5 anni senza Callisto Cosulich

Il 6 giugno 2015 scompariva, a quasi 93 anni, Callisto Cosulich, uno dei maggiori critici cinematografici italiani del dopoguerra. A seguire, il ricordo che gli dedicò Irene Bignardi sul Venerdì di Repubblica

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Di Irene Bignardi

Su Callisto Cosulich, che ci ha lasciato due settimane fa dopo una vita bellissima, circolava una leggenda: che spesso dormisse durante le proiezioni. Nessuno stupore:il buio, il calduccio d’inverno, quel grande letto collettivo (vedi Fellini) che è la sala cinematografica. Solo che Callisto era più grande della leggenda. Perché, quasi agisse in una forma perfetta di ipnopedia, quando si svegliava ricordava ogni dettaglio, ogni battuta. Leggenda bufala? Scherzi da Callisto?

Chi era davvero
Di lui i coccodrilli giornalistici hanno ricordato tutto o quasi. Le origini triestine, la grande famiglia di armatori alle spalle (ma, se ricordo bene, le cose non gli erano state semplici per lui, orfano precoce dopo una tragedia in mare), l’innamoramento per il cinema a bordo delle navi attraccate nel porto di Trieste, il gemellaggio con l’amico Tullio Kezich, così poderoso che erano arrivati a chiamarli Kezulich. E poi la vita con l’allegra banda degli scapoli di via Massaciuccoli, ovvero Gillo Pontecorvo, Giuliano Montaldo, Franco Giraldi.

Militanze e vita privata
La militanza nell’Anac. Le polemiche e le battaglie. Il suo matrimonio con Lucia Rissone, nipote di Giuditta, la prima moglie di De Sica. I folgoranti giudizi su Paese Sera. Non si è detto invece quanto fosse simpatico. Sempre con l’aria di uno che ti sta prendendo garbatamente in giro. Sempre con l’aria di volerti gentilmente provocare, decretando ambiguamente che il tal film era un capolavoro, per poi, scoperto il tuo gioco, dirti ridendo con la sua faccia da gatto che no, era tremendo, e lasciarti con la tua dignità critica nella polvere.

Il mio ricordo
Ho avuto il piacere di lavorare con lui nella Commissione esperti ai tempi di Gillo Pontecorvo (tempi poveri, andavamo in giro sul mio motorino e ci riunivamo nel bar fuori dalla sala di proiezione). E ho avuto l’onore di averlo nel comitato scientifico nel MystFest. Di nuovo trovando in lui, oltre che un signore sapientissimo, un grande personaggio che, direbbero oggi i nostri figli, non se la tirava per niente. Un critico pronto a spiegare perché aveva cambiato idea su un film. Un curioso di cose (lontane dalla sua cultura e dalla sua esperienza). Un intellettuale vero che sapeva tutto ma non cosa fosse l’arroganza. Un uomo semplice e speciale.

Il ricordo di Irene Bignardi sul Venerdì di Repubblica