Era ora, intervista al regista Alessandro Aronadio

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era ora Alessandro Aronadio

Era ora di Alessandro Aronadio è uscito il 16 marzo su Netflix e in pochi giorni ha registrato un successo straordinario. Saldamente in testa alla classifica dei film e delle serie più viste in Italia, è anche in cima a quelli più visti in lingua non inglese, e al 63mo posto della classifica globale di Netflix.

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Un risultato eccezionale per un prodotto italiano, una vetrina internazionale per i protagonisti Edoardo Leo e Barbara Ronchi e per il regista Alessandro Aronadio, che abbiamo intervistato per parlare del film.

Era ora è tratto da Long Story Short, una commedia australiana di qualche anno fa. Ma dell’originale resta ben poco.

La ragione per cui ho accettato quando mi hanno proposto di fare il remake italiano è proprio perché mi hanno concesso di riscriverlo completamente. L’idea di riflettere su questo male della modernità l’avevo da un po’, il fatto che le cose ti passano davanti e neanche te ne accorgi.

Quando hai una coppia d’attori che funziona il lavoro del regista è molto facilitato.

Con Edoardo avevo già lavorato e conosco le sue potenzialità, so dove l’avrei potuto portare. Barbara è stata una sorpresa, quando l’ho scelta non avevo visto molto di lei in chiave di commedia, ma dal provino avevo capito che aveva quelle caratteristiche svagate del personaggio. Funzionano perfettamente insieme, è una cosa su cui ho spinto molto, tanto che Edoardo scherzando prima del film mi diceva che gli avrei fatto avere problemi con sua moglie, perché ho chiesto loro di vedersi spesso, uscire insieme. Lo spettatore deve poter credere all’alchimia che vede sullo schermo per poter entrare nella storia. E poi hanno dei tempi comici perfetti.

Parliamo un attimo di regia. Hai usato focali e tagli d’inquadratura molto particolari, come avevi già fatto in Orecchie.

Sono molto diversi, Orecchie è un film concettualmente geometrico e quindi avevo bisogno di riprendere il protagonista in un certo modo. Qui ho usato la macchina in maniera che potessi dare centralità a entrambi dividendoli al tempo stesso.

Come spesso avviene per commedie di questo tipo, Era ora ha una struttura narrativa horror, come Ricomincio da capo e La vita è meravigliosa.

Non volevo l’azzeramento. Volevo che Dante convivesse per sempre con le conseguenze delle sue azioni per avere una consapevolezza diversa. Non amo le commedie con i finali rassicuranti, voglio sempre lasciare un sassolino nella scarpa quando finisce il film.

C’è una consapevolezza più adulta nella scrittura rispetto ai film precedenti, con un equilibrio notevole tra leggerezza e malinconia.

La sceneggiatura è complessa, è vero, e con Renato Sannio, con cui l’ho scritta, abbiamo messo molto di noi, raccontando sia le gioie che le tragedie, avendo il privilegio di guardare la realtà attraverso una lente deformata, come avevo fatto anche in Orecchie. Se c’è una cosa che poi sappiamo fare benissimo in Italia è ridere dei drammi, è un istinto che dobbiamo seguire.

I personaggi di contorno dei tuoi film sono sempre molto efficaci, anche in questo caso, e sorprendenti.

Il cameo di Andrea Purgatori c’è in tutti i miei film. Mario Sgueglia, che interpreta Valerio, il migliore amico di Dante, è un attore bravissimo, era il procuratore di Andrea Carpenzano ne Il campione. Il rapporto tra loro due era particolarmente importante nell’economia del film, avevo bisogno di un attore che potesse cambiare registro con grande facilità. Raz Degan è stata una scoperta. Lo avevo incontrato a Milano, era seduto a un tavolo nel bar di un albergo e faceva stretching, anche il look era perfetto per il personaggio. E anche Francesca Cavallin è stata una scommessa, l’abbiamo vista sempre in ruoli di altro genere, ma in lei ho trovato un grande talento comico.

C’è un film che ti ha in qualche modo ispirato per Era ora?

La mia speranza è quella di avere fatto qualcosa di diverso, ma c’è un film che amo moltissimo e che è stato una fonte, Questione di tempo di Richard Curtis, che si apre con una cosa talmente senza senso che ti bevi subito e poi non ci pensi più, perché inizi a piangere e ridere senza soluzione di continuità. Volevo che Era ora facesse lo stesso effetto.