Non riattaccare, Barbara Ronchi e Claudio Santamaria: «una lunga notte per ricominciare a vivere»

Intervista dal Torino Film Festival al regista e ai protagonisti del film in concorso

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Manfredi Lucibello, Barbara Ronchi e Claudio Santamaria

Una donna alla guida, la voce di un uomo e una notte per salvargli la vita. È stato presentato oggi Non riattaccare, unico titolo italiano in Concorso al 41esimo Torino Film Festival. Il film, diretto da Manfredi Lucibello, che vede la sorprendente interpretazione in solo di Barbara Ronchi, coadiuvata dalla voce di Claudio Santamaria, sarà al cinema a primavera con I Wonder Pictures.

L’ispirazione

Ispirato all’omonimo romanzo di Alessandra Montrucchio, Non riattaccare è una sintesi tra Una voce umana (1948) di Roberto Rossellini, Locke e The Guilty, un road movie teso e al tempo stesso profondamente interiore. Non sono molti i film che si cimentano nell’impresa di realizzare un intero racconto in tempo reale seguendo l’agire di un unico personaggi in modo quasi esclusivo, il regista Manfredi Lucibello ha scelto però proprio questo formato per la creatività che il fatto di avere dei limiti riesce a suscitare.

Non riattaccare, trama

Nel cuore di una delle tante notti anonime della quarantena il telefono di Irene squilla. Lei sa che la conversazione potrebbe rivelarsi dolorosa e molesta e cerca di chiudere, ma Pietro, la persona dall’altra parte, la richiama, qualcosa non va nella sua voce, le sue parole sono terribilmente confuse e sembrano preludere ad una tragedia. A Irene non resta che mettersi in viaggio, in una città spettrale, nella speranza di arrivare in tempo e senza mai riattaccare.

“È la lunga notte di una donna che da tempo è ferma e quella telefonata risveglia qualcosa in lei, in quel momento lei ricomincia a vivere”, Barbara Ronchi.

Barbara Ronchi e Claudio Santamaria, insieme da lontano

Non riattaccare si fonda quasi interamente sull’interpretazione di Barbara Ronchi, ma, come lei stessa tiene a sottolineare, il suo non è un monologo, al contrario ciò che non vediamo sullo schermo in realtà l’ha aiutata a ricostruire le emozioni, le sensazioni, i pensieri e le azioni che lei restituisce nelle scene del film. “La sensazione è quella di vedere un’attrice sola per più di 90 minuti, in realtà non mi sono mai sentita meno sola come durante le riprese di questo film“, racconta Ronchi, che aggiunge: “Io spero che gli spettatori vedano tanta Irene, perché io vedo tanta Barbara“.

Anche Claudio Santamaria, che ha dato la voce al suo interlocutore a telefono per tutta la durata della pellicola, sottolinea quanto sia stato importante per lui recitare anche fisicamente le sue battute in fase di registrazione. “Sono stato abbastanza libero nel doppiare, potevo muovermi e c’era bisogno che il dolore, il tormento, la sofferenza di Pietro riuscissero a bucare l’etere. A fine doppiaggio ero in lacrime, devastato, ma è stato molto stimolante“, spiega Santamaria.

Ronchi e Santamaria non si sono quasi mai incontrati per le riprese eppure la sintonia tra i due è stata presente sin dall’inizio, soprattutto per quanto riguarda la modalità di approccio ad un film in cui si fondono noir, azione e romanticismo in un’unica, lunghissima e intensa telefonata ad alta tensione, durante una disperata corsa in auto sulle strade deserte nei giorni del lock down.

Guarda qui l’intervista a Manfredi Lucibello, Barbara Ronchi e Claudio Santamaria per Non riattaccare