The Menu, intervista esclusiva al regista Mark Mylod

Commedia horror grottesca e ricca di idee, The Menu è un trattato di filosofia applicato a un sontuoso banchetto cinematografico gourmet

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The Menu

Uno sparuto gruppo di persone molto speciali arriva alla spicciolata su un molo. Si devono imbarcare per una breve traversata, destinazione una piccola isola abitata soltanto dal più grande chef del mondo, Slovik, e la sua brigata di cucina. L’evento: una cena molto speciale a cui sono stati invitati dal padrone di casa in persona, per provare il nuovo menù del Hawtorne, probabilmente il ristorante più esclusivo del pianeta. Una serata che si preannuncia indimenticabile…

The Menu è una commedia horror grottesca dai profondi risvolti esistenzialisti che mette alla berlina le molte storture della società contemporanea e che molto sta piacendo al pubblico italiano, come dimostrano gli 800.000 euro incassati dopo meno di una settimana di programmazione.

Protagonista e padrone di casa Ralph Fiennes, in un ruolo tagliato su misura per lui. Lo affianca un cast gustosissimo, è il caso di dirlo, a partire da Anya Taylor-Joy, con contorno di Nicholas Hoult, John Leguizamo e Janet McTeer.

Produce Adam McKay, il regista di Don’t Loo Up, sempre pronto quando c’è da mettere alla berlina le pochezze di un mondo destinato all’estinzione e in cui, tra le tante cose, sono tutti diventati anche ineffabili esperti di cucina gourmet. Ne abbiamo parlato in esclusiva a Londra con il regista Mark Mylod. Non a cena, per fortuna.

11 anni per un nuovo film, ma i sei episodi che ha diretto di Game of Thrones basterebbero per tre.

Tre anni di lavoro solo per quelli. Per questo un film doveva significare affrontare una sfida particolare. Così ho aspettato finché non mi sono imbattuto in una sceneggiatura che davvero mi scuotesse. Arrivata dalle mani di Will Tracy, con cui avevo lavorato molto bene in un episodio di Succession che avevo diretto.

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Il copione che aveva scritto con Seth Reiss mi ha colpito immediatamente, soprattutto per la complessità di toni, era molto difficile da portare sullo schermo, la cosa mi spaventava e per questo ho deciso che dovevo farlo. Volevo mantenere un preciso equilibrio tra commedia, thriller e satira e francamente sono molto soddisfatto del risultato finale. Spero lo sia anche il pubblico.

The Menu è un piccolo trattato filosofico, l’ambientazione nel ristorante e la figura dello chef sono perfette, ma è una parabola che potrebbe adattarsi a qualunque situazione.

È vero, ma la storia del ristorante è in qualche modo vera. Will Tracy era andato in luna di miele in Norvegia e durante il viaggio aveva prenotato una cena in questo ristorante incredibilmente esclusivo che si trova su una piccola isola di fronte a Bergen. Una volta sulla barca, in direzione della meta, lui e sua moglie si sono chiesti: e se qualcosa andasse storto? Da lì è nato il germe dell’idea, ma quello che dici è chiarissimo, la metafora sulla creazione è applicabile a qualunque campo artistico.

Invece l’Hawtorne dov’è: al purgatorio o all’inferno?

Diciamo in una gabbia dorata, che abbiamo cercato di rendere autentica grazie alla consulenza di Dominique Crenn, la prima donna chef a ricevere tre stelle Michelin negli Stati Uniti. Ha adorato la sceneggiatura, che si prende anche gioco del suo mondo, così è salita a bordo come consulente creativa, ci ha aiutato a creare il menù e ha addestrato la nostra brigata di cucina per due settimane.