Arriva finalmente nei cinema italiani Il Maestro Giardiniere, ultimo film di Paul Schrader, presentato a Venezia 2022, quando il regista e sceneggiatore ricevette un meritato Leone alla Carriere. Lo abbiamo incontrato
Non sono in molti a poter vantare un curriculum cinematografico come quello di Paul Schrader, dai film scritti per Martin Scorsese, Taxi Driver, Toro scatenato, L’ultima tentazione di Cristo e Al di là della vita, alle sue regie, storie di uomini in cerca di espiazione, tormentati, a cui si pone di fronte una seconda possibilità. L’American Gigolò di Richard Gere, il drug dealer Willem Dafoe de Lo spacciatore, padre e figlio James Coburn e Nick Nolte nel bellissimo Affliction, fino al prete che ha perso la fede, Ethan Hawke in First Reformed e il suo ultimo nato, Il maestro giardiniere, interpretato da Joel Edgerton, che arriva oggi nelle sale italiane distribuito da Movies Inspired. Narvel Roth cura il bellissimo giardino della tenuta di una ricca vedova (Sigourney Weaver) nel sud degli Stati Uniti. Non ha fatto sempre questo, il quieto Narvel. Ha un passato e cè una ragione se la sua vita scorre tra la serra, il capanno degli attrezzi, una cena con la padrona di casa. Finché non arriva la di lei nipote (Quintessa Swindell), frutto di un matrimonio mai accettato dalla nonna, soprattutto con un colore della pelle non accettabile per una conservatrice donna del sud. La affida a Narvel, e a quel punto il passato torna a galla.
ll maestro giardiniere è stato presentato alla Mostra del cinema di Venezia del 2022. Paul Schrader ha un rapporto molto stretto con la Biennale Cinema, molti suoi film sono venuti in Laguna e l’edizione 79 è stata l’occasione per Alberto Barbera per consegnare a uno dei grandi autori del cinema americano degli ultimi 50 anni un sacrosanto Leone d’oro alla carriera. Per noi è stata l’occasione per incontrarlo e conversare di cinema con lui.
Mr. Schrader, quindi non abbiamo scampo, siamo tutti peccatori e tutti dobbiamo perdonarci per qualcosa? Perché il senso di colpa è così radicato nel suo cinema?
Sono stato cresciuto in un modo ben preciso, secondo i dettami della chiesa calvinista riformata olandese, frequentandovi tutte le scuole e anche un po’ di seminario. Che dire, si nasce colpevoli. Questo è quanto. E poi lo si diventa sempre di più, e la storia della nostra vita. E non c’è niente che si possa fare. Ricordo che da giovane mi è stato insegnato che quanto di meglio farò nella vita sarà comunque uno straccio sporco agli occhi del Signore. Sono stato educato in questo modo, una dottrina ancora più severa di quella cattolica e di tutte le sue stronzate simboliche. E così, sai, ci pensi di continuo. E anche quando cresci e capisci che non è con il senso di colpa che dovresti vivere la tua vita, lo senti ancora e inizi a chiederti: come posso perdonarmi? Ok, allora non credo in Dio, quindi non ho bisogno che mi perdoni. Ma per questo mi sento in colpa.
Parliamo dei suoi personaggi. Si dice che siano tutti diverse declinazioni di Travis Bickle, il protagonista di Taxi Driver, ed è in parte vero. Personalmente, però, li considero tutti complementari tra loro, alcuni più di altri. Narvel si integra perfettamente con il John Le Tour de Lo spacciatore per esempio.
È vero, la differenza è che Narvel non deve andare in prigione, può vivere come marito e moglie nel suo giardino.
Un giardino dell’Eden?
Quasi. Cè l’uomo, la giovane Maya in realtà è sia la donna che il serpente, ma alla fine arrivano dove dovevano e volevano. La canzone che il mio amico Devonté Hynes ha scritto per il film dice «Non voglio mai lasciare questo mondo senza averti detto ti amo». Per molti, molti anni per me è stato l’opposto, non voglio mai lasciare questo mondo senza dire vaffanculo. Forse sono cambiato.
This image released by Magnolia Pictures shows Joel Edgerton in a scene from “Master Gardener.” (Magnolia Pictures via AP)
Il giardiniere ha scelto di avere un nome ebraico. Anche questo fa parte del percorso di redenzione.
Sì, anche se il nome di battesimo, Narvel, è molto particolare, l’ho sentito solo una volta nella mia vita, si chiamava cosi un cantante country degli anni ’50, un nome antico associato a un cognome stereotipicamente ebraico. Credo che mi funzionasse la combinazione, è quello che cerco di fare sempre, come Travis Bickle, John Le Tour, metto insieme parole che creano un’immaginario.
Nomi che i suoi attori si portano appresso per tutta la carriera. Oscar Isaac, Robert De Niro, Ethan Hawke, Joel Edgerton, Willem Dafoe, Richard Gere: cosa hanno in comune?
Penso che abbiano tutti una fisicità particolare. Sono in grado di stare fermi e darti la loro vita interiore, mentre attorno c’è una tempesta, che li colpisce con vento e pioggia, e rami spezzati, e sono tutte le storie che ho raccontato attorno a loro. Quando la tempesta si sarà calmata, loro staranno ancora lì, dopo avere dato tutto quello che avevano.