New York solo andata racconta le storie di chi ce l’ha fatta

Nel docufilm di Davide Ippolito, disponibile su Prime Video, testimonianze e scenari di italiani che hanno coronato il sogno di crearsi una vita nella Grande Mela

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Speranze, sogni, ambizioni e il fascino di vivere una vita in una realtà in cui tutto può essere realizzato. Dove se non a New York? È lo scenario che si presenta agli spettatori durante la visione di New York solo andata, il docufilm di Davide Ippolito prodotto da LuckyHorn Entertainment che, dopo un tour di tre mesi a cavallo tra Stati Uniti e Italia,è approdato su Prime Video.

Il filone narrativo segue una linea storica precisa: dall’emigrazione degli italiani a cavallo tra fine ’800 e inizio ’900 alla volta della Grande Mela, si giunge a un punto di vista attuale sul concetto di migrazione, declinabile fino ai nostri giorni. Attraverso le testimonianze di coloro che in svariati settori professionali hanno compiuto il proprio sogno americano, il regista Davide Ippolito, napoletano trapiantato a New York, ha voluto raccontare quanto l’American Dream sia ancora un fatto concreto e non una banale ricerca del successo al di fuori della propria madre patria. Il legame con le proprie radici è infatti centrale nelle parole di quasi tutti i protagonisti, insieme a riflessioni legate alle criticità che una scelta del genere può provocare nella carriera e nella vita di ognuno.

Tra le personalità che si raccontano ci sono il giornalista Federico Rampini, l’ex presidente del Consiglio Lamberto Dini, lo scrittore e docente della New York University Antonio Monda, Riccardo Forlenza, Global managing director di IBM, il console generale a New York Fabrizio Di Michele, il direttore dell’istituto italiano di cultura Fabio Finotti, Raffaele Guida (Lello, il barbiere di New York) e la moglie Maria Rea, la giornalista e guida letteraria Marta Ciccolari Micaldi, il celebre ingegnere del suono vincitore di tre Grammy Award Marc Urselli, il musicista e compositore Fabrizio Mancinelli che ha diretto l’orchestra per la colonna sonora del film premio Oscar Green Book, l’attrice Emanuela Postacchini, l’artista Verdiana Patacchini e altri esponenti del mondo dell’imprenditoria e della cultura. Le loro testimonianze si intrecciano in un lavoro di regia sottolineato da una fotografia pronta a esaltare ogni aspetto della città di New York, con i suoi colori, le sue strade e quella atmosfera magica capace di calare lo spettatore nella realtà.

A chi non è mai stato a New York sembrerà di viverla per la prima volta attraverso lo sguardo di Ippolito, mentre chi c’è stato almeno una volta proverà voglia di tornarci.
All’interno di New York solo andata convivono tre componenti: la passione del regista per la città, lo scopo divulgativo attraverso il racconto dei personaggi e lo stile cinematografico che si evince dai raccordi che il regista fa nel legare insieme tutti questi elementi senza mai trascurare il fattore storico e le tematiche d’attualità. E poi la fotografia, a tratti in bianco e nero, vuole essere un omaggio al celebre film Manhattan di Woody Allen del 1979.

Componente fondamentale di questo lavoro è la musica: la divisione in capitoli favorisce la presenza di numerosi generi musicali all’interno della colonna sonora che, grazie al lavoro del compositore Mirko Ettore D’Agostino, diventa un racconto nel racconto sfruttando sonorità simbolo della modernità che ha caratterizzato la musica degli Stati Uniti. Conclude il docufilm il brano originale L’Ultima Sera, il singolo di Cristiano Cosa scritto appositamente per il lungometraggio di Ippolito. Una canzone che racchiude le emozioni più forti che emergono nel film: la voglia di lasciare la propria terra per raggiungere un luogo dove poter realizzare i propri sogni, nonostante le difficoltà iniziali e la nostalgia che ti accompagna. La produzione di New York Solo Andata e del singolo di Cristiano Cosa sono state supervisionate dal produttore esecutivo Simone D’Andria.