Grotesquerie, Ryan Murphy presenta l’horror drama su Disney+

Arriva il progetto più personale del creatore di tante serie di successo

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Grotesquerie, Ryan Murphy

Il suo è un nome importante nel mondo della serialità televisiva, da circa un quarto di secolo, d’altronde titoli come Nip/Tuck, Glee, American Horror Story, la recente Monster e ancora Scream Queens, American Crime Story, Feud, 9-1-1 (dedicata ai paramedici che salvarono il figlio), The Watcher o il prossimo Doctor Odyssey su Disney+ parlano da soli. E che, sebbene non abbiano avuto tutte lo stesso successo, rendono Ryan Murphy una sorta di Re Mida dello streaming. Che oggi torna con una nuova creatura (realizzata insieme a Jon Robin Baitz e Joe Baken), l’horror drama Grotesquerie, dal 13 novembre su Disney+ con i primi due dei dieci episodi diretti da Max Winkler, Alexis Martin Woodall, Elegance Bratton e lo stesso Murphy (il quarto).

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A presentarla, lo stesso diretto interessato, che ha potuto contare su un cast composto dai vincitori dell’Emmy Niecy Nash-Betts (la Detective Lois Tryon) e Courtney B. Vance (Marshall Tryon), dalla nominata all’Oscar per Il filo nascosto Lesley Manville (Infermiera Cherry Redd), dalla candidata al Tony Award Micaela Diamond (Sorella Megan), Nicholas Alexander Chavez (Padre Charlie), Raven Goodwin (Merritt Tryon), Travis Kelce (Ed Laclan), Brooke Smith (Gale Hanover), Joshua Bitton (Sargente Jack Cranburn), Tessa Ferrer (Grace Finn) e le apparizioni di Victoria Abbott (Andrea Salana), Kathryn Hunter (Maisie Montgomery), Lillias White (Glorious McKall), John Billingsley (Dr. Lehman), Santino Fontana (Dr. Witticomb) e Spenser Granese (Justin Blake).

Grotesquerie
Niecy Nash è Lois Tryon (Prashant Gupta/FX)

Grotesquerie, parla Ryan Murphy

C’era molto mistero intorno a questa serie, cosa ci aspetta?
Basta guardare il cast. Con molti di loro, da Courtney B. Vance a Niecy Nash-Betts, ho lavorato più volte, ma il progetto era interessante perché avevo appena iniziato un nuovo contratto e volevo scrivere qualcosa per me stesso. Ho scritto gli episodi con Jon Robin Baitz e Joe Baken, ma per me è stato qualcosa di molto personale, una meditazione su quello che penso stia succedendo nel mondo e su quello che stiamo attraversando tutti e insieme qualcosa di molto specifico, un procedurale, che non facevo da un po’. Volevo creare una sorta di odissea lunga cinque anni nella quale tutti sono sospettati, Niecy, Courtney, gli altri e Lesley Manville, con la quale cercavo di lavorare da dieci anni. Non so se sia misterioso, ma a me pare che spesso, in televisione e nell’intrattenimento, viene svelato tutto quello che vedrai per i prossimi quattro mesi, per cui quando guardi una serie sai già tutto. Per questo ho tenuto tutto sotto chiave, senza condividere la sceneggiatura. Volevo che le persone vivessero la storia mentre si svolgeva, come non ho fatto spesso nella mia carriera, ma qui ci sono colpi di scena ogni settimana.

È un horror religioso? Una tendenza in voga in tv e al cinema
Definirei Grotesquerie un horror, un thriller e un dramma, in quest’ordine. Una delle cose che amo è che segue un serial killer, ma riguarda anche una famiglia, quella di Niecy, Courtney e Raven, e a un certo punto Travis Kelce. Mi piace l’horror, perché ti fa provare qualcosa, punta a suscitare una reazione, e in genere ci riesce. Ma tutto ciò che ti fa provare una emozione – che sia paura o amore, come nelle commedie romantiche – invece di avere una visione passiva, sia molto bello, in particolare ora, nel mondo ‘ansioso’ in cui viviamo. Nell’horror c’è il bene contro il male, è un modo per mettere ordine e tutti noi vogliamo vivere in un mondo in cui sia ordine e non caos. Penso che questo sia in definitiva ciò di cui parla Grotesquerie.

Il bene contro il male è una domanda esistenziale, avremo una risposta?
Scrivendo Grotesquerie abbiamo studiato la filosofia, e molte di queste domande, e c’è una scena in cui Courtney B. Vance dice qualcosa tipo “le tue parole sono le tue azioni”. Nella serie ci sono piccole lezioni come questa, su come affrontare ciò che ti capita nella vita, e quel che amo di questi personaggi è che, per quanto siano incasinati e divertenti e malridotti, tutti cercano la luce, l’amore, l’ottimismo o la speranza, e non si arrendono. Cercano di ristabilire l’ordine, a volte in un modo distorto, e fantastico. Qualcosa che ho cercato sin dalla scrittura e che mi ha dato speranza. La serie stessa credo dia anche speranza. Tanto più dopo le elezioni, mentre entriamo nella prossima fase della vita del nostro Paese.

È stata una esperienza diversa dalle precedenti?
Sicuramente. È stata un’esperienza molto bella, perché in un certo senso mi sento come se l’avessi scritto tutto in una volta. Ed è stata un’esperienza molto personale, come dicevo, su ciò che pensavo stesse accadendo nel mondo, e in questo senso sì, era diverso. Sin dal casting, per il quale ho fatto due o tre bozze degli script per individuare, non solo gli attori con cui stavo lavorando e quali fossero i loro talenti, ma cosa volevo vederli fare, come fan, come nel caso di Lesley. Ho riscritto tutte le parti per questi attori specifici, pensando al contributo che potevano dare, i consigli e cosa gli piaceva o no. È stato un set molto più libero, perché a questo punto della mia carriera sono decisamente più interessato al processo che al risultato finale.

 

Grotesquerie, trama

Una serie di crimini efferati sconvolge una piccola comunità. La “Detective Lois Tryon” sente che questi crimini la riguardano in maniera inquietante, come se qualcuno – o qualcosa – la stesse deridendo. A casa, Lois è alle prese con un rapporto teso con la figlia, un marito ricoverato in ospedale in lungodegenza e i suoi stessi demoni interiori. Senza indizi e non sapendo a chi rivolgersi, accetta l’aiuto di “Sorella Megan”, una suora e giornalista del Catholic Guardian. Suor Megan, con un passato difficile, ha visto il peggio dell’umanità, ma crede ancora nella sua capacità di fare del bene. Lois, invece, teme che il mondo stia soccombendo al male. Mentre mettono insieme gli indizi, Lois e Sorella Megan si ritrovano intrappolate in una rete minacciosa che sembra sollevare più domande che risposte.