Eternal, intervista al regista Ulaa Salim

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Eternal

Il protagonista di Eternal – Odissea negli abissi è Elias, un giovane ingegnere climatico. Una sera incontra Anita, una cantante, e i due si innamorano immediatamente. Elias è però ossessionato dal suo progetto scientifico e la sua ambizione mina la loro relazione. Quando gli si presenta l’occasione di partecipare a una missione che studia una misteriosa frattura sul fondale oceanico, la carriera prende il sopravvento.

Anni dopo, durante la rischiosa spedizione cui prende parte, ha una visione di come sarebbe stata la sua vita se avesse preso un’altra decisione.

Eternal – Odissea negli abissi, è il secondo film del regista danese Ulaa Salim

Il suo esordio è stato l’interessante Sons of Denmark, opera fantapolitica che vista oggi si può dire avesse colto il segno. Eternal si divide tra fantascienza e melodramma, puntando anche il dito su un argomento di scottante attualità come il cambiamento climatico. Il film è nelle sale italiane dal 26 giugno 2025, distribuito da Wanted Cinema. Ne abbiamo parlato direttamente con il regista, partendo da una fondata preoccupazione.

Sons of Denmark può essere oggi considerato quasi profetico, è ambientato nel 2025 e parla dell’ascesa dell’estrema destra in Europa. Ora sono preoccupato per la salute del nostro pianeta.

Ne hai il diritto, ma puoi anche non esserlo, perché una cosa è certa: un giorno il mondo finirà, ma non sappiamo quando. Non sarà domani, ma prima o poi, e non possiamo sapere se sarà colpa nostra, del cambiamento climatico, di un agente esterno. Credo sia la bellezza della vita: devi godertela e prendere le giuste decisioni, perché il tempo è l’essenza di tutto, soprattutto quando hai una compagna e dei figli.

Tempo, ma anche seconde occasioni, Eternal parla anche di questo. E le seconde occasioni sono importanti.

Lo penso anch’io, e non importa a che punto della vita ti trovi, se pensi che ci sia qualcosa che non sta funzionando, puoi sempre fermarti e cercare di recuperare il tempo perduto. È meglio avere mezza vita andata come avresti voluto che una intera in cui niente ha funzionato.

La fantascienza la affascina, ma declina il genere in modo particolare.

La uso per parlare delle cose che mi interessano. Nel caso di Sons of Denmark è stata l’opportunità di riflettere sulle conseguenze degli estremismi. Il genere mi permette di raccontare queste storie in una dimensione altra, ma sempre emotivamente ancorato alla società in cui viviamo.

Il tempo è un elemento fondamentale in Eternal, il film si sviluppa in tre diversi piani. È stato difficile trovare il giusto equilibrio?

Ci sono voluti quasi cinque anni per realizzare Eternal e la parte prominente è stata la scrittura. Avere più piani temporali mi ha dato la possibilità di far confrontare Elias e Anita in un mondo che non esiste. È stato difficile, ma sono felice di esserci riuscito e lo farei ancora, è un’esperienza che mi ha molto migliorato come sceneggiatore.

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Non posso dire quale sia il risultato finale, questo spetta agli spettatori, a voi giornalisti e al tempo, perché se fra quattro o cinque anni Eternal sarà un film ancora godibile, come credo sia Sons of Denmark, allora vorrà dire che ho fatto un buon lavoro.

Quanto c’è di scientificamente fondato nelle teorie esposte nel film?

In gran parte è frutto della mia immaginazione, ma ho parlato con oceanografi e geologi marini per capire come eventualmente si potrebbero raggiungere le viscere della Terra. Questo non vuol dire che esiste o che esisterà una frattura sottomarina della crosta terrestre che sconvolgerà il clima, ma è certo che i cambiamenti climatici influenzeranno sempre di più anche le profondità oceaniche.