanza d’albergo ma alla fine di tutto sono solo soldi. La differenza la fa la creatività e aver fatto la gavetta con film a bassissimo budget mi ha aiutato a fare in modo che sia sempre in grado di pensare al migliore film possibile con le risorse a disposizione.

Godzilla nasce dopo la Seconda guerra mondiale, come rappresentazione del pericolo nucleare, ora invece cosa rappresenta?

È rimasta la consapevolezza del lascito di quel mostro nella storia del cinema ma ora si è evoluto in qualcosa di meno drammaticamente metaforico. Adulti e bambini adesso, semplicemente, si divertono a vedere dei mostri darsele di santa ragione. Ecco magari il significato, almeno qui nell’America di oggi, può essere questo: smettiamola di darcele fra noi e lasciamo che si picchino i mostri.

Francesca Scorlucchi