The Pale Blue Eye, intervista a Christian Bale e Scott Cooper

The Pale Blue Eye - I delitti di West Point, il giallo con il giovane Edgar Allan Poe diretto da Scott Cooper e interpretato da Christian Bale

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The Pale Blue Eye. (L to R) Robert Duvall as Jean Pepe, Christian Bale as Augustus Landor and Harry Melling as Edgar Allen Poe in The Pale Blue Eye. Cr. Scott Garfield/Netflix © 2022

1830 il detective Augustin Landor viene chiamato a West Point per indagare su un orrendo omicidio. Ad aiutarlo troverà un giovane Edgar Allan Poe, cadetto all’Accademia Militare non ancora diventato il grande scrittore. Questa, in sintesi, la trama di The Pale Blue Eye – I delitti di West Point, film che vede nuovamente insieme, dopo due opere intense quali Il fuoco della vendetta – Out of the Furnace e Hostiles, Christian Bale e Scott Cooper liberamente ispirato dal romanzo di Louis Bayard.

Va molto di moda la gioventù da cadetto dell’autore de I delitti della Rue Morgue e La caduta della casa degli Usher. Da poco è anche uscito sulla piattaforma streaming specializzata in cinema horror Shudder (non disponibile in Italia, purtroppo) Raven’s Hollow, in cui troviamo sempre un giovane Poe alle prese con un caso decisamente sovrannaturale.

Per parlare invece di questo thriller, abbiamo invece parlato direttamento con il protagonista e il regista, senza dimenticare nei panni proprio del futuro scrittore Harry Melling (sì, proprio l’imbranato ed eroico Dudley Dursley della saga di Harry Potter), due attori britannici di grande classe come Toby Jones e Timothy Spall, un’esperta di misteri come Gillian Anderson, affiancata da Charlotte Gainsbourg e Lucy Bolton, e dal grandissimo Robert Duvall.

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The Pale Blue Eye. (L to R) Toby Jones as Dr. Marquis and Gillian Anderson as Julia in The Pale Blue Eye. Cr. Scott Garfield/Netflix © 2022

Scott Cooper, The Pale Blue Eye è un adattamento fedele del romanzo di Bayard o ha scelto di scrivere una sceneggiatura che se ne distaccasse?

Scott Cooper – Ho cercato di catturare l’essenza del libro, non la sua trama. Penso che ci sia una differenza sostanziale tra un libro e una sceneggiatura, quando ho letto il romanzo di Louis ho pensato avesse le potenzialità per diventare una magnifica storia per il grande schermo. L’ho avvertito subito che ci sarebbero state delle modifiche rispetto alla sua opera, quando ha visto il film ne è rimasto entusiasta e ho tirato un bel sospiro di sollievo. Il mio adattamento sviluppa maggiormente il rapporto padre/figlio tra i protagonisti, due uomini che per motivi diversi vivono ai margini della società.

Christian Bale, come ha preparato un personaggio complesso quale Augustus Landor?

Christian Bale – L’approccio è stato quello della detective-story. Si tratta di un investigatore rinomato, il quale svolge il lavoro con assoluta dedizione. Per farlo ha bisogno di controllare le proprie emozioni, cacciare indietro i fantasmi del passato. Nell’incontro con il giovane Poe trova un ragazzo che possiede la passione per la vita, un qualcosa che inizia a contagiarlo. Il poter sviluppare il suo metodo di indagini insieme al suo collaboratore gli restituisce in qualche modo fiducia nel prossimo.

Scott mi concede sempre la libertà di preparare i personaggi a modo mio a condizione che mantenga l’apertura mentale necessaria, dal momento che poi in fase di riprese le scene possano andare nella direzione che richiedono. Per esempio recitare con Harry Melling ha portato molti momenti del film verso direzioni inaspettate, ha dato profondità psicologica ai nostri ruoli e li ha impreziositi con tratti che abbiamo scoperto soltanto mentre stavamo girando.

