Palladio, lo spettacolo dell’architettura

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Loggia Valmarana

Si respira impegno, competenza e una genuina passione dietro le quinte di Palladio, il docufilm d’arte dedicato al grande architetto rinascimentale veneto (Padova, 1508 – Maser, 1580) che approda nelle sale cinematografiche di tutta Italia dal 20 al 22 maggio.

Ciak è stato sul set di Villa Saraceno, a Villa Godi Malinverni (dove Luchino Visconti girò alcune scene di Senso), a Villa La Rotonda e in altre storiche dimore ed edifici creati dal genio palladiano, dove la troupe diretta dal regista Giacomo Gatti, discepolo e collaboratore di Ermanno Olmi, era impegnata nelle riprese di alcune delle ultime scene girate nelle location italiane prima di volare negli Stati Uniti per completare i lavori. Un’opera on the road, dunque, perché Andrea Palladio non significa solo Vicenza, le ville venete e l’Italia: le sue idee sull’architettura – esportate attraverso i Quattro Libri scritti nel 1570 – hanno varcato i confini del nostro Paese per raggiungere l’Europa e gli Usa, ispirando la realizzazione di edifici pubblici e templi del potere politico e finanziario come la Casa Bianca, il Campidoglio a Washington e il palazzo della Borsa di Wall Street a New York.

Eppure, afferma il professor Gregorio Carboni Maestri, consulente scientifico del
documentario, «nonostante Palladio sia stato il più grande architetto di tutti i tempi, e il più influente, il 90% delle persone non sa chi sia, sebbene la sua eredità sia visibile ovunque». Il docufilm non è però solo un risarcimento e un omaggio a colui che può essere considerato come il primo archistar globale, ma anche un mezzo per raccontare l’architettura, l’arte e la bellezza in modo nuovo e coinvolgente, senza cadere nell’accademismo. «Il cinema – continua Carboni Maestri – è uno dei medium più idonei per spiegare l’architettura, ma sono davvero poche le opere ben realizzate sul tema. Nessuno spiega concetti complessi e raffinati come quelli espressi dal Palladio in modo pedagogico, senza banalizzare o annoiare. Sono certo che questo lavoro rappresenterà una pietra miliare».

Loggia Valmarana

Scritto da Elia Gonella con il supporto del team autoriale di Magnitudo Film coordinato da
Stefano Paolo Giussani, coadiuvato da un pool di esperti composto dallo storico dell’architettura Kenneth Frampton, dal docente di Yale Peter Eisenman, oltre che dagli storici dell’arte Lionello Puppi e Fabrizio Magani, il doc vede anche la partecipazione dei
proprietari e abitanti – o meglio dei “custodi”, come amano rispettosamente definirsi loro
stessi – delle ville palladiane, come il conte Antonio Foscari, il conte Nicolò Valmarana e
Cristian Malinverni. Palladio è prodotto da Magnitudo Film, che ha legato il suo nome e la sua missione al documentario e al film d’arte (tra i titoli, ricordiamo Musei Vaticani, Firenze e gli Uffizi, San Pietro e le Basiliche Papali di Roma, Raffaello – Il Principe delle Arti) prima in partnership con Sky, qui per la prima volta in modo autonomo.

La Rotonda-drone

«Rappresentare l’architettura è una bella sfida. Questo è un progetto che vuole aprire un filone in tale direzione», ha detto Francesco Invernizzi, fondatore e amministratore delegato della società milanese. Per rendere giustizia all’arte del Palladio, il docufim è girato con tecniche di ripresa all’avanguardia, come Magnitudo ci ha abituato
con i lavori precedenti: inquadrature, prospettive e movimenti di macchina sorprendenti e spettacolari, close-up impossibili per cogliere dettagli altrimenti inafferrabili a occhio nudo, suggestive riprese a volo d’uccello tramite droni per raccontare geometrie inattese. E immagini a risoluzione 8K Hdr (High-Dynamic Range, ovvero ad alta gamma dinamica) che immergeranno lo spettatore nell’armoniosa bellezza dei gioielli del maestro del Neoclassicismo.