Dalla Quinzaine di Cannes 2022 arriva in sala Il frutto della tarda estate diErige Sehiri, un racconto delicato e amaro sulla condizione delle braccianti tunisine, al cinema dal 23 marzo con Trent Film.
Il frutto della tarda estate, il fatto
Campagna tunisina, estate. Una giornata di lavoro nei campi attende le sorelle Fide (Fide Fdhili) e Melek (Feten Fdhili), insieme ad altre contadine. Sotto gli alberi di fico, le ragazze parlano d’amore, della scelta di continuare o meno gli studi, della voglia di sposarsi e dei problemi quotidiani. Attorno a loro, sorvegliate dall’anziana Leila (Leila Ouhebi) che è l’informatrice del capo Saber (Fedi Ben Achour), giovane e presuntuoso, c’è anche un gruppo di braccianti, padri, amanti e amici d’infanzia con cui le ragazze si confidano riguardo all’avvenire, tutte sognando, a modo proprio, uno sbocco diverso per le loro vite.
Il frutto della tarda estate, l’opinione
Presentato alla Quinzaine di Cannes 2022, a Toronto, Palm Springs e premiato al Workshop final cut di Venezia 78, il film è il secondo lungometraggio della regista Erige Sehiri (1981) che ha esordito con il documentario Railway Men (2018), incentrato sui problemi dei lavoratori nelle ferrovie tunisine. Scegliendo per il suo primo film di finzione l’ambiente dei braccianti, la regista denuncia la condizione di tutti i personaggi ma descrive soprattutto i bisogni del reparto femminile, i piccoli gesti che fanno sperare, nonostante le difficoltà dell’ambiente, in un’apertura culturale da parte delle più giovani. Una menzione speciale va alla scena che, verso il finale, mostra le ragazze cambiarsi d’abito dopo il lavoro nei campi: è un momento intimo che colpisce per la sua naturalezza, cogliendo le protagoniste nella loro voglia di “sentirsi belle” dopo una giornata pesante e dal retrogusto amaro. Delicato e affettuoso, il film brilla soprattutto per questi dettagli della caratterizzazione, l’uso dei primi piani e la resa degli spazi attraverso la camera a mano.
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Spaccapietre (2020) dei fratelli Gianluca e Massimiliano De Serio, che racconta, svelandone la tragedia, il sottobosco del caporalato in Puglia, con protagonista Salvatore Esposito; per un film centrato sull’analisi psicologica e il racconto di un’emancipazione femminile nel mondo arabo, Mustang (2015) di Deniz Gamze Ergüven è il titolo giusto.
di Antonio Canzoniere
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