Nel St. Vincent di Theodore Melfi i due avevano mostrato una chimica notevole, determinando le fortune del film del 2014, legittimo sperare che anche in L’amico fedele diretto da David Siegel e Scott McGehee l’accoppiata composta da Naomi Watts e Bill Murray conquisti un buon numero di spettatori. Anche se non è la loro – non solo, almeno – l’amicizia “fuori dal comune” dell’adattamento del romanzo vincitore del National Book Award di Sigrid Nunez, bensì quella che sviluppa con Bing l’alano, un cane protagonista che rende perfetto il film per celebrare la Animal Rights Awareness Week in arrivo e che spicca nel cast completato dalla candidata al Tony Award Sarah Pidgeon (Stereophonic), Constance Wu (Crazy & Rich), dalla vincitrice dell’Emmy Award Ann Dowd (The Handmaid’s Tale), Noma Dumezweni (La Sirenetta), Felix Solis (Ozark), Owen Teague (Il Regno del Pianeta delle Scimmie) e Carla Gugino.
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IL FATTO
Dopo l’improvvisa scomparsa del suo più caro amico e mentore, Iris, autrice e insegnante di scrittura a New York, si ritrova a dover custodire sia l’eredità letteraria dell’uomo sia il suo amatissimo alano, Apollo. Pur con molte esitazioni, Iris accoglie il gigantesco cane nel suo minuscolo appartamento di Manhattan, instaurando con lui un legame sorprendente e profondo, anche se la presenza imponente di Apollo finisce per stravolgere i suoi impegni professionali e la sua quotidianità. Insieme, questa strana coppia comincia lentamente a elaborare il lutto condiviso, intraprendendo un inaspettato percorso verso l’accettazione e la guarigione.
L’OPINIONE
Protagonista e produttrice, è evidente che Naomi Watts abbia costruito su di sé il film, probabilmente conquistata dal libro, e magari – è facile immaginarlo – appassionata cinofila (oltre che cinefila). Facile a quel punto coinvolgere il vecchio Bill, con il quale l’accoppiata aveva funzionato in passato e che evidentemente non aveva problemi a prestarsi, anche per poche – per quanto ben calibrate – scene. Su di sé e sull’alano che divide con lei quasi ogni momento di un film che sicuramente approfitta di dinamiche piuttosto comuni e ben note a ogni proprietario di un animale da compagnia.
Ma nella vicenda il cane diventa strumento – sia a livello narrativo, sia a esistenziale – chiamato ad assolvere a una serie di funzioni, in primis quella di macchina della verità, capace di rivelare personalità, rapporti, sentimenti, pensieri di chi ci circonda e, in questo caso, circonda la protagonista. Oltre alla funzione banalmente catartica, per cui è grazie a lui che proprio lei arriva a conoscersi davvero, a scoprire sé stessa, e ad elaborare il lutto per la scomparsa dell’amico, mentore, professore, amante, scomparso perché suicida. Tema sempre delicato, qui trattato in maniera non consueta, sottolineando una forma di egoismo insita nel gesto.
Un film che non manca di retorica, ovviamente, che indulge un po’ troppo in alcuni siparietti o parentesi canine, soprattutto relative alla vita felice dei cani di Central Park o di Washington Square Park e dei loro padroni, angosciati dal dramma degli appartamenti ad affitto controllato e che costringono a una bolla ben riconoscibile il contesto narrativo, limitandolo in parte, evidenziando fin troppo la patinatura della storia, comunque universale nella sua parte più emotiva.
La pazienza in attesa del twist che introduce l’attesa conclusione della storia – forse troppo sospesa e prolungata – chiude le tante porte aperte e lascia allo spettatore lo spazio di proseguire con le proprie riflessioni. Anticipate e accompagnate dal finale, incentrato sulla accettazione, e sull’ordine che finalmente la donna sembra riuscire a mettere nella propria vita. Con la definitiva consacrazione di un ruolo che lo stesso titolo anticipava, per quanto un po’ banalizzato nella traduzione italiana, e decisamente più evocativo, onesto, sincero e diretto nell’originale, sia del film sia del libro.
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SE VI È PIACIUTO L’AMICO FEDELE, GUARDATE ANCHE…
Gli amanti del cosiddetto ‘miglior amico dell’uomo’ non potranno sicuramente perdere il classico Hachiko con Richard Gere del 2009, film basato su una storia vera giapponese, ammesso che non lo abbiano già visto… Al pari dei vari Qua la zampa! (diretto da Lasse Hallström, come il precedente), i tre Belle & Sebastien e il nostrano Italo con Marco Bocci.