La ligne – La linea invisibile, la recensione del film con Valeria Bruni Tedeschi

Nella sua opera terza, la regista svizzera Ursula Meier traccia il ritratto di una donna violenta, isolata dalla sua stessa famiglia. Con Stéphanie Blanchoud e Valeria Bruni Tedeschi.

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L’incipit del film è tra i più forti degli ultimi anni: una giovane donna cerca di picchiare sua madre con una rabbia incontenibile, resa ancora più feroce dall’uso del rallenty.«Volevo rompere un tabù e mettere in scena un personaggio femminile davvero violento. Al cinema la violenza è una prerogativa per lo più maschile, mentre alle attrici vengono al massimo lasciati ruoli da tossicodipendente o prostituta. A me questo non interessava. Mi sono chiesta come fosse possibile mostrare la violenza di questa donna senza dover dare troppe spiegazioni. Poi ho collegato la storia alla famiglia, perché è la realtà che ci plasma e perché non volevo affrontare temi sociali o politici». Così dice Ursula Meier che all’ultima Berlinale ha presentato La ligne – La linea invisibile, co-prodotto dai fratelli Dardenne, in uscita nelle sale con Satine Film il 19 gennaio, scritto dalla regista franco-svizzera con Stéphanie Blanchoud, che interpreta la furibonda Margaret e che ha esperienza nel pugilato, su cui ha pure scritto un’opera teatrale.

IL FATTO

Margaret è una donna di 35 anni con una lunga storia di violenze inflitte e subite e una fragilità emotiva che spesso non riesce a contenere nelle sole parole. In seguito a una brutale discussione con la madre e alla denuncia di quest’ultima, il giudice le impone un severo ordine restrittivo che le impedisce di avvicinarsi a meno di cento metri dalla casa di famiglia. «All’inizio del film l’allontanamento imposto alla protagonista dalla sua stessa famiglia è una sorta di Big Bang che genera ondate di violenza alimentate da profonde tensioni – ha spiegato la regista -. Ogni volta che si ritrova in una situazione che la tocca o la ferisce profondamente, Margaret non usa le parole: dentro di lei esplode qualcosa di selvaggio che prende il sopravvento. Ogni pugno che dà o riceve conferma un bisogno sfrenato di amore, sepolto nel suo cuore. Se nella maggior parte delle storie è l’incontro dei personaggi che fa avanzare la vicenda, qui è proprio la distanza tra loro a complicare le dinamiche».

Stéphanie Blanchoud

L’OPINIONE

La linea tracciata da Ursula Meier, che isola e bandisce la protagonista dalla sua famiglia, è fisica e metaforica, ostacolo invisibile ma invalicabile. Lungo questo confine paure e fragilità esplodono con rabbia e violenza offrendo alla regista l’opportunità di osservare ancora una volta la complessità dei legami di sangue, distanze emotive regolate da ferite mal ricucite, fantasmi del passato, parole mai dette, silenzi ambivalenti, in un paradossale, turbolento crescendo di stati d’animo che, grazie all’interpretazione di Valeria Bruni Tedeschi nei panni di una madre volubile e anaffettiva, vittima di aggressione, raggiungono anche picchi di grande comicità.

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Due dei precedenti film della regista, Home con Isabelle Huppert e Sister con Léa Seydoux.

RASSEGNA PANORAMICA
VOTO
la-ligne-la-linea-invisibile-le-recensione-del-film-con-valeria-bruni-tedeschiSvizzera/Francia/Belgio, 2022. Regia Ursula Meier. Con Stéphanie Blanchoud, Valeria Bruni Tedeschi, Dali Benssalah, Benjamin Biolay, India Hair, Elli Spagnolo. Distribuzione Satine Film. Durata 1h e 41’.