Il seme del fico sacro è un film drammatico diretto dal regista iraniano dissidente Mohammad Rasoulof. Presentato al Festival del cinema di Cannes 2024, ha vinto il premio speciale della giuria. Il film è interpretato da Misagh Zare, Soheila Golestani, Mahsa Rostami e Setareh Maleki. Il seme del fico sacro è candidato all’Oscar 2025 per il Miglior film internazionale.
IL FATTO: Teheran. Iman viene nominato giudice istruttore del Tribunale della Guardia Rivoluzionaria mentre il movimento di protesta popolare a seguito della morte di una giovane donna infiamma la capitale. L’uomo sente il peso psicologico del suo nuovo ruolo, mentre le figlie Rezvan e Sana guardano agli eventi con la speranza di un allargamento delle libertà nel paese, soprattutto per le donne.
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Najmeh, madre e moglie, fa da ago della bilancia della famiglia. Quando la pistola d’ordinanza di Iman sparisce misteriosamente in casa, i suoi sospetti ricadono su moglie e figlie tre donne. Terrorizzato all’idea di essere accusato di negligenza, l’uomo cade in un vortice paranoico che tornare alla galla l’educazione patriarcale ricevuta e il lavaggio del cervello subito quando era uno strumento repressivo del regime.
L’OPINIONE: Mohammad Rasoulof è uno dei più importanti cineasti iraniani contemporanei. Il suo Il male non esiste ha vinto L’Orso d’Oro di Berlino nel 2020, edizione che si fece per il rotto della cuffia, ultimo festival in presenza al 100% prima del lockdown del Covid. Il seme del fico sacro era invece in concorso a Cannes del 2024, dove ha vinto il premio della giuria, che forse gli è stato anche un po’ stretto.
Il seme del fico sacro è un’opera complessa
Si muove su diversi livelli narrativi. Il frutto che non cade lontano dall’albero sta a rappresentare lo stato patriarcale che educa i suoi uomini per mandare avanti una repressione di genere e per reprimere le libertà individuali. Rasoulof crea prigioni per tutto il film, le camuffa da casa, da automobile, persino da ristorante, in cui le due giovani protagoniste si trovano sempre in qualche modo intrappolate.
Contemporaneamente assistiamo alla trasformazione della Creatura-Padre, oggi giudice istruttore, una volta strumento della repressione, che non può fare a meno di ricordare per cosa e da chi è stato creato. Ha tutte le caratteristiche di un horror Il seme del fico sacro, in cui l’utilizzo degli spazi è fondamentale, perché non fa che ampliare il labirintico senso di smarrimento delle giovani protagoniste, ma anche della madre, una generazione precedente che pensa che l’obbedienza sia la via migliore per essere libera.
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Rasoulof fa crescere progressivamente la tensione fino al potente finale di questa parabola dell’eterna lotta tra repressione e libertà, ma la cosa che gli interessa maggiormente è trasmettere il suo messaggio allo spettatore, cosa sulla quale si applica anche eccessivamente, reiterando segnali non sempre necessari e la cui mancanza avrebbero reso la narrazione ancora più fluida e certo non meno efficace.
Ciò non toglie che parliamo di un’opera di altissimo livello, anche grazie alle notevolissime interpretazioni dei quattro componenti della famiglia, in particolare la giovane Mahsa Rostami nei panni della figlia minore, un’attrice di cui sentiremo molto parlare in futuro, non solo nel cinema iraniano.
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