Nicolas Maupas, l’inarrestabile ascesa dell’enfant prodige della tv italiana

Incontro con l'attore italo-francese che ha conquistato il pubblico con Mare Fuori e Un Professore

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È un periodo particolarmente intenso per Nicolas Maupas. L’attore, classe ’98, vanta già un curriculum gonfio di successi: «Sono stati tre anni di fuoco, ma sono riuscito a realizzare molti miei sogni», commenta lui. Un successo trasversale, nato con due fiori all’occhiello della tv di Stato: Mare Fuori prima, Un professore poi, e consolidato su Netflix. L’enfant prodige della TV italiana è anche riuscito a non farsi ingabbiare in un unico ruolo, grazie anche ai suggerimenti del papà grafico e della mamma giornalista: «Sono giudici super attenti, mi danno ottimi consigli, mi hanno lasciato libero di scegliere. Il loro aiuto è stato fondamentale». Un percorso, quello della recitazione, che Maupas ha seguito senza pensare ad alternative o uscite di emergenza. «Non so se la recitazione sia la mia strada – rivela con franchezza – ma è la cosa che voglio fare ora, perché mi fa star bene. Mi piace raccontare storie. È una passione nata da piccolissimo».

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Lo scorso 10 febbraio l’attore italo-francese ha riabbracciato il pubblico nell’attesissima terza stagione di Mare Fuori, in cui interpreta Filippo Ferrari. E abbiamo visto il Chiattillo (questo il soprannome del suo personaggio) in fuga verso la libertà al fianco della sua Naditza. Ma i giorni alla Bonnie & Clyde sono pieni di ostacoli e la loro intesa viene messa alla prova. La serie intanto macina record di visualizzazioni, e si parla già di prolungare la storia fino alla sesta stagione. Non sappiamo però se Nicolas continuerà a far parte del cast: «A Filippo auguro di portare con sé questo “mare fuori”. Assicurare alle persone una scelta è un assaggio di libertà», risponde Maupas quando gli chiediamo di salutare Filippo come se dovesse dirgli addio. Al di là di quale sarà la “scadenza” del suo coinvolgimento nella serie, Nicolas avrà sempre un ricordo speciale di Napoli, che lo ha ospitato durante le riprese come una seconda casa: «È una città mistica, magica. È come vivere in un grande fiume, inizi a godertela quando ti lasci trascinare da questa corrente». Anche il 2023 è carico d’impegni: A metà febbraio ha riaperto il set di Un professore, attesissimo su Raiuno: «Sarà una stagione di novità, di cose inaspettate», si limita a dire. La speranza dei tanti fan della serie, con protagonisti Alessandro Gassmann e Claudia Pandolfi, è di vedere Simone e Manuel finalmente insieme.

Tra un ciak e l’altro, Nicolas ha anche calcato il palco dell’Ariston con altri protagonisti di Mare Fuori, invitati da Amadeus al Festival di Sanremo dove hanno intonato ‘O mar for, la sigla diventata inno di libertà. L’ennesima consacrazione, per un attore che gli addetti ai lavori definiscono tra i più promettenti del panorama tv.

Se il Filippo di Mare fuori, la cui esistenza si è capovolta appena varcate le porte del carcere, gli ha insegnato che nella vita bisogna essere pronti ad adattarsi per non soccombere, il Simone di Un Professore lo ha ispirato ad avere più coraggio, perché essere coraggiosi è tra i segreti della felicità. E per Nicolas la felicità è ora, perché continua a raccogliere i frutti del lavoro sul set non solo in termini di opportunità professionali ma soprattutto di passionalità e calore che i fan gli dimostrano, fermandolo per strada o riempiendolo di regali (il migliore che riceve? le caramelle, che gli danno «la giusta carica di zuccheri per affrontare i grandi eventi»). Fanatico di Harry Potter, si riconoscerebbe come Grifondoro se non fosse troppo “mainstream”, e confessa di avere un’attrazione per i Serpeverde. Se si parla di serie tv, invece, non nasconde il debole per l’universo di Breaking Bad e i suoi spinoff. Ci consiglia anche la sensibilità di Normal People, il teatrale Fleabag o il cinico After Life, titoli che confermano la passione dell’attore per il proprio mestiere, e la capacità di riconoscere progetti di alto livello. Che all’artista e al ragazzo Maupas, guarda caso, non sfuggono.

>> Intervista contenuta a pagina 95 del numero di Ciak marzo