Questi sono momenti impossibili da scoprire quando lavori al personaggio per conto tuo: per renderlo maggiormente corposo hai bisogno di un regista e colleghi che ti permettano di sperimentare, di battere sentieri diversi rispetto a quelli che pensavi di percorrere in fase di preparazione.

Dobbiamo spendere qualche parola sulla notevole performance di Harry Melling…

C.B. – Siamo stati estremamente fortunati nell’assemblare il cast a partire da Harry. Anche alla sua giovane età possiede un bagaglio di esperienza enorme, fin dal provino iniziale ha capito come interpretare il personaggio. Quando ho visto il suo video ho chiamato subito Scott per assicurarmi che fosse d’accordo con me sul fatto che era l’attore perfetto per il ruolo.

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The Pale Blue Eye. (L to R) Christian Bale as Augustus Landor and Harry Melling as Edgar Allen Poe in The Pale Blue Eye. Cr. Scott Garfield/Netflix © 2022

S.C. – Melling mi aveva impressionato ne La ballata di Buster Scruggs dei fratelli Coen. Ha capito immediatamente cosa volevo da lui. Ero emozionato all’idea di raccontare la figura di Edgar Alla Poe come una sorta di origin story, parliamo di uno dei padri della letteratura americana, non solo di genere. Mi interessava l’idea di presentare un giovane Poe ancora entusiasta, intelligente e desideroso di scoprire la verità riguardo gli omicidi che vengono commessi. Una personalità lontana da quella figura oscura che è poi diventato in futuro.

Qual è stata la scena di The Pale Blue Eye più difficile da girare?

C.B. – La sequenza finale ha richiesto una dose enorme di comprensione, con Scott e Harry abbiamo lavorato molto a lungo e nel profondo trovando l’equilibrio necessario per esplorare e quindi mostrare le emozioni dei protagonisti. Dovevamo rappresentare rabbia, frustrazione, senso di perdita ma anche soddisfazione per aver scoperto la verità.

S.C. – Tutto il film è stato difficile da girare viste le condizioni ambientali. Non faccio film semplici da realizzare: Hostiles e Antlers non lo erano, e The Pale Blue Eye ci ha portato a girare in giornate di freddo assoluto, con temperature ampiamente sotto lo zero. Eppure nessuno si è lamentato neppure per un momento, anche perché gli attori hanno sentito subito che l’ambientazione era parte integrante, se non fondamentale del film. Mi aiuta avere collaboratori che mi conoscono, preparati alle modalità del mio lavoro.

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Ho la fortuna di lavorare con un direttore della fotografia talentuoso come Masanobu Takayanagi, abbiamo girato quattro film insieme e ancora riesce a sorprendermi con esperimenti sulla luce del tutto personali. Per gli interni volevo ispirarmi ai dipinti di Rembrandt, soprattutto nelle scene a lume di candela tra Landor e Poe. ha fatto un lavoro ammirevole per accontentarmi. Io in particolar modo sono innamorato dell’inquadratura che apre il film, con Christian che si trova sulla riva di un fiume e tutto intorno è soltanto neve e silenzio.

Quale è il segreto della vostra collaborazione?

S.C.  – È Christian che setta il tono della lavorazione sul set. Abbiamo fatto tre film insieme e non l’ho mai visto al telefono durante le riprese. Ogni film che abbiamo fatto insieme è stato realizzato in condizioni spesso impervie e non ha mai mostrato alcun segno di impazienza o nervosismo. Se la star dei tuoi film possiede questo attaccamento al progetto e al lavoro più in generale, è molto probabile che il resto della troupe lo seguirà.

C.B. – Scott è un regista molto preciso, scrupoloso. In fase di riprese diventa quasi ossessivo, il che per me è un gran complimento poiché è questo che devi essere per ottenere il meglio sul set. Allo stesso tempo però privilegia la libertà di espressione: ad esempio io non preparo mai le scene con zelo eccessivo, devo poter mantenere quel senso di scoperta mentre lavoro. Se pensi troppo a come girare una sequenza alla fine rischi di perdere l’influenza del set stesso, del momento in cui giri.