Fast X, l’inizio della fine si sta avvicinando e il trailer del decimo film della saga di Dom Toretto e della famiglia più veloce di tutti i tempi offre agli spettatori una ricca anticipazione di quello che ci attende dal 18 maggio per la prima parte del capitolo finale.
Il trailer di Fast X lo abbiamo già lanciato ma ve lo riproponiamo anche qui per comodità, ma soprattutto abbiamo chiacchierato con l’uomo che si è cimentato in questa monumentale impresa, sostituendo in corsa (e per forza…) Justin Lin, già regista di cinque film del franchise.
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Divergenze artistiche con Vin Diesel hanno costretto Lin ad abbandonare FF, per la seconda volta a dire il vero, regalando a Louis Leterrier, che ricordiamo per film ad alto tasso adrenalinico come The Transporter, Hulk, Now You See Me, un sogno. Come tutto questo sia accaduto ce lo ha raccontato lui stesso.
Louis, dev’essere stato travolgente balzare in sella a questo cavallo selvaggio mentre era già al galoppo. Cos’hai pensato quando hai ricevuto la prima telefonata dallo studio?
È stato pazzesco. Soprattutto perché in questi casi non si riceve mai quella telefonata alle 8 del mattino, quando si è freschi. È arrivata nel bel mezzo della notte, mentre stavo finendo un film per Netflix. E pensavo: “Ok, ho finito. Vado in vacanza”. È sempre quando prenoti una vacanza che trovi un lavoro nell’industria cinematografica. Comunque, penso che andrò in vacanza e che sarà fantastico.
E poi ricevo una telefonata, alle 2 di notte, dal capo della Universal, e pensavo che fosse, sai, una telefonata di circostanza. Gli scrivo, dicendogli che ho visto la chiamata, e lui mi riscrive subito: “richiamami”. “Pronto, che succede?”. “Puoi leggere un copione adesso?” E io: “Sì”. “Puoi leggerlo per le 5 del mattino, vero?”. Ok. Quindi ho passato tutta la notte a leggere il copione. Non sapevo cosa stesse succedendo e, sai, ero concentrato sul mio film.
Dopo avere letto il copione l’ho richiamato dicendogli “Oh, ma state girando?” “Sì, stiamo girando e Justin è dovuto andare via. Allora, quando puoi venire a Londra?”. E così, dal momento in cui ho ricevuto quella telefonata al momento in cui ho detto azione la prima volta sono passati quattro giorni, capisci?
E non solo ho dovuto prepararmi, ma anche riscrivere la sceneggiatura, riscrivere il terzo atto e pianificare il primo atto. E poi, quando il primo e il terzo atto sono cambiati, si scrive il secondo atto. Quindi, sì, è stato un sacco di lavoro. È stato pazzesco. Ma ero come in preda all’adrenalina, come se stessi disegnando in fretta e furia. Non solo stavo facendo il mio franchise preferito al mondo, ma ero incaricato di chiuderlo, prendere tutti questi fantastici film e portarli a quello che speriamo sia l’apice, il momento più emozionante. Quindi, come hai detto, il peso sulle mie spalle era molto forte.
Conosco Vin abbastanza bene, l’ho incontrato per praticamente ogni film del franchise e anche per altri, è un uomo adorabile, ma so anche che è molto impegnativo, soprattutto sul set.
Ma va bene per me. È quello che amo. Sono molto esigente. Ci siamo trovati perché abbiamo letteralmente finito le frasi l’uno dell’altro e non riuscivamo a lavorare abbastanza insieme. Ogni giorno avevamo le nostre 12 ore piene di lavoro. E poi ci incontravamo nella roulotte per tre, quattro ore a notte, tutte le notti, tutti i fine settimana li abbiamo passati insieme. Sono ossessivo, malato, voglio che tutto sia perfetto, e ho trovato il partner ideale per far sì che accada.
Ma non solo Vin, sono tutti fantastici. Michelle Rodriguez lavora instancabilmente per preparare i combattimenti, rielaborare i suoi dialoghi e come lei tutti gli altri, dai componenti storici della famiglia a quelli più freschi, come Charlize, e i nuovi arrivati, come Jason Momoa, tutti hanno lavorato molto, molto, molto duramente per realizzare questo film. Quindi in realtà lo prendo come un superpotere, sono esigente e fidati, l’ho usato.
Quanto è stato importante il fatto che tu abbia già girato un film ad alta velocità, The Transporter, il cui protagonista oltretutto era Jason Statham, che è parte della saga di FF?
Sai Alessandro, credo fosse proprio alla fine del primo giorno di riprese di The Transporter, Jason e io andammo al cinema a Parigi a vedere questo film americano appena uscito: The Fast and the Furious. Alla fine abbiamo pensato “Oh, mio Dio, quello che hanno fatto è incredibile, mescolare azione ed emozioni” e ci ha aiutati a migliorare il nostro film e a indirizzare la nostra vita.
The Transporter è stato un successo, Jason è diventato una star, poi si è unito a Fast and Furious. E io non ero invidioso, ma pensavo: “Oh, bravo Jason, ma quanto vorrei poterne fare uno…” Ma è molto divertente che sia stato parte delle nostre vite per un quarto di secolo. Per la mia carriera Fast and Furious è stato una stella polare.
3 minuti e 48 secondi. Il trailer credo più lungo di sempre.
Sai, il film dura 5 ore e 7 minuti, contando entrambe le parti, quindi…
Non vedo l’ora, Louis, non vedo l’ora. E, sai, sono italiano, e sono molto preoccupato perché, beh, ho visto che distruggete mezza Roma…
Lo so. Lo so. Mi dispiace. Ok. Volevo dirtelo come prima cosa quando ho saputo che avrei parlato con te, e ti prego di estendere le mie scuse a tutti gli italiani. Ma voglio anche rassicurarti, non abbiamo fatto male a nessuno né toccato nulla.
Amo girare con gli effetti in macchina, uso la CGI se c’è da mettere in sicurezza le persone, ma se c’è la possibilità di fare uno stunt dal vero la sfrutto. Quindi ho chiesto se era possibile girare nel modo più realistico possibile. Ne ho parlato con Stewart Hamilton, il regista della seconda unità, e lui mi ha detto che si poteva fare. E così abbiamo fatto rotolare quella palla d’acciaio di una tonnellata per le strade di Roma e l’abbiamo fatta esplodere e tutto quello che è successo nel frattempo, ma non abbiamo toccato niente, giuro, la scalinata di Piazza di Spagna è ancora al suo posto.
Le location sono incredibilmente importanti nell’intera saga di Fast and Furious e in questo capitolo finale abbiamo visto Roma, Londra, il Brasile. È un franchise globale e un motore per l’economia locale e per l’industria cinematografica mondiale.
Si, penso sia importante. E l’idea dei capitoli finali è quella di andare in giro per il mondo, perché l’influenza di questo franchise sullo schermo e sull’economia globale è enorme. E l’idea è proprio quella di esplorare letteralmente i continenti e vedere come Toretto, letteralmente e figurativamente, abbia cambiato il mondo. E questo è interessante, io ne ho assaporato un boccone, ma Vin ha influenzato persone in tutto il mondo, quando promuove il film, quando gira di fronte al Colosseo, incontrando la folla romana, parlando con loro, prendendosi un momento per guardare la saga attraverso i loro occhi.
Penso che sia molto importante. E continueranno a farlo, finché andrà avanti. Quello che era James Bond negli anni Settanta e Ottanta, Fast and Furious lo ha ripreso. È una sorta di catalizzatore dei desideri. Viaggia per il mondo, ma è una saga per la classe operaia che tiene i piedi per terra, come dire, se sai come usare le mani e il cervello e hai un gran cuore puoi avere la vita straordinaria di Dom. Ed è bello, perché ci si ritrova tutti in questa dimensione.
Gli action movie si stanno trasformando da tempo in qualcosa che va oltre il cinema. L’uso dell’immagine, del suono, del montaggio sta trasformando il genere in una nuova frontiera artistica. Sei d’accordo?
Mi piace sentirtelo dire, è molto importante, per me e per molti di noi che fanno questo lavoro. Sono influenzato dalle arti più diverse, dalla fotografia alla pittura all’arte plastica alla video arte. Quindi l’idea di avere questa grande, bellissima tela con tutti questi giocattoli che si possono creare per giocare con il colore, con la forma, creare cornici all’interno di cornici e raccontare la tua storia attraverso l’arte, le acrobazie, l’eccesso è divertente, come fantastici sono i colori che abbiamo scelto per la tavolozza. Per questo film abbiamo inventato delle nuove camere per poter fare movimenti che una volta erano impossibili, volevo realismo, abbiamo creato nuove tecnologie che mi permettessero di evolvere questa che per me è una forma d’arte. La mia arte, in cui lasciare la mia impronta d’artista